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Governo Draghi, tra conferme e new entry è corsa ai sottosegretari

Parola alle forze politiche ma ancora non è definito lo schema, ci sarà una quota Draghi?

(Fotogramma)
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15 febbraio 2021 | 20.25
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Il governo Draghi non ha ancora ottenuto la fiducia del Parlamento e già è partita la corsa ai sottosegretari e viceministri. Sui tempi si parla del fine settimana o al massimo primi della prossima. Raccontano che Dario Franceschini avrebbe sottolineato nel primo Cdm con Draghi l'esigenza difare presto per far ripartire subito i lavori in commissione. Ma sulla composizione, al momento, sono più i rumors e i desiderata che le certezze. Diversamente dalla composizione della squadra di governo, per viceministri e sottosegretari ci sarà più spazio per le indicazioni dei partiti. Ma le stesse forze politiche, a quanto si apprende, non hanno ancora chiaro quale sarà lo schema. I posti a disposizione meno di 40 e a seconda dello schema di gioco le cose cambiano. Ci sarà o no una quota Draghi? Qualche personalità di fiducia del premier in ministeri chiave? Oppure sarà un 'sottogoverno' tutto politico? E poi con quali pesi? Ci sarà una distribuzione secondo il metodo Cencelli? Domande che attraversano la forze politiche alle quali ancora non c'è una risposta definitiva. Di certo, in uno schema di maggioranza allargata chi vedrà ridotte le postazioni - per far spazio a Lega, Forza Italia e anche 'cespugli' centristi - sono ovviamente i partiti della ex-maggioranza giallorossa: M5S e Pd.

Per dire, se fosse rispettato il criterio del peso parlamentare, i dem vedrebbero sfoltita la delegazione di 'sottogoverno' che nel Conte 2 contava ben 17 tra sottosegretari e viceministri. Un'eventualità che complica le cose visto che nel Pd la partita si intreccia anche con la rivolta delle donne dem dopo la nomina dei 3 ministri uomini nonché punti di riferimenti rispettive componenti del partito. Nicola Zingaretti ha promesso di 'rimediare' nel completamento della squadra di governo. Ma l'impresa appunto si prospetta non semplicissima tra riequilibrio di genere, necessità di confermare qualche uscente e magari meno posti a disposizione. Nel Conte 2 le donne dem nel 'sottogoverno' erano 7 e tra queste 2 viceministro. Le uscenti potrebbero essere riconfermate: Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Marina Sereni (Esteri), Alessia Morani (Mise), Francesca Puglisi (Lavoro) Anna Ascani (Scuola), Lorenza Bonaccorsi (Cultura) e Sandra Zampa (Salute). Alcune 'promosse' e magari ottenere deleghe non ancora assegnate come quella della Sport. Qualche altro innesto femminile potrebbe esserci. Magari Roberta Pinotti o Debora Serracchiani, anche se non è escluso che quest'ultima (già vicepresidente dell'assemblea dem) possa prendere il posto di Andrea Orlando come vicesegretaria del Pd. Incarico che Cecilia D'Elia, presidente della conferenza delle donne dem, ha chiesto venga rimesso in discussione visto il passaggio di Orlando al governo e dato ad una donna.

Poi ci sono alcune caselle che i dem potrebbero avere interesse a confermare come Antonio Misiani all'Economia (a maggior ragione ora che il Mef è guidato dal tecnico Franco) o Matteo Mauri all'Interno. Sul Viminale soffia il vento leghista e togliere Mauri - tra gli artefici del nuovo decreto immigrazione, quello che ha cancellato i decreti Salvini - potrebbe essere visto come un 'cedimento' al leader del Carroccio, si fa notare. Se invece dovesse prevelare il tema del riequilibrio di genere, dopo il caso dei ministri uomini, per il Mef si fa il nome di Marianna Madia. Un possibile avvicendamento potrebbe esserci alla Giustizia e si fa il nome di Valeria Valente che non solo è donna, ma è anche campana. In un governo a trazione nordista, potrebbe esserci maggiore spazio per rappresentanti del Sud nella squadra del sottogoverno. Tuttavia anche nel caso del ministero di via Arenula resta comunque in pole l’uscente sottosegretario Andrea Giorgis, assai stimato e vicino ad Andrea Orlando. Sembra infine difficile che il Pd possa tenere l'editoria che nel Conte 2 era competenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Andrea Martella.

