Cortina 1956, il fuoco olimpico tra storia e leggenda

Settant'anni dopo i Giochi che segnarono l'Italia del dopoguerra, il saggio di Andrea Goldstein racconta l'Olimpiade della "Dolce Vita", tra sport, diplomazia e modernità

Cortina 1956, il fuoco olimpico tra storia e leggenda
13 novembre 2025 | 11.35
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Settant'anni dopo Cortina 1956, la fiamma olimpica torna tra le Dolomiti con Milano Cortina 2026. E così arriva in libreria per Rubbettino il nuovo saggio di Andrea Goldstein, "Cortina 1956. Un'Olimpiade tra Guerra fredda e Dolce vita", che riporta alla memoria quell'evento che ha segnato l’Italia del dopoguerra, tra sport, politica internazionale e mondanità.

Nel gennaio del 1956, Cortina d'Ampezzo ospitò i VII Giochi olimpici invernali, un evento che sarebbe rimasto nella storia. Fu la prima edizione trasmessa in diretta televisiva internazionale grazie all'Eurovisione, aprendo al pubblico europeo le porte delle Dolomiti. Fu anche la prima Olimpiade in cui una donna, Giuliana Chenal-Minuzzo, pronunciò il giuramento olimpico, segnando una tappa importante per le donne nello sport e che vide l'Unione Sovietica competere, primeggiando nel medagliere.

Nel suo saggio, Goldstein intreccia le storie di quegli anni, rivelando il ruolo cruciale del Coni e delle istituzioni, il coinvolgimento di imprese come Olivetti e Fiat, e come le Olimpiadi diventarono una potente occasione diplomatica. La narrazione è arricchita da immagini iconiche, tra cui il trionfo del campione austriaco Toni Sailer, che con la sua storica tripletta d'oro nello sci alpino diventò il primo grande divo degli sport invernali.

Non solo trionfi però, Cortina 1956 fu anche l’edizione in cui il più noto sciatore italiano, Zeno Colò, non poté partecipare. Campione olimpico nel 1952, Colò fu squalificato per aver prestato il suo nome a una linea di attrezzature da sci, violando le rigide regole del dilettantismo olimpico. La sua esclusione, seppur amara, simboleggiò l'epoca di transizione che stava avvenendo, in cui le sponsorizzazioni e l'interesse commerciale stavano facendo breccia nello sport, modificando le regole e la struttura dell’intero movimento olimpico.

Un ruolo centrale lo giocano anche le storie mondane: Cortina fu il palcoscenico di un'Italia che voleva mostrarsi elegante, moderna, seducente. Gli alberghi, i dopocena, gli spettacoli e gli ospiti celebri contribuirono a creare l'atmosfera della "Dolce Vita" prima ancora che questa fosse iconizzata dal regista Federico Fellini.

Tra le presenze più attese, quella delle dive del cinema italiano. I giornali di allora fantasticarono per settimane sulla possibilità di vedere insieme Sophia Loren e Gina Lollobrigida, mai così lontane e al contempo così unite nella competizione mediatica. Ma mentre la Loren frequentò con discrezione la località, catturando l'attenzione delle cronache con la sua eleganza, Gina Lollobrigida scelse di modificare i propri piani e, alla fine, cancellò del tutto la sua trasferta a Cortina. I rotocalchi dell'epoca, non senza ironia, parlarono delle "bellezze nazionali a rate, per evitare spiacevoli incontri". Una rivalità che, seppur alimentata anche dalla stampa, rifletteva un'Italia divisa tra icone, proprio mentre stava plasmando un nuovo immaginario popolare.

Nel frattempo, nell'area dei salotti eleganti come il celebre Monkey o gli hotel Miramonti, Cristallo e Savoia, il Quartetto Cetra, Silvio Gigli, Alighiero Noschese e Mike Bongiorno animavano serate che fondevano sport, spettacolo e una mondanità che avrebbe fatto scuola. In un contesto in cui Cortina si affermava come capitale della neve, ma anche del costume italiano, le Olimpiadi si imposero come un evento di portata culturale, capace di ridefinire lo stesso concetto di sport-spettacolo.

L'evento olimpico divenne anche il teatro di un'importante trasformazione mediatica. I giornalisti, come Gianni Brera, fecero la loro parte nel creare una nuova narrazione dello sport, dando vita al primo "racconto visivo" della montagna e degli atleti, che catturò l'immaginario collettivo. La televisione, nonostante le difficoltà tecniche, portò il mondo a casa e contribuì a costruire un'immagine globale della "Cortina olimpica".

Le Olimpiadi di Cortina 1956 furono il palcoscenico di un'Italia che stava cambiando, alle prese con una rapida urbanizzazione e con il consumo del territorio. Mentre la città si trasformava per ospitare l'evento, le sfide sociali ed economiche restavano sullo sfondo. Cortina divenne simbolo di una nazione che affrontava la sfida di una nuova fama, pronta a entrare nel mondo moderno, ma con difficoltà a mantenere intatta la propria identità. Goldstein non si limita a raccontare solo l'aspetto sportivo: il suo libro è una riflessione sullo spirito di un'epoca, sull'abilità dell'Italia di uscire dalle ceneri della guerra e di presentarsi al mondo con una nuova veste, fatta di innovazione, glamour e passione per lo sport. In un contesto internazionale segnato dalla Guerra fredda, le Olimpiadi di Cortina diventarono un banco di prova per la nazione, che stava ricostruendo la propria immagine sia a livello interno che all'estero. (di Paolo Martini)

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