Ex Ilva, sindacati rompono il tavolo. Palazzo Chigi: "Governo resta disponibile"

Rottura nella riunione di oggi. Esecutivo: "Confermiamo disponibilità a proseguire approfondimenti"

Ex Ilva - Fotogramma
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11 novembre 2025 | 22.34
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Si è concluso con un nulla di fatto la riunione, da oltre tre ore e mezza, riguardo l'ex Ilva andata in scena oggi, martedì 11 novembre tra governo e sindacati, con questi ultimi che hanno deciso di rompere il tavolo delle trattative. "Il governo esprime rammarico per il fatto che la proposta di proseguire il confronto sull’ex Ilva, anche relativamente agli aspetti tecnici emersi nel corso della discussione, non sia stata accettata dalle organizzazioni sindacali". Così in una nota di palazzo Chigi.

"L’esecutivo - aggiungono - conferma in ogni caso la disponibilità a proseguire l’approfondimento di tutti gli aspetti e anche dei rilievi più controversi, sollevati dalle stesse organizzazioni sindacali alle proposte avanzate dal governo per la gestione operativa dell’azienda in questa fase transizione".

I sindacati: "Da governo piano di chiusura, lo contrasteremo"

A spiegare la decisione dei sindacati è stato Michele De Palma, segretario generale della Fiom: “Il governo ha presentato un piano di chiusura con migliaia di lavoratori in cassa integrazione, senza sostegno finanziario per il rilancio e la decarbonizzazione. Quindi, abbiamo deciso unitariamente come Fiom, Fim e Uilm di andare dai lavoratori e spiegare loro che la scelta del governo, per quanto ci riguarda, è una scelta che contrasteremo con tutti gli strumenti possibili”, ha dichiarato uscendo dall’incontro sindacati-governo sull’ex Ilva.

“È impensabile che il fallimento della gestione che c’è stata fino ad oggi sia scaricato sui lavoratori dell’ex Ilva - ha aggiunto - Abbiamo chiesto al governo di ritirare il testo che c’è stato presentato e che preveda addirittura la chiusura delle cockerie. Il governo ha deciso di non ritirare il testo presentato e noi di andare dai lavoratori per discutere con loro questa proposta che per noi deve essere ritirata”.

“Abbiamo avuto, in questo incontro, la ‘sorpresa’: il governo vuole mettere in cassa integrazione fra tre giorni 1200 lavoratori, più altri 400 a gennaio, con la prospettiva di fermare un’attività, quella delle batterie delle cokerie. E non ci sono neanche le condizioni per trovare un nuovo acquirente. Sì è deciso di fare cassa con il lavoratori”, ha dichiarato Ferdinando Uliano, segretario generale Fim Cisl, al termine dell’incontro sull’ex Ilva.

“È chiaro che non c’è più la disponibilità da parte del governo a mantenere le promesse fatte negli ultimi mesi - ha aggiunto - Ci presenteremo ai lavoratori illustrando la situazione drammatica che si sta prospettando e con loro decideremo quali iniziative mettere in campo”.

“Abbiamo deciso consapevolmente e con senso di responsabilità di interrompere il confronto e di ascoltare i lavoratori. È stato un confronto duro ci hanno presentato delle proposte inaccettabili perché partono da un presupposto: utilizzare i lavoratori per fare cassa”, ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, uscendo dall’incontro sindacati-governo sull’ex Ilva.

“Aumentano in maniera esponenziale il numero dei lavoratori in cassa integrazione fino ad arrivare a 6000, non c’è una spiegazione sulle gare aperte né un piano industriale - ha continuato - questo è un piano che punta a portare a chiusura l’ex Ilva e noi non vogliamo essere responsabili di questo. Condanna i lavoratori a una chiusura inesorabile. Domani vedremo i lavoratori e decideremo insieme le iniziative necessarie”.

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