Liti e sfuriate in sala operatoria: "Ecco perché la tensione cresce, sbagliato speculare"

Due chirurghi, il primario e il suo aiuto, raccontano come il lavoro "è cambiato" e oggi la professione "vive una crisi di vocazione". Ma non si deve "strumentalizzare" chi sbaglia

Angelo Serao (sx) e James Casella (dx) in sala operatoria
Angelo Serao (sx) e James Casella (dx) in sala operatoria
25 giugno 2025 | 17.37
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Un video rubato in sala operatoria - uscito sui media - con gli insulti di un chirurgo alla sua assistente, come accaduto al Policlinico Tor Vergata di Roma, "è una pessima strumentalizzazione e una speculazione di un qualcosa - senza giustificare toni e parole - che però accade spesso durante un'operazione. Chi ha visto il video e si è indignato per le parole usate dal collega deve sapere che lo stato d'animo di ogni chirurgo che ha interventi complessi può essere diverso, ma non tutti siamo così. Però registrare il collega durante il suo lavoro non è stato bello ed è anche vietato. Io stesso ho vissuto momenti simili in passato, ma tutto finisce in sala operatoria e si chiarisce con il collega, l'assistente o lo specializzando. Ho vissuto il periodo dei baroni universitari e posso assicurare che era peggio di oggi, i medici giovani erano anche cacciati in malo modo, ti potevi beccare una sfuriata per nulla e le colleghe erano trattate male. C'erano poche possibilità di emergere. Oggi la situazione è molto cambiata, la mia équipe ha il 50% di colleghe chirurghe under 40, bravissime, e che hanno la massima libertà". A parlare con l'Adnkronos Salute è Angelo Serao, direttore Uoc Chirurgia generale dell'ospedale dei Castelli e direttore del Dipartimento Area chirurgica dell'Asl Roma 6.

Se il punto di vista del direttore Serao è quello di un chirurgo esperto e con tanti anni di carriera alle spalle, su quello che accade in sala operatoria parla anche il suo aiuto, James Casella, dirigente medico di Chirurgia generale dell'ospedale dei Castelli. "Oggi siamo sempre meno, in pochi scelgono la Chirurgia generale come specializzazione perché aumentano gli ostacoli, dal contenzioso medico legale alle difficoltà di carriera - ammette - Quello accaduto a Tor Vergata è capitato anche a me, non giustifico il collega ma ho subito in modo costruttivo e mai distruttivo. Le persone che ho incontrato, dai primari ai colleghi, mi hanno sempre insegnato qualcosa e in nessun caso si sono comportati in modo scorretto. Tanto meno hanno registrato. C'è tanta responsabilità - sottolinea - nel fare ogni giorno questo mestiere, nel decidere in pochi secondi se togliere o meno un tumore. Il paziente è nelle tue mani e lo devi salvare, sempre".

Entrambi i professionisti ci tengono a rimarcare che non c'è nessuna volontà di difendere il collega messo sotto accusa dopo il video, ma "se mettiamo in qualsiasi ambiente di lavoro una telecamera nascosta cosa verrebbe registrato?", chiedono. La chirurgia in Italia "vive una crisi di vocazione - conclude Casella - andiamo avanti per la passione e l'amore per questo lavoro, per aiutare i pazienti e i colleghi. E' questo che ci spinge, un giorno è positivo e uno è negativo come spesso mi ripete Serao, ma si migliora sempre. Ora dispiace che questo episodio possa incrinare l'immagine della sanità pubblica, ma spero che i cittadini capiscano e non smettano di fidarsi".

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