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Rapporto Italia Eurispes 2021: con il cashless si recuperano fino a 63,5 miliardi di euro di economia sommersa

Nella sezione dedicata a cashless e lotta al contante, il Rapporto definisce senza mezzi termini l'importanza della riduzione delle commissioni e della detrazione per le spese elettroniche.

Rapporto Italia Eurispes 2021: con il cashless si recuperano fino a 63,5 miliardi di euro di economia sommersa
13 maggio 2021 | 07.27
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Nelle considerazioni generali della Direzione scientifica del 33esimo Rapporto Italia Eurispes 2021, appena presentato, Gian Maria Fara traccia un quadro generale senza giri di parole: “Una cosa è certa, il Paese disorganizzato, così come è oggi, non è in grado di sostenere le sfide che la pandemia ha lanciato. Senza una pacifica rivoluzione culturale saremo destinati all’oblio, ad una deriva dell’esserci senza essere, alla perdita di quel tanto di identità rimasta. Intanto, crescono l’insofferenza, l’insicurezza e la ricerca di un futuro possibile. (…) I problemi sul tappeto sono ancora numerosi e complessi e non vi sono bacchette magiche in grado di portarli a soluzione nei tempi desiderati”.

Nello sterminato territorio affrontato dal Rapporto, la rivoluzione culturale passa anche, alla scheda 17, dal cashless e dalla lotta al contante. A partire dalle considerazioni sul piano Italia cashless “con il quale si è cercato di abbattere l’uso del contante e aumentare l’uso dei pagamenti elettronici, anche attraverso un programma che prevede, tra l’altro, l’introduzione di un super bonus da riconoscersi in relazione alle spese effettuate con strumenti di pagamento tracciabili. Al bonus si aggiunge poi la lotteria degli scontrini, appena diventata operativa (in riferimento alle transazioni operate dal 1° febbraio 2021)”. Il tutto con l'obiettivo di “contrastare l’evasione fiscale, facendo passare le transazioni attraverso canali tracciabili, che consentano all’autorità fiscale di monitorare i flussi di denaro e analizzare quelli più sospetti”. A tal fine “vi possono essere comunque varie soluzioni, alternative o complementari (agevolazioni fiscali per chi decide di pagare con metodi tracciabili, incentivazione dell’utilizzo dei POS da parte dei commercianti, introduzione di carte digitali per i pagamenti, etc.). La prima misura resta comunque quella di incentivare i pagamenti elettronici. Tale misura andrebbe, tuttavia, accompagnata dall’eliminazione (o quanto meno riduzione) delle commissioni che i commercianti pagano agli istituti di credito per ogni singola transazione tramite POS. Al fine di ridurre le commissioni per tutti i negozianti, esercenti e professionisti che consentono il pagamento con bancomat è dunque determinante intervenire sui costi delle transazioni digitali sotto i 5 euro, riducendo poi anche i costi per quelle sotto i 25 euro”.

Per quanto riguarda l'uso del contante nel nostro paese i dati Banca d’Italia raccontano: pagamenti con POS: 230 miliardi di euro, pagamenti in contanti: 550 miliardi di euro. “Vero è che, se in Italia aumentassero i pagamenti digitali e diminuissero le transazioni regolate in contanti, si ridurrebbe l’incidenza dell’economia sommersa e dell’Iva evasa rispetto al Pil, fino a toccare valori, rispettivamente, compresi tra l’11,8% e l’8,8% e l’1,6% e lo 0,4%. Grazie a tali riduzioni, si recupererebbero quindi tra un minimo di 11,3 miliardi di euro e un massimo di 63,5 miliardi di euro di economia sommersa e tra 6 miliardi di euro e 28 miliardi di euro di Iva evasa”.

L’Italia è, del resto, tra le 35 peggiori economie al mondo per incidenza del contante sul valore del Pil, “laddove più dell’80% dell’economia non osservata deriva da sottodichiarazione (45,5%) e da lavoro irregolare (37,2%), con oltre 3,7 milioni di unità di lavoro irregolare, pari al 15,6% del totale delle unità lavoro”. Il caso della Corea del Sud, che è quello di maggiore successo, prevede, ad esempio, “una detrazione su imposte dirette, in quel caso stabilita nella misura massima del 20% delle spese effettuate con carta di credito, con doppio limite però di un tetto di circa 2.500 dollari e di spese che superino il 25% del reddito lordo e, per gli esercenti, un abbassamento dell’Iva del 2% per le operazioni d’incasso effettuate tramite POS”. Anche in Grecia, “dal 2017, ogni contribuente, a seconda della sua fascia di reddito, può portare in detrazione dal 10 al 20% di quello che ha speso con un pagamento elettronico”.

Per realizzare ciò sono percorribili due vie: incentivare l’uso di metodi di pagamento cashless e disincentivare l’uso del contante. “La prima policy è senz’altro preferibile alla seconda, che presenta varie criticità, sia sotto il profilo dell’aumento delle soglie di utilizzo del contante (inefficace) sia sotto il profilo di misure impositive che, oltre ad essere regressive, potrebbero violare i principi costituzionali del divieto di doppia imposizione e di capacità contributiva”. Al fine di contrastare l’evasione fiscale facendo passare le transazioni attraverso canali tracciabili “vi possono essere dunque varie soluzioni, che variano dall’incentivare l’utilizzo dei POS tramite la riduzione delle relative commissioni, alla disciplina delle sanzioni per chi non adempie all’obbligo di munirsi e di utilizzare il POS, all’introduzione di carte digitali per chi è sprovvisto di conti correnti, all’esclusione del pagamento in contanti per i pagamenti da e verso la P.A., all’introduzione di agevolazioni fiscali per chi decide di pagare con metodi tracciabili”.

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