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Cybersecurity: Pwc, in Israele un team in lotta contro incubo effetto domino

Cybersecurity: Pwc, in Israele un team in lotta contro incubo effetto domino
21 maggio 2019 | 16.26
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Beer Sheva, 21 mag.

(dall’inviato Massimo Germinario) - "E’ sul fronte dell’IoT, l’Internet delle cose, che possono arrivare le minacce più forti alla nostra cybersecurity. Possono nascondersi anche in un semplice giocattolo ‘connesso’. Io ad esempio ho chiesto ai miei tecnici di violare un dinosauro parlante con cui gioca mio figlio: con il software giusto sono riusciti a trasformarlo in uno strumento capace di ascoltare cosa succede intorno a lui e ritrasmetterlo a distanza". In realtà, Rafael Maman non è un hacker, ma il responsabile del Cybersecurity Experience Centre che Pwc ha realizzato nel deserto israeliano del Negev, a Beer Sheva, uno dei principali hub tecnologici dello Stato ebraico.

E’ il primo laboratorio al mondo in grado di simulare un intero ecosistema delle infrastrutture ‘sensibili’ e le conseguenze di un cyberattacco. “E’ come se avessimo ricreato in questo spazio un intero Stato” spiega all’Adnkronos Yanir Laubshtein, direttore della Global Cybersecurity Strategy di PWC Israel, mostrando i modellini di impianti fotovoltaici, ferrovie, catene di montaggio.

Qui si capisce come un cyber-attacco rischia di avere un ‘effetto domino’ sulle nostre società mettendo a rischio la vita delle persone”. Basta intervenire sul software che gestisce la distribuzione dell’elettricità, simulando un sovraccarico, per far scattare dei blocchi in grado di mettere i ginocchio i trasporti. Oppure - con i comandi giusti, o meglio, sbagliati - far impazzire un robot, bloccando una intera fabbrica”.

E’ già successo, spiega Laubshtein, in un grande impianto - di cui non può fare il nome- che per oltre sei ore ha visto le proprie catene di montaggio fuori uso dopo che i sistemi di automazione hanno smesso di rispondere ai loro programmi. La chiamano la danza dei robot’ perché improvvisamente i bracci meccanici smettono di eseguire i movimenti per cui sono stati programmati e iniziano ad agitarsi in ogni direzione".

“Quando succedono questi incidenti - sottolinea- il fattore tempo è essenziale. Finora di solito i tecnici si limitavano a far ripartire gli impianti, perché prevaleva un atteggiamento ‘conservatore’. Ora invece le aziende hanno preso coscienza delle minacce, che possono venire da terroristi, da Stati ostili ma anche da criminali che chiedono il pagamento di un riscatto”.

“Alcuni pagano, altri si rivolgono ai governi, altri ancora vengono da noi, che su questo fronte abbiamo 4.200 persone impegnate a livello globale, con diversi team che possono intervenire in tempi stretti. Come nel caso della grande fabbrica ‘bloccata’” aggiunge Laubshtein.

La location dell’Experience Centre a Beer Sheva - che in pochi anni si è trasformata in una delle ‘capitali’ del’Hi-tech israeliano - e’ comunque tutt’altro che casuale. Al piano superiore del palazzo che ospita il centro PWC si trova la National Cyber Directory di Israele, meta continua di delegazioni che vogliono studiare le strategie di sicurezza informatica sulle quali lo Stato ebraico è all’avanguardia mondiale. Un primato che- spiega Laubshtein - arriva da lontano : “In Israele abbiamo iniziato a identificare le minacce informatiche già dagli anni Settanta. Così oggi siamo già alla terza generazione di cyber-esperti”.

Un vantaggio fondamentale davanti ad attacchi sempre più raffinati e in grado - come testimonia l’intrusione di hacker (probabilmente russi) nel dicembre 2015 i Ucraina -di mettere in ginocchio la rete elettrica di intere regioni, lasciando al buio e al freddo milioni di persone.

“Tutte le cyber-minacce, come quelle al sistema finanziario, sono pericolose. Ma con l’energia - conclude l’esperto israeliano - si gioca con la vita delle persone. Per questo aiutiamo i nostri clienti, che sono grandi società ma anche governi europei, a costruire un ambiente sempre più sicuro. Certo, la prevenzione può fallire, ma davanti a criminali che possono comprare competenze sempre più raffinate bisogna essere più veloci ed esperti di loro”.

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