Rapporti con Epstein, Starmer licenzia l'ambasciatore Gb in Usa Peter Mandelson

Il provvedimento segue la pubblicazione di un messaggio di sostegno che Mandelson inviò ad Epstein malgrado il finanziere rischiasse il carcere per reati sessuali

Peter Mandelson e Keir Starmer - Fotogramma /Ipa
Peter Mandelson e Keir Starmer - Fotogramma /Ipa
11 settembre 2025 | 12.54
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Peter Mandelson è stato licenziato dall'incarico di ambasciatore del Regno Unito negli Stati Uniti. Lo riferisce Sky News, precisando che la decisione presa dal primo ministro britannico, Keir Starmer, è legata ai rapporti tra il diplomatico e Jeffrey Epstein, il finanziere morto suicida nel 2019 in carcere a New York mentre attendeva il processo per traffico sessuale di minorenni.

Il provvedimento di Starmer segue la pubblicazione di un messaggio di sostegno che Mandelson inviò ad Epstein malgrado il finanziere rischiasse il carcere per reati sessuali. "Il mio migliore amico, un uomo intelligente e perspicace, paracadutato nella mia vita", lo definiva in una lettera contenuta nel libro degli auguri per il 50esimo compleanno di Jeffrey Epstein nel 2003 e pubblicato dai legislatori americani.

L'esistenza della lettera di Mandelson era stata segnalata per la prima volta dal Wall Street Journal a luglio, quando il giornale aveva pubblicato i dettagli del presunto biglietto di auguri.

Mandelson, 'il Principe' controverso tra jet set e peccati

Mandelson non ha mai disdegnato il jet set e neanche l'intrigo. E non ha neanche mai nascosto la sua benevolenza per i ricchi e il suo penchant per "l'oscurità" di cui era considerato, appunto, 'il Principe'. Un binomio ideale per frequentare Jeffrey Epstein, che lo chiamava affettuosamente "Petie" e che lui chiamava "my best pal" (il mio compagno migliore), una associazione che però gli è costata la carica di ambasciatore a Washington, che aveva da soli nove mesi, e la reputazione, fino alla prossima resurrezione.

Nel 1998, in un intervento a un incontro con i dirigenti delle imprese del settore tech, quando era ministro del Commercio con Tony Blair, riassumendo l'elasticità ideologica del laburismo di rito blairiano, aveva dichiarato: "siamo intensivamente rilassati con l'indecente arricchimento delle persone". "A patto che paghino le tasse", aveva aggiunto, per limare l'impatto della frase su un partito ancora operario.

Mandelson, 71 anni, insignito del titolo di Lord nel 2008, figura controversa e divisiva, era stato costretto a rassegnare due volte le dimissioni da un governo Blair. La prima volta in seguito a un prestito non dichiarato per l'acquisto di una casa nell'allora emergente quartiere londinese di Notting Hill e la seconda per essere intervenuto per accelerare la richiesta di passaporto del tycoon indiano Srichand Hindujao. La sua nomina ad ambasciatore a Washington da parte di Keir Starmer era stata accolta da critiche.

"Il mio progetto sarà completato quando il Partito laburista imparerà ad amare Peter Mandelson", aveva detto Blair, a oggi ancora non esaudito. La prima volta che Mandelson ha fatto il suo ingresso nello Studio Ovale della Casa Bianca, era stato accolto da Trump con un complimento sulla sua presenza fisica. Ed è poi riuscito a negoziare con gli Stati Uniti un ottimo affare sui dazi, il migliore di un Paese, con solo il dieci per cento di tasse sulle esportazioni negli Usa. Sua, pare, anche la sceneggiatura del grigio Starmer che, al suo arrivo alla Casa Bianca, ha estratto dal taschino l'invito al vanitoso immobiliarista alla Casa Bianca, da parte di Re Carlo, a visitare la Gran Bretagna.

Ha iniziato la sua carriera come produttore televisivo ed è poi passato a fare il direttore della comunicazione dell'allora leader del Labour Neil Kinnok, nel 1985, con cui ha iniziato a gettare le basi del New Labour. Nel 1992 ha aiutato Blair a conquistare la leadership del partito dopo la morte di John Smith nel 1994. Ministro per il commercio nel 1998 per soli cinque mesi, l'anno successivo ministro per l'Irlanda del Nord, carica che includeva la residenza al Castello di Hillsborough e che è stato costretto a lasciare, è poi stato eletto deputato nella circoscrizione di Hartlepool nel 2001, e si è dimesso tre anni dopo per diventare Commissario Ue per il commercio e diventare protagonista di una lite con l'allora Presidente francese Nicolas Sarkozy sui sussidi agli agricoltori francesi.

Tra i suoi 'peccati' anche quello di aver accettato un passaggio sull'aereo di Nat Rothschild e una crociera sullo yacht dell'oligarca russo Oleg Deripaska, beneficiario di tagli alle tariffe sull'alluminio varate da Mandelson, a Corfu nel 2008, anno in cui il rivale Gordon Brown lo chiamò al governo.

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