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Gismondo: "Nuova ondata non certa"

07 luglio 2020 | 17.35
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L'esperta: "Prepariamoci senza panico". E sottolinea: "Non siamo l'Italia di febbraio, con pandemia emersi interessi economici non chiari e crisi enti internazionali"

(Foto Fotogramma/Ipa)
(Foto Fotogramma/Ipa)

"Non possiamo dire se ci sarà una nuova ondata" di Covid-19, "ma possiamo immaginare che non sarà mai più come a marzo e aprile perché ora siamo più preparati, conosciamo meglio il virus, abbiamo armi terapeutiche. Non siamo più l'Italia di febbraio 2020". E' l'analisi di Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano.

La virologa, che in questi giorni debutta nelle librerie con 'Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi' (editore La nave di Teseo), sottolinea l'importanza di fare tesoro dell'eredità lasciata dall'emergenza vissuta. "Nell'era post Covid-19 nulla sarà come prima - spiega all'Adnkronos Salute - Il mio invito è: prepariamoci, senza panico, per la stagione influenzale, quando ci troveremo davanti a persone con sintomi e dovremo distinguere se si tratta di Covid oppure no. Per allora dovremo avere in casa test che in meno di un'ora ci dicono se è influenza o Sars-Cov-2, e danno un responso per diversi agenti respiratori. Oppure rischiamo di intasare di nuovo i pronto soccorso e, se c'è un positivo, si creeranno focolai".

Gismondo, che con la sua attività scientifica è stata in prima linea contro la Sars, guarda alla pandemia di Covid-19 e spiega in cosa, a suo avviso, si è rivelata profondamente differente rispetto ad altre pandemie recenti. Prima di tutto, per l'esperta, l'emergenza nuovo coronavirus ha fatto emergere "interessi economici non chiari in movimento, ombre" e ha messo in luce "l'attuale crisi delle istituzioni internazionali. Ne abbiamo tante - Oms, Onu e molte altre - ma non hanno potere verso gli Stati membri, tutto ciò che viene detto rimane un puro consiglio di comportamento che si traduce spesso in niente".

Oggi, ragiona Gismondo, "in un mondo che cambia precipitosamente, con la globalizzazione che porta a sfide mai avute, dobbiamo pretendere che vengano riviste le istituzioni internazionali perché diventino qualcosa di concreto, un cappello sovrastante le nazioni che dia la sicurezza di regole da rispettare tutti. Se tutti questi organi avessero lavorato davvero, non ci saremmo trovati impreparati a livello globale. Basti pensare che i comitati antipandemici non si riuniscono dal 2009. Noi avremmo bisogno di molta più Oms, nel senso di un'Organizzazione mondiale della sanità più chiara e autorevole".

In generale, "tante ombre non si sono ancora dissipate". Molto è accaduto, continua l'esperta, "perché è difficile che i politici investano in un futuro che non si sa se si verificherà mai. In realtà questo non ce lo possiamo permettere più, perché il pericolo di pandemie sarà sempre più frequente, con la globalizzazione e il clima che cambia. Se prima l'intervallo di tempo era di 30 anni ora è di 10. Dobbiamo prendere la lezione dura del coronavirus e trasformarla in opportunità per migliorare il futuro".

Durante questa emergenza, racconta Gismondo, "ho visto sponsorizzazioni e flussi di denaro pazzeschi di cui non sappiamo niente, senza controllo, maxi investimenti in vaccini e terapie di cui ancora non sappiamo niente. E' un po' scioccante per chi in tempi normali è abituato a fare i conti con la difficoltà di trovare fondi per la ricerca".

"Io sono rimasta colpita - ammette la virologa - e va detto che sono abituata a disordini a livello sanitario, a misure prese che non hanno a che vedere con la salute della gente. Il dimagrimento della sanità negli ultimi 10 anni è stato allucinante, eravamo quasi senza terapie intensive" nei giorni clou della pandemia. "Non me l'aspettavo una cosa così. Nessuno aveva idea che avremmo potuto vivere questo tipo di situazione e ancora questa esplosione così è in parte non spiegabile".

Quello che è certo, sottolinea Gismondo, è che "non è facile affrontare una pandemia, nessun uomo politico si augurerebbe di doversi trovare a gestire qualcosa di simile. Confusione ce n'è stata tanta, è vero, e qualche errore si poteva evitare - come ad esempio non far fare autopsie, con le quali avremmo conosciuto prima e meglio la patologia - ma è facile vederlo col senno di poi. C'è stato il problema delle mascherine e dell'infodemia diffusa. La gente è stata disorientata da indicazioni contrastanti. Questo non si può fare". Le diverse politiche sui tamponi "fanno parte del caos. Una sanità spezzettata in tante regioni può avere un suo senso, ma in pandemia la strategia sia condivisa. Adesso vedo confusione sulla sierologia con test anche di qualità ma usati per scopi errati a mio avviso".

Guardando al presente, "dobbiamo capire ancora tanto - dice Gismondo - e avere i numeri veri per analizzare cosa è stato veramente Covid-19". E' stato diverso "senz'altro l'approccio alla comunicazione, mai così frenetica e folle. Ho visto voglia di panico ed è stata la prima volta. Ora però bisogna guardare avanti. Va bene proteggere la popolazione, ma in questa fase in cui i contagiati perlopiù non sono malati cerchiamo di lavorare, l'economia è a terra, rischiamo una strage di suicidi quando saranno sbloccati i licenziamenti a settembre-ottobre. Stiamo attenti a tracciare, circoscrivere i focolai, ma come controllo sanitario. La gente lasciamola lavorare, diamole tranquillità".

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