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Coronavirus, epidemiologo Nicolucci: "Per 4 mln diabetici rischi raddoppiano"

26 novembre 2020 | 17.08
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(Fotogramma)
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"La mortalità da Covid-19 fra i diabetici è doppia, così come è doppio il rischio di contrarre il virus nelle forme più gravi, perché le persone con tale patologia, in particolare gli anziani, hanno altre complicanze e condizioni che aggravano lo stato di fragilità. Durante il primo periodo di chiusura totale, per questi pazienti le prestazioni specialistiche e con il proprio medico curante sono state ridotte drasticamente per evitare loro il rischio di contrarre il virus. Risultato? I pazienti hanno abbassato la guardia, mangiato in eccesso e ridotto l’attività motoria. Ma la malattia non va in lockdown, anzi. Il diabete è un fattore di rischio e se il diabete è mal controllato la patologia si aggrava e il rischio è ancora più alto di contrarre il virus nelle forme più gravi. Ecco perché occorre implementare i sistemi offerti dalla telemedicina, un’arma potentissima per curare anche a distanza circa 4 milioni di persone che in Italia convivono con il diabete. Nel 2019 mediamente in un mese venivano effettuate più di 216.000 visite diabetologiche specialistiche ai pazienti affetti da diabete di tipo 2 e che, a causa della pandemia, sono state ridotte del 90%; nel trimestre di lockdown si stima ne siano saltate più di 580.000, di cui 20.000 prime visite. Grazie alla telemedicina, soprattutto nella sua forma di tele-monitoraggio, l’inerzia terapeutica potrebbe essere arginata". Ne è convinto Antonio Nicolucci, direttore di Coresearch Srl, nonché membro del Centro studi e ricerche dell'Associazione medici diabetologi, alla vigilia di un ciclo di sessioni per diabetologici (in modalità webinar) focalizzati sulla cultura digitale e come essa può migliorare la gestione del diabete, organizzata dalla Digital Diabetes Academy, quest’ultima realizzata da Novo Nordisk in partnership con 24 ore Business School.

Il corso si articola in due mezze giornate: il 30 novembre (opportunità, benefici e implicazioni della telemedicina) e il 9 dicembre (focus sugli strumenti digitali a disposizione del personale medico: social network, app e strumenti di digital Healthcare).

Nel nostro Paese oltre circa 4 milioni sono le persone con diabete e si stima che un altro milione abbia la malattia senza saperlo. "Purtroppo, in questi casi la diagnosi viene fatta in maniera tardiva - afferma Nicolucci - quando compaiono le complicanze. Tra le più comuni: infarto ictus, vasculopatia degli arti inferiori, ulcere, amputazioni degli arti inferiori, complicanze retinico-oculari, insufficienza renale cronica e dialisi. La telemedicina è molto importante per questi pazienti perché le persone con diabete si confrontano già da molto tempo con le tecnologie. E l’emergenza Coronavirus ha costretto anche la sanità a confrontarsi con il social distancing e ha spinto alla modernizzazione dei processi di cura e gestione del paziente".

Un aspetto chiave dalla gestione del diabete è la misurazione a domicilio dei valori glicemici. "Al paziente - ricorda Nicolucci - viene chiesto di misurare nel proprio domicilio la glicemia con frequenza regolare (a digiuno e dopo i pasti) attraverso un piccolo apparecchio, il glucometro. Questa pratica è importante per procedere con aggiustamenti della terapia, per dare consigli al paziente su come muoversi, su quale attività fisica deve fare, quale alimentazione deve seguire. Tutti questi valori registrati dai glucometri possono essere anche trasmessi a distanza, tutto ciò permette alla persona con diabete di essere seguita da remoto dal diabetologo anche nei lunghi intervalli fra le visite in presenza, generalmente 2-3 in un anno presso una struttura specialistica".

Prima dell’arrivo della pandemia i dati contenuti e memorizzati all’interno del glucometro venivano scaricati e letti dallo specialista in occasione della visita presso il centro di diabetologi. “Non erano frequentissimi – spiega il direttore di Coresearch Srl - i casi in cui si procedeva alla trasmissione dei dati da remoto, con una telemedicina vera e propria. C’era questa potenzialità ma è stata sempre poco utilizzata e sfruttata, se non in maniera episodica. Il motivo? Le prestazioni a distanza non erano riconosciute come prestazioni con un tariffario".

