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"Io infermiere in prima linea Covid, vi racconto il mio incubo"

Il 29enne Federico Pecetta ricorda i suoi 15 mesi in trincea a Bergamo la città italiana più colpita dal pandemia

Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)
Immagine di repertorio (Fotogramma/Ipa)
23 giugno 2021 | 15.19
LETTURA: 1 minuti

Parla con il tono di voce di un veterano, ma Federico Pecetta ha solo 29 anni. Infermiere d'emergenza, ha lavorato nell'ospedale di Bergamo per sei anni all'ospedale Papa Giovanni e ora si è trasferito ad Arezzo per prendere servizio al Deu di San Donato. "Ero partito per fare un'esperienza di pochi mesi e ci sono rimasto sei anni. Una città bella e colleghi straordinari...fino al marzo 2020. Da allora è iniziato un incubo che è anche difficile da raccontare" dice ricordando i suoi 15 mesi in prima linea nella città più colpita dalla pandemia. “Non so neppure come ho fatto a non ammalarmi" racconta il giovane. "In quei giorni ricoveravamo anche 80 persone al giorno, decine di corse con l'ambulanza, e quando arrivavamo nelle case trovavamo persone già con sintomatologia grave che spesso dovevamo immediatamente ossigenare e ricoverare in terapia intensiva. Ero solo, vivevo solo e non incontravo nessuno. Nonostante ciò però la mia esperienza a Bergamo mi ha aiutato a reagire e ad essere pronto alle emergenze, a mettere da parte il dolore e la paura per curare, aiutare e sostenere i pazienti".

Il giovane professionista ha una laurea e due master in Emergenza e Area Critica conseguiti a Roma alla Sapienza e un altro alla Bicocca di Milano. "Ho scelto di fare l'infermiere di emergenza da giovanissimo. Per un problema di salute, infatti, sono stato soccorso e seguito dai sanitari dell'emergenza. Il loro modo di lavorare, la capacità di aiutare concretamente e velocemente le persone, l'empatia che trasmettevano mi ha talmente colpito che ho scelto quello che sarebbe stata la mia vita" conclude con un pizzico d'orgoglio.

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