Albertini: il nuovo sindaco di Milano? 'Bozzetti può essere il gatto che mangia il topo e recuperare gap 10%'

L'ex sindaco parla delle prossime elezioni comunali e spiega perché il presidente di Fondazione Fiera Milano potrebbe essere la vincente del centrodestra

Foto di repertorio (Fotogramma/Ipa)
Foto di repertorio (Fotogramma/Ipa)
26 settembre 2025 | 15.27
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"Io sono d'accordo sull'idea, chiamiamola pragmatica, di Ignazio La Russa e Roberto Formigoni, i quali dicono che non gli importa del colore del gatto, basta che mangi il topo, cioè che l'importante è il risultato. Ma se è vero che, come sostiene il presidente del Senato, un candidato politico può essere più conosciuto di un candidato civico, è altrettanto vero che se troviamo, come penso che dovremmo trovare, un candidato civico bipartisan, attrattivo non solo per la nostra parte politica, ma anche per una parte di intermezzo, se non addirittura anche della sinistra moderata che non si riconosce nelle posizioni 'massimaliste' di Elly Schlein e Giuseppe Conte, le potenzialità di vincere sono molto più alte". A parlare è Gabriele Albertini, storico sindaco di Milano con il Polo delle Libertà per due mandati, dal 1997 al 2006, europarlamentare dal 2004 al 2013 e senatore fino al 2018. E all'Adnkronos lancia la sua idea di candidato ideale per il centrodestra alle prossime elezioni a sindaco del capoluogo all'ombra della Madonnina.

"Mi permetto di ricordare, in tutta modestia, che alle elezioni tra il primo e il secondo mandato, io presi 120 mila voti disgiunti di elettori di centrosinistra, tra cui Francesco Saverio Borrelli che l'ha addirittura dichiarato pubblicamente", esordisce Albertini. "La personalità e le caratteristiche del candidato non sono irrilevanti nella scelta che porta alla vittoria o alla sconfitta". Ed è in questo senso che, secondo l'ex sindaco, il nome sul quale puntare è quello di Giovanni Bozzetti, l'attuale presidente di Fondazione Fiera Milano: "Tra gli addetti ai lavori e chi lavora in economia, è già molto conosciuto; il grande bacino di elettori forse non lo conosce ancora abbastanza, ma lui ha grandi potenzialità per farsi apprezzare".

Bozzetti, sottolinea Albertini, "ha un connotato al tempo stesso civico e politico, perché ha fatto l'assessore con me e con Roberto Formigoni. Era un giovane brillante, leale, dalle qualità morali al top e dalle capacità eccellenti. Poi è uscito dalla dimensione politica e ha realizzato un'attività imprenditoriale dando vita ad una sua società. Ha rapporti con il mondo degli Emirati Arabi di tutto rispetto, è un uomo che in tutte le sue espressioni ha dimostrato grande abilità. Tutto ciò depone bene per lui, considerando che Milano è una città molto pragmatica e premia il merito del fare, di chi compie le cose e realizza i fatti. L'unico difetto che può avere è che c'è il sospetto che sia legato da un debito di riconoscenza, di reputazione, di relazioni personali, diciamo un insieme di contiguità, ovviamente tutte lecite e tutte positive, con Ignazio La Russa e rischia di essere interpretato come il suo avatar".

Di Bozzetti, continua Albertini, "posso dire tutto il bene possibile. Certo, La Russa ha una storia lunghissima, che vale 50 anni di appartenenza e ancora adesso, pur essendo presidente del Senato, quindi ha un ruolo che dovrebbe essere di garanzia, ha una sua visione molto connotata. In altri termini, il rischio è che possa fare il sindaco di Milano senza esporsi all'impietoso calvario del confronto che è la democrazia. Questo aspetto potrebbe forse penalizzare un po' Bozzetti, ma su questo solo lui potrà smentirmi".

La scelta di un nome vincente, per il centrodestra, in questo momento storico rappresenta un'opportunità da non perdere: "Osservando i numeri delle liste -sottolinea all'Adnkronos- il centrodestra ha un 10% di gap da recuperare con la sinistra moderata e non. E per colmare questa distanza ritengo che un candidato sindaco sconosciuto potrebbe non funzionare". Del resto "Michelangelo diceva che un blocco di marmo ha dentro di sé la statua e il compito dello scultore è quello di togliere ciò che non serve per farla emergere. La notorietà è il blocco di marmo; la popolarità è la statua".

Ecco, prosegue, "anche io quando sono stato eletto la prima volta ero uno sconosciuto, ma allora c'era Berlusconi e lui faceva la differenza. Oggi però non è più così". E allora, dovendo trovare altri nomi spendibili, "c'è sicuramente Ferruccio Resta, rettore del Politecnico, o Carlo Bonomi, ex presidente di Confindustria, ma anche Alessandro Spada, ex presidente di Assolombarda". Menzione a parte per Letizia Moratti: "Per lei potrebbe essere l'occasione per tornare in campo e puntare ad un secondo mandato. Certo, è un candidato politico, ma essendo già stata sindaco di Milano è in un'aura del tutto particolare". (Cristina Livoli)

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