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In 9 anni bonificato solo il 20% dell'area della Valle del Sacco, molteplici le criticità

In 9 anni bonificato solo il 20% dell'area della Valle del Sacco, molteplici le criticità
28 febbraio 2014 | 16.56
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In 9 anni è stato bonificato solo il 20% dell'area della Valle del Sacco. A fare un bilancio dell'emergenza ambientale e sanitaria, scattata nel 2005, del territorio laziale è Alberto Valleriani, presidente Rete tutela Valle del Sacco. Le criticità di questa zona, spiega Valleriani all'Adnkronos, “sono molteplici ma quella più importante è determinata dall'interramento dei fusti tossici fatto dalle aziende del comprensorio industriale di quest'area e in quella più distante a circa 2,5 Km”. Diversi anni fa, infatti, “quando tutto era possibile, all'interno delle aziende venivano predisposti dei luoghi dove ammassare gli scarti di lavorazione”.

Purtroppo, “è difficile stabilire che tipo di rifiuto veniva interrato ma erano tre i settori industriali: chimico, bellico e ferroviario”. Gli scarti di lavorazione di queste aziende, dunque, “erano molteplici e di varia natura, anche di amianto”. Le conseguenze di questa cattiva abitudine hanno innescato nel tempo un vera e propria bomba ambientale, visto che non era stata predisposta la protezione delle falde e dei terreni.

Il primo atto ufficiale che riguarda lo sversamento dei rifiuti "risale addirittura al 1955 e si denunciava lo sversamento di materiale chimico nel fiume Sacco". La prima indagine della procura, però, risale al 1993 e "certifica chiaramente che Colleferro è un'area molto critica e può indurre a criticità anche tutto l'asse del fiume Sacco". Indagine che si conclude "con la condanna a 4 mesi e 15 giorni di uno degli ingegneri dall'area industriale".

Da quel momento in poi, "il vuoto assoluto. Nessuno si è più occupato di Colleferro". L'allarme ufficiale è poi scattato nel 2005 con la presenza degli isomeri di esacloracicloesano rilevata nel latte degli allevatori che ha portato "all'abbattimento di circa 6700 capi di bestiame". La produzione agricola, dunque, "è stata messa in ginocchio. Per il danno gli agricoltori sono stati risarciti ma restano le difficoltà nel rimettere in sesto tutto il comparto".

Inoltre, "i prodotti della Valle del Sacco risultano più complicati da vendere e le aziende del latte comprano il latte proveniente da quest'area a costi molto esigui che non permettono agli allevatori di sostenersi". Ma oltre al danno ambientale ed economico, anche la salute ne paga le conseguenze. In quest'area, infatti, “c'è stata anche una contaminazione biologica degli abitanti” afferma Valleriani.

Nella prima indagine epidemiologica, “su 246 persone 137 sono risultate contaminate, ossia il 55% della popolazione”. La seconda indagine ha ampliato il campione e ha analizzato “circa 6-700 persone che, oltre a riconfermare la percentuale dei contaminati, ha cercato di stabilire anche dei nessi tra la sostanza e alcune patologie tra cui quelle relative alle ghiandole surrenali, alla fertilità femminile e al sistema cognitivo e quindi al sistema nervoso centrale”.

Quanto allo stato di avanzamento dei lavori di bonifica, il presidente della Rete tutela Valle del Sacco riferisce che "dall'ultima relazione dell'ufficio commissariale, ossia il soggetto attuatore delle operazioni di bonifica, che risale ad ottobre 2012 la bonifica è certificata solo al 20%". Insomma si procede a rilento ma a preoccupare ancora di più i cittadini è il declassamento del sito. "Con la legge 134 del 2012 - spiega Valleriani - il ministero dell'Ambiente ha modificato la legge 152 del 2006 e propone un'azione ricognitiva dei siti di interesse nazionale".

Azione ricognitiva che "induce, con un semplice foglio e un comma, a decidere se il sito deve rimanere di interesse nazionale o declassificato". Attualmente "dei 57 siti nazionali ne rimangono 39 e 18 sono stati declassificati" tra cui la Valle del Sacco. I cittadini di quest'area, aggiunge Valleriani, "chiedono innanzitutto che non si fermino le operazioni di bonifica perché quello che è avvenuto in passato non si deve più ripetere. Chiediamo quindi l'intervento immediato della Regione e l'avvio di una riqualificazione della Valle del Sacco".

Per Valleriani, "è importante garantire un futuro a quest'area. Bisogna mettere in campo risorse ed energie, utilizzare fondi europei, e portare avanti iniziative di sensibilizzazione e informazione della cittadinanza". Questo perché un'opera di riqualificazione di un territorio passa necessariamente dalla partecipazione diretta dei cittadini.

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