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Jobs Act: sindacati bocciano i decreti, la precarietà resta

“Il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà”, evidenzia la Cgil. Il leader della Cisl Furlan: "Serviva più coraggio". Il segretario Uil Barbagallo: "Non è la direzione giusta"

Jobs Act: sindacati bocciano i decreti, la precarietà resta
20 febbraio 2015 | 18.36
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I sindacati, seppure con sfumature diverse, bocciano sostanzialmente i decreti del Jobs Act approvati dal Cdm. Netta la posizione della Cgil. “Il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà”, commenta a caldo il sindacato di Corso d'Italia. “Il contratto a tutele crescenti è la modifica strutturale del tempo indeterminato che ora prevede, nel caso di licenziamento illegittimo o collettivo, che l'azienda possa licenziare liberamente pagando un misero indennizzo”, sintetizza la Cgil.

Parla di "un primo intervento solo parziale" il leader della Cisl Anna Maria Furlan: "avremmo voluto un atteggiamento più coraggioso del Governo sulla effettiva abolizione delle forme di precarietà dei giovani", aggiunge. Secondo il numero del sindacato di Via Po, "è chiaro che bisognerà leggere attentamente i testi prima di dare un giudizio completo sui provvedimenti del Governo" dice Furlan, "ma l’esultanza del Presidente del Consiglio è assolutamente ingiustificata perché con queste norme cambierà poco e niente".

Critico anche il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo. "Quello che il Governo ha fatto in materia di lavoro non va nella direzione giusta. Bisognava eliminare tutti i contratti di precarietà". Invece, aggiunge, "sono rimasti quelli a tempo determinato a 36 mesi senza causale e hanno esteso la possibilità di ricorrere ai voucher".

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