Il sindacato Fim-Cisl attacca la petizione su Leonardo: "allibiti, siamo su Scherzi a parte"

La petizione chiede la "riconversione" della produzione nel sito di Grottaglie. Il sindacato: "i promotori avevano sottoscritto gli accordi"

Il sindacato Fim-Cisl attacca la petizione su Leonardo:
23 ottobre 2025 | 18.48
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La notizia non è (solo) la rapidità con cui la petizione “Non in mio nome, non con il mio lavoro” si è diffusa online, ma la risposta, durissima, con cui la Fim-Cisl ha preso posizione contro l’iniziativa promossa da un piccolo gruppo (su “Repubblica Bari” si parla di “cinque, sei persone”) di dipendenti dello stabilimento Leonardo di Grottaglie. In un comunicato diffuso nei giorni scorsi, il sindacato della multinazionale della difesa e dell’aerospazio dice di essere “allibito” di fronte alla richiesta di riconversione delle attività militari e ironizza: "Siamo su Scherzi a Parte?", accusando i promotori di "buttarla in caciara" su un tema delicatissimo e ricordando che proprio quelle stesse organizzazioni avevano sottoscritto accordi unitari per diversificare il sito, accolto nuove attività e visto positivamente l’accorpamento sotto la Direzione Aeronautica. Il testo arriva fino a un affondo: per chi non si riconosce nell’azienda "vi è sempre l’alternativa di abbandonare la nave… e andare a coltivare tulipani in un campo".

La Fim-Cisl precisa però una cornice netta: "condanna di TUTTI i conflitti", giudizio "positivo" sulla tregua tra Israele e Palestina perché "dà speranza alla popolazione palestinese", partecipazione alla Marcia Perugia-Assisi del 12 ottobre e alla "Maratona per la Pace" che confluirà in un’assemblea nazionale il 15 novembre; inoltre, una raccolta fondi per la Croce Rossa Italiana e un appello a Governo e Commissione europea a lavorare "con autorevolezza e fermezza" per i processi di pace e il rispetto del diritto internazionale.

Sul fronte opposto, la petizione sul sito Change.org - indirizzata ai vertici dell'azienda e delle istituzioni italiane ed europee - chiede lo stop "immediato" delle forniture belliche di Leonardo a Israele, denunciando che il gruppo, "con il benestare del Governo italiano", manterrebbe "solidi rapporti commerciali e di cooperazione militare" con Tel Aviv. Il tutto mentre l’ad di Leonardo Roberto Cingolani in un’intervista al “Corriere della Sera” uscita il 30 settembre, dunque diversi giorni prima della pubblicazione petizione, aveva precisato che dallo scoppio della guerra a Gaza “non è più stata autorizzata nessuna licenza di esportazione verso Israele” e che gli accordi in essere riguardano "due contratti di manutenzione per elicotteri e aeroplani da addestramento non armati per piloti che prendono il brevetto".

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