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Comunicato stampa

Sondaggio Quaeris per Italypost. Il 37% delle 15.000 imprese Best Performer vede il 2024 in positivo

30 ottobre 2023 | 11.55
LETTURA: 3 minuti

30 ottobre 2023. La società di ricerca specializzata in sondaggi demoscopici e ricerche di marketing ha interrogato le imprese Best Performer selezionate da ItalyPost e L’Economia del Corriere sulle loro prospettive per l'anno prossimo. Nel 2024 la maggioranza degli intervistati prevede stabilità (43,7%) o una crescita (37,2%) rispetto all'anno corrente. In generale, le imprese ritengono di crescere più dei mercati di riferimento per il quale prevedono stabilità (53%), contenuta crescita (18%) o sensibile decrescita (29%). Il 90% prevede di svilupparsi con una crescita organica, solo il 10% intende fare acquisizioni

Qui in allegato la presentazione del sondaggio con tutte le tabelle e i grafici

Ombre sul 2024? Sì, certo. Le difficoltà sono evidenti. Ma dopo il biennio d’oro 2021 e 2022 che le ha viste crescere mediamente del 20% per cento mantenendo sostanzialmente stabilità sui margini in percentuale (e vedendoli quindi crescere in valori assoluti), le 15.000 imprese Best Performer di 10 province e di altre 5 regioni tra le più industrializzate d’Italia sembrano tutt’altro che pessimiste sul 2024.

Sono questi gli esiti di un sondaggio realizzato da Quaeris, società di ricerca specializzata in sondaggi demoscopici e ricerche di marketing, per ItalyPost e L’Economia del Corriere della Sera in occasione del tour “Le 1.000 Best performer” che si è aperto ieri sera a Treviso e che vedrà nei prossimi giorni toccare Brescia, poi Reggio Emilia, Modena, Monza e Brianza, Vicenza, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Bologna, Pesaro, Verona, Rovereto, Padova, Bergamo, Novara. Si tratta di un tour di premiazione delle migliori 1.000 imprese di ognuno di questi territori, selezionate secondo stringenti criteri di bilancio oltre che societari.

Di fronte alla domanda su quali condizioni si prevedono per il prossimo anno, le imprese intervistate rispondono, prevalentemente, crescita o stabilità. Poco più di un’azienda su 10 (15,2%) prevede una decrescita per l’anno futuro, ed ancora più residuale è la percentuale di chi ipotizza azioni più drastiche, come la vendita dell’azienda (3,9%). La gran maggioranza degli intervistati prevede stabilità (43,7%), poco meno invece prevede una crescita (37,2%) rispetto all’anno corrente. La crescita attesa è compresa per la maggioranza assoluta degli intervistati (63,3%), tra l’1 ed il 10%. In generale, ed è questo un dato interessante, le aziende intervistate confidano di performare meglio rispetto al proprio mercato di riferimento, per il quale prevedono soprattutto stabilità (53%), una contenuta crescita (18%) ed una sensibile decrescita (29%).

Ma un altro aspetto meritevole di approfondimento è relativo alle modalità con cui le imprese prevedono di crescere. Quasi il 90% dichiara di pensare ad una modalità di crescita organica, attraverso l’utilizzo di risorse proprie. Solo un’azienda su 10 (11,1%) pensa anche alla possibilità di crescere per acquisizioni. Tra chi opterà per la crescita organica, il 69,6% prevede di finanziarla con proprie risorse interne. Un quarto (24,4%) pensa di dover ricorrere a finanziamenti bancari. Residuale il ricorso a Fondi di investimento (3,8%) e tramite la Borsa (2,2%).

Fra gli altri aspetti indagati dal sondaggio c’è l’impatto dell’inflazione, che per il 92,4% delle imprese è significativo. Viene gestito prevalentemente attraverso due azioni congiunte: lo scarico dei costi sul cliente e la riduzione dei margini (50,5%). Viene poi dichiarato la esclusiva modalità di scarico dei costi sul cliente (26,2%) e la esclusiva riduzione dei margini (15,7%). La riduzione dei margini più praticata è compresa tra l’1 ed il 3% (39%). Questo mentre anche il costo del lavoro è cresciuto per il 70,1% degli intervistati, e solo un residuale 3,9% dichiara un calo, a fronte di un 26% che lo dichiara stabile. Tra le aziende che hanno verificato un aumento del costo del lavoro, la metà segnala un aumento compreso tra 10% e 15%. Un altro tema caldo è quello del reperimento del personale: per il 60% delle aziende i lavoratori si trovano, ma con difficoltà, mentre il 34% non ne trova proprio.

Maria Gaia Fusilli

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