
Torna alla luce 'The Bovadium Fragments', esce nel Regno Unito il 9 ottobre
Un'inedita opera satirica dello scrittore britannico J.R.R. Tolkien (1892-1973), una feroce critica all'industrializzazione e alla crescente dipendenza dalle automobili, vedrà la luce giovedì 9 ottobre. Si tratta di 'The Bovadium Fragments', una breve storia scritta tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60, che esce postuma grazie alla casa editrice HarperCollins e sarà pubblicata per la prima volta nel Regno Unito in edizione cartonata. Negli Stati Uniti, invece, sarà distribuita da William Morrow a partire dal 18 novembre.
Dopo decenni di silenzio, questa singolare "fantasia satirica" viene alla luce grazie al lavoro di curatela del figlio dell'autore, Christopher Tolkien, recentemente scomparso. Il volume sarà arricchito da illustrazioni originali di J.R.R. Tolkien e da un saggio introduttivo firmato da Richard Ovenden, 'The Origin of Bovadium', che contestualizza storicamente e culturalmente la genesi dell'opera.
Ambientata in una Oxford trasfigurata e ribattezzata 'Bovadium', la narrazione prende di mira le trasformazioni urbane che hanno stravolto la città negli anni del dopoguerra. Tolkien, allora professore a Merton College, osservava con crescente inquietudine l'espansione dell'industria automobilistica, incarnata nella figura demoniaca del "Daemon of Vaccipratum", una trasparente allusione a Lord Nuffield e agli stabilimenti automobilistici di Cowley.
Descritto da HarperCollins come "un resoconto satirico delle conseguenze del culto della macchina", 'The Bovadium Fragments' si presenta come un'opera leggera nella forma, ma carica di significati profondi e decisamente attuali. Come spiega anche il curatore Richard Ovenden: "Tolkien era profondamente turbato dai cambiamenti imposti dall'industria automobilistica alla sua città, e questo sentimento traspare chiaramente".
Benché noto soprattutto per 'Il Signore degli Anelli' e il vasto universo della Terra di Mezzo, Tolkien ha spesso lasciato trasparire nelle sue opere un'avversione per l'industrializzazione e una profonda venerazione per la natura. Temi che ritornano, sotto altra veste, anche in questa nuova pubblicazione. 'The Bovadium Fragments', pur non appartenendo all'universo di Arda, è una testimonianza ulteriore della poliedricità dell'autore e della sua capacità di usare la fantasia come strumento di critica sociale.
Humphrey Carpenter, nella biografia ufficiale di Tolkien, aveva già accennato all'esistenza del manoscritto, descrivendolo come "una parabola della distruzione di Oxford a causa dei motori, che bloccano le strade, soffocano gli abitanti e infine esplodono". Clyde S. Kilby, stretto collaboratore di Tolkien, spiegò invece perché il testo non fu pubblicato all'epoca: "Conteneva elementi che lo rendevano impubblicabile: un uso piuttosto abbondante del latino e una vena giocosa che rischiava di oscurare i suoi messaggi più profondi".
'The Bovadium Fragments' rappresenta l'ultima opera curata da Christopher Tolkien, che per decenni ha dedicato la sua vita a ordinare, revisionare e pubblicare i manoscritti lasciati dal padre. In questa storia, si intrecciano ironia accademica, amarezza ecologica e l'elegante erudizione tipica dello scrittore oxoniense. Tolkien si diverte a parodiare le pomposità degli archeologi e le "brutture delle stoviglie da mensa universitaria", ma allo stesso tempo lancia un grido d'allarme che, oggi più che mai, suona attuale.
L'opera, arricchita dai disegni dello stesso autore, si configura come una sorta di "codicillo testamentario" nella produzione letteraria tolkieniana. Una voce diversa, ma coerente. Un piccolo gioiello di satira e malinconia, che ci invita a riflettere, ancora una volta, sul prezzo del progresso e sulla fragilità del mondo naturale. (di Paolo Martini)