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Diffamazione, scrittore Cappellani: "Meloni-Saviano? 'Legislazione é sbagliata"

Diffamazione, scrittore Cappellani:
30 novembre 2022 | 19.28
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"Come ogni persona che si esprime attraverso la tastiera o la penna e che ogni tanto viene invitato in pubblico a parlare di faccende pubbliche, non posso non interessarmi alla querelle Meloni-Saviano, alla conseguente difesa di Saviano da parte della Murgia, e dal titolo che Dagospia ha scelto per commentare il tutto: i titoli di Dago sono capolavori, insieme di sintesi e di espressione di un punto di vista". Lo afferma lo scrittore catanese Ottavio Cappellani.

"Punto di vista - aggiunge in uno lungo post su Facebook- che riassumo così: la Murgia ha difeso Saviano sbagliando oggetto della difesa, lo ha difeso dalla querela della Meloni quando il punto è la nostra legislazione". "Come non essere d’accordo: la legge è uguale per tutti (amici e avversari) e, a volte - evidenzia lo scrittore- può essere, equamente, sbagliata. Secondo il nostro codice penale (art. 599) ‘Non è punibile chi ha commesso alcuno dei fatti preveduti nell’art. 595 nello stato d’ira determinato da un fatto ingiusto altrui, e subito dopo di esso’. Sembrerebbe - osserva Cappellani- una disposizione giuridica perfetta: non sempre abbiamo il tempo di pensare a quale siano le azioni ‘legittime’ da mettere in atto per reagire a un’offesa che ci tocca nel profondo e spesso, essendo umani, reagiamo d’istinto".

"In casi come questi - sottolinea Cappellani- parliamo di una reazione istintiva che si realizza a parole e attraverso le parole: nessuno sta picchiando nessuno. Bene. Ma come dovrebbero fare i nostri poveri avvocati e i nostri poveri giudici a capire quando la rabbia e l’ira e l’offesa e la consapevolezza di avere subito un’ingiustizia come essere umano siano in grado di cancellare la punibilità di un reato di diffamazione?" "Se io - rileva ancora lo scrittore etneo- reagisco insultando una persona che, con le sue parole, mi ha procurato danno e offesa e umiliazione come persona e come essere umano, sono colpevole o no? Se una persona sostiene pubblicamente che io sono un malfattore, quando non lo sono, la cosa è configurabile come un’offesa capace di procurarmi ira? E se io dico che i nazisti sono ‘teste di minchia’ mi pone nella posizione di essere querelabile da parte di un appartenente a una formazione neonazista?".

Per Cappellani "si tratta di giudicare gli esseri umani e le loro emozioni per espressioni verbali alla fine di poco conto: magistrati e avvocati che operano nell’ambito del diritto penale hanno cose ben più serie delle quali occuparsi". "Adesso, Lei, caro Premier - scrive Cappellani nel suo lungo post- con la sua querela nei confronti di Saviano sta chiamando i magistrati a pronunciarsi su una questione capitale: può un essere umano, di fronte a una bambina annegata, perdere le staffe e pronunciare parole che, in generale, lo pongono dalla parte del torto, ma che, nella fattispecie, sono giustificabili in quanto essere umano?". "Lei, signor Premier, sta chiamando la magistratura a esprimersi sull’animo umano - continua Cappellani- e su quanto sia in grado di sopportare prima di sbottare.Siamo di fronte a una questione che mette in discussione dalle fondamenta una legge a mio avviso sbagliata. Possono, caso per caso, giudici e avvocati,ripeto, per una questione infine di poco conto, mettersi lì a scandagliare l’animo e la sensibilità di un essere umano?"

"In quanto Premier, Lei, dovrebbe essere cosciente di una tale stortura. Ma agendo come sta agendo - precisa ancora lo scrittore catanese- sembra, e ripeto ‘sembra’ che Lei, al posto di avere a cuore la civiltà di un paese abbia a cuore mettere la ‘mordicchia’. Conosco più persone che hanno querelato consapevoli di essere dalla parte del torto che persone che hanno querelato essendo dalla parte della ragione; di più: solitamente, chi è dalla parte della ragione sbotta, urla, insulta e così facendo passa dalla parte del torto facendo un favore a esseri minuscoli nell'animo. La calma è la virtù dei furbetti, non dei giganti".

Secondo Cappellani inoltre, "ha torto la Murgia a non mettere in discussione la legge sulla libertà di espressione, ma non ha torto quando dice che, come Premier, Lei dovrebbe porsi alcune domande sull’opportunità della sua querela. Una querela - prosegue Cappellani- può mettere fine a una carriera, e per questo, e giustamente, la politica si è sempre difesa grazie all’istituto della richiesta a procedere". "La stessa discriminante dello ‘stato d’ira’ e dell'immediatezza del ‘subito dopo’, non è che si capisca bene: dopo quanto tempo che si è subito un torto una persona si calma? - di domanda Cappellani- Io sono ancora furioso per torti subiti alle scuole elementari: si chiamano ‘traumi’ proprio per questo motivo. Vedere una bambina migrante morta annegata è un trauma? O sta dicendo che chi si traumatizza di fronte a una bambina morta annegata merita una denuncia? Non credo". "Per questo - conclude lo scrittore catanese Cappellani- La invito, Signor Premier, a prestare la Sua attenzione all’attuale legislazione. Legislazione probabilmente sbagliata secondo la quale Lei ha denunciato Saviano. P.S. Nessuno potrà mai accusarmi di essere partigiano per la Murgia o per Saviano, riderei io, riderebbero loro".

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