Difendere i più deboli dall’estremismo: l’allarme dall’Unhrc 60

Cosa si è detto a margine della 60ª sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra

Unhrc 60
Unhrc 60
02 ottobre 2025 | 12.41
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L’instabilità che attraversa la regione indo-mediterranea – dalle guerre in Yemen e Somalia fino a Siria e Pakistan – continua a colpire soprattutto i più vulnerabili: donne e bambini. Un fenomeno che, come emerso in un evento collaterale alla 60ª sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, non rimane confinato ai Paesi in guerra ma si riflette anche sulle società europee, tra radicalizzazione, antisemitismo e terrorismo.

Il nodo indo-mediterraneo

«L’Indo-Mediterraneo è la regione geopolitica chiave per il commercio e il trasporto delle merci, ma anche la più colpita dalle guerre circostanti», ha spiegato Vas Shenoy, presidente di Glocal Cities. Richiamando l’anniversario degli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre, Shenoy ha sottolineato come «il terrorismo sia interconnesso: dall’Iran al Libano, dallo Yemen alla Siria». Una rete che non risparmia l’Europa, dove «le stesse organizzazioni terroristiche raccolgono fondi, radicalizzano i giovani e pianificano attentati in India».

Un fenomeno globale

Himanshu Gulati, membro dello Storting norvegese, ha evidenziato la natura transnazionale della minaccia: «Il crescente estremismo islamico è una tendenza preoccupante sia in Asia meridionale che in Europa. I conflitti in Pakistan, Bangladesh, Siria e Yemen si riflettono sui diritti e sul futuro dei gruppi vulnerabili anche qui, soprattutto donne e bambini».

La catena della radicalizzazione parte da lontano: dall’indottrinamento dei minori nelle madrase del Bangladesh ai rapimenti di ragazze appartenenti a minoranze in Pakistan, fino alle restrizioni imposte dai Talebani in Afghanistan. Dinamiche che si riversano sulle periferie europee, alimentando nuove forme di oppressione e violenza.

L’allarme dall’Europa

Anna Maria Cisint, europarlamentare, ha avvertito: «Nei Paesi dove l’islam politico detiene il potere, i diritti fondamentali vengono sistematicamente negati: l’uguaglianza tra uomo e donna viene cancellata, le libertà politiche e civili compresse». Ma la minaccia non riguarda solo regimi lontani: «L’islam politico porta con sé anche la volontà di conquista in Europa, con l’obiettivo di minare le istituzioni democratiche e imporre i dettami della Sharia. I segni sono evidenti nelle nostre città, dove bambine e adolescenti vengono costrette a vivere dentro gabbie islamiche».

“Basta compiacenza”

Il monito più duro è arrivato da Erik Selle, attivista europeo per i diritti delle donne e dei bambini: «Non possiamo tollerare le gang di sfruttamento in Europa né estremisti che trattano le donne peggio degli animali in Bangladesh, Pakistan, Afghanistan o altrove. Non possiamo più accettare che élite, polizia e media barattino sicurezza e protezione con il multiculturalismo».

Una questione morale

Dal dibattito di Ginevra è emersa una convinzione condivisa: la lotta all’estremismo non è soltanto un tema di politica estera ma una responsabilità morale. Difendere i più deboli – donne, bambine, minoranze – deve essere il punto di partenza per chiunque creda nei diritti umani.

Ogni matrimonio forzato, ogni ragazza ridotta al silenzio, ogni bambino abusato rappresentano non solo una tragedia individuale, ma un banco di prova per la comunità internazionale. Ignorare questa realtà significa arrendersi ad essa.

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