Nel M5S la partita del 'sotto governo' si intreccia con quella interna al partito, sull'orlo della scissione. Il rischio che le nomine possano agitare ancor più le acque del Movimento preoccupa i vertici, ma subito dopo la fiducia delle Camere si dovrà procedere, quindi la questione non è rinviabile. Tra le caselle più importanti, c'è quella al ministero dell'Economia, che vede in pole Laura Caselli, che in questo caso metterebbe a segno la sua terza conferma. Ma una posizione che fa gola ai pentastellati è anche quella da sottosegretario o viceministro al super dicastero 'green' voluto da Beppe Grillo: per la figura da affiancare a Roberto Cingolani - nome suggerito a Draghi dallo stesso fondatore del M5S- tutti gli indizi portano a Stefano Buffagni, volto storico del Movimento e vicino a tutti i nomi che contano. Le fibrillazioni interne al M5S, con gli attivisti siciliani sul piede di guerra e la richiesta agli eletti sull'isola di non votare la fiducia a Draghi, potrebbero far avanzare la nomina dell'ex viceministro Giancarlo Cancelleri, che potrebbe essere confermato ai Trasporti ma che potrebbe spostarsi anche al dicastero del Sud, con un peso specifico di gran lunga minore. All'Interno potrebbe essere confermato Carlo Sibilia, mentre l'attuale capo politico Vito Crimi potrebbe spostarsi in via Arenula, al dicastero della Giustizia che fu di Alfonso Bonafede. Pierpaolo Sileri potrebbe restare con Roberto Speranza alla Salute, per la Scuola 'scalpita', stando almeno ai rumors interni, Luigi Gallo, ma potrebbe spuntarla anche l'ex sottosegretario alla Cultura nel primo governo Conte Gianluca Vacca. Il vice capogruppo al Senato Andrea Cioffi, tra i riottosi al governo Draghi, potrebbe andare al ministero dello Sviluppo economico guidato da Giancarlo Giorgetti, anche nel tentativo disperato di frenare il dissenso interno. Non è da escludere poi qualche new entry: tra i nomi che rimbalzano c'è quello di Luca Carabetta, giovane deputato tra i nomi indicati da Capital tra gli under 40 più impegnati per un futuro migliore. Per lui potrebbe aprirsi uno spazio al ministero dell'Innovazione tecnologica e la transizione digitale capitanato da Vittorio Colao.

Ma passiamo alle new entry di governo. A parte Lega e Fi, ritornate in maggioranza con la formula dell'unità nazionale (tranne Fdi, rimasta all'opposizione), potrebbe esserci un incarico anche per un rappresentante dei cosiddetti 'piccoli' della coalizione guidata da Matteo Salvini, ovvero le forze centriste Udc, Noi per l'Italia e Cambiamo di Giovanni Toti. Raccontano che dovrebbe valere la regola secondo la quale i partiti che nei ministeri avevano due rappresentanti di sottogoverno, dovranno cederne uno ai nuovi partner Lega e Forza Italia, appunto. Per ora girano solo indiscrezioni e non è escluso che Draghi, come per la lista dei ministri, imporrà la massima riservatezza sulle trattative in corso.

Intanto nella Lega, c'è chi, pungolato dalla stampa, è già uscito allo scoperto, come il deputato Claudio Durigon, coordinatore del Lazio ("Non so se farò il sottosegretario e sarei onorato di poter stare in questo governo") e chi si è subito tirato fuori, preferendo conservare il ruolo assegnatogli dal partito, come Gian Marco Centinaio: "Io con Draghi? No grazie, continuo a dare una mano al partito come capo Dipartimento per l'Agricoltura e il Turismo". Secondo gli ultimi rumors, papabile per l'upgrade sarebbe, tra gli altri, il senatore Stefano Candiani, ex coordinatore del partito in Sicilia (per lui si parla del Viminale), che sarebbe favorito rispetto a Nicola Molteni, che ha già ricoperto quel ruolo. In campo per un posto di sottosegretario con le neo ministra azzurra del Sud, Mara Carfagna, il senatore Guglielmo Pepe, attuale capo del Dipartimento per il Sud della Lega. Lucia Borgonzoni, invece, potrebbe tornare ai Beni culturali con Dario Franceschini. Per Giulia Bongiorno qualcuno ipotizza l'arrivo a Largo Arenula come viceministro del Guardagilli tecnico, Marta Cartabia.

In casa Fi c'è fermento. Tanti i pretendenti che vorrebbero entrare al governo. Qualcuno si autocandida, qualcun altro fa finta di nulla ma sotto sotto spera nella promozione. Di certo, Antonio Tajani, fresco coordinatore nazionale unico, avrà l'arduo compito di non scontentare nessuno: in primis gli toccherà 'ricompensare' i senatori azzurri che si sono sentiti penalizzati da Draghi che ha pescato i tre ministri forzisti alla Camera, Carfagna-Gelmini-Brunetta. Il senatore Francesco Battistoni, commissario regionale nelle Marche, vicino a Tajani, viene indicato come papabile sottosegretario o viceministro all'Agricoltura, mentre circola il nome del deputato Andrea Mandelli, fedelissimo di Silvio Berlusconi (era una presenza fissa agli incontri a Villa Gernetto con il mondo dell'imprenditoria e delle libere professioni) e presidente dell'Ordine nazionale dei farmacisti, per un incarico al ministero della Salute. Per un sottosegretariato allo Sport, sarebbero tre in lizza tre deputati: Cosimo Sibilia, presidente della Lega dilettanti; lo schermidore olimpico Marco Marin; il presidente della Fin, Paolo Barelli. Papabile come sottosegretario alla Giustizia ci sarebbe il deputato e responsabile Giustizia e Affari costituzionali di Forza Italia Francesco Paolo Sisto.

Per quanto riguarda Italia Viva 'cenerentola' nei pesi della squadra di governo ("Si sono vendicati così...", dicono parlando degli ex-alleati del Conte 2), i renziani si aspettano almeno 2 o 3 posti nel sottogoverno. E nei desiderata ci sarebbero i ministeri economici. Con Luigi Marattin in pole che però è già presidente della Finanze alla Camera. Per la Giustizia si fanno i nomi di Gennaro Migliore e Lucia Annibali. Per le politiche agricole il siciliano Francesco Scoma che 'libererebbe' un posto da segretario d'aula. Resta alla vicepresidenza della Camera, Ettore Rosato. Leu potrebbe puntare alla riconferma di Cecilia Guerra al Mef.

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