Sull’onda dell’emergenza Coronoravirus, però, il balzo verso il digitale anche nell’ambito della diabetologia è stato importante, spinto dalla necessità di mantenere costante il monitoraggio dei pazienti e dall’esigenza di ridurre il rischio di contagi da Covid-19. Che però presenta ancora dei limiti. “I circa 750 Centri di diabetologia presenti Italia – ricorda Nicolucci - si sono attrezzati per contattare da remoto i propri pazienti. Chi ha potuto lo ha fatto con strumenti di trasmissione dei dati della glicemia da remoto, direttamente nella cartella clinica informatica. Tuttavia, non abbiamo dati che ci permettono di capire quanti facciano uso di queste potenzialità. Poi c’è il rovescio della medaglia: la digitalizzazione è un problema per i pazienti diabetici anziani, due terzi dei malati sono over 65. Queste persone, con un livello più basso di scolarità, non hanno la stessa familiarità con le tecnologie che possono avere i più giovani. Di conseguenza c’è il rischio che queste persone fragili, con maggiore difficoltà di accesso alle tecnologie, siano anche le più a rischio Covid".

"Sia chiaro, la telemedicina - prosegue - è un aiuto ma non è la panacea di tutti i mali: non può raggiungere tutti, non tutti sono in grado di sfruttarla e anche le strutture diabetologiche non sono attrezzate in maniera tale per gestire in telemedicina una quota sostanziale o la totalità dei pazienti con diabete. Alcune Regioni durante il periodo lockdown hanno assegnato a queste prestazioni di telemedicina un codice che equivale a quello di una visita in presenza e quindi hanno riconosciuto questo sistema come un sistema formale di erogazione dell’assistenza con una remunerazione. Non ci sono, però, Regioni virtuose. Di telemedicina si parla da anni, sono stati sperimentati diversi sistemi che dimostrano che la sanità digitale funziona. In nessuna Regione, però, è parte integrante dei percorsi assistenziali per le persone con cronicità, se ne fa solo un utilizzo episodico". Da qui, la necessità dei due meeting online organizzati da Digital Diabetes Academy.

“Saranno un’occasione per fare il punto – conclude Nicolucci - e mettere ordine a ciò che viene classificato come telemedicina, che prevede la trasmissione di dati e informazioni in totale sicurezza e nel rispetto della privacy, un flusso di informazioni che viene registrato con un atto formale e che finiscono dalla casa del paziente alla cartella clinica di diabetologia. Tutto ciò che passa per sms, telefonate non registrate o messaggi WhatsApp, tecnologie utili per mantenere la continuità di rapporto con il paziente, invece, può essere utilizzato tenendo presente che hanno dei limiti perché non sono in senso stretto telemedicina. La telemedicina ha declinazioni diverse, si parla di televisita, teleconsulto e telesalute. Tutte hanno in comune delle modalità standardizzate di invio e ricezione dei dati in modo che tutto sia tracciabile e sicuro. Gli incontri servono per discutere in maniera molto chiara su quali sono le potenzialità del sistema di telemedicina e soprattutto per sgomberare il campo da un equivoco di fondo: i detrattori da sempre sostengono che la telemedicina sia un surrogato del rapporto medico-paziente e che finisca per snaturare la cura. Invece è un utile complemento per garantire continuità negli intervalli fra le visite”.

E sulla popolazione anziana con plurimorbilità in continua crescita, Nicolucci non ha dubbi: “Muoiono di Covid nella stragrande maggioranza dei casi le persone con più patologie croniche. Ma se non si interviene sulle cronicità, queste hanno ricadute negative sulla prognosi delle persone che rischiano di morire non solo di Covid, ma anche delle patologie trascurate”.

Il Board scientifico che ha partecipato alla realizzazione di questo progetto è composto da: Prof. Agostino Consoli, Professore ordinario di endocrinologia presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio di Chieti-Pescara; Dott.ssa Ilaria Dicembrini, Diabetologa all’AOU Careggi di Firenze; Andrea Fortuna, Partner PwC - Healthcare, Pharmaceuticals & Life sciences ; Prof. Antonio Nicolucci, Direttore di Coresearch srl; Dott. Basilio Pintaudi, Diabetologo all’Azienda Ospedaliera Niguarda Ca’ Granda, Milano.

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