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Renzi: "L'articolo 18? Un totem ideologico, riscriveremo lo statuto dei lavoratori"

Il premier interviene nel dibattito sul lavoro, dopo il pressing di Alfano che vorrebbe la cancellazione, già da fine agosto, della norma che prevede il licenziamento solo per giusta causa: "Inutile discutere adesso se abolirlo o no". Cgia: Art. 18 tutela il 57,6% dei dipendenti . Tweet del presidente del Consiglio: #italiariparte

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12 agosto 2014 | 19.25
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"E' assolutamente solo un simbolo, un totem ideologico oggi l'articolo 18. Proprio per questo trovo inutile stare adesso a discutere se abolirlo o meno. Serve solo ad alimentare il dibattito agostano degli addetti ai lavori". Così il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, intervistato da 'Millenium' in onda martedì sera su Raitre interviene nel dibattito sul lavoro che sta creando tensione nell'esecutivo.

Oltre 100mila nuovi assunti - "Con il decreto Poletti - ricorda il premier - ci sono 108mila nuovi assunti, lo certifica l'Istat. Inoltre si è fatto un ddl delega che si sta discutendo in Parlamento. E' giusto o no riscrivere lo statuto dei lavoratori? Sì, lo riscriviamo, e riscrivendolo pensiamo alla ragazza di 25 anni che non può aspettare un bambino perché non ha le garanzie minime, non parliamo solo dell'articolo 18 che riguarda una discussione tra destra e sinistra. Parliamo di come creare posti per le nuove generazioni non solo di articolo 18 sì o no".

Proverò a ridurre tasse ma non lo prometto - Renzi parla della possibilità di abbassare la pressione fiscale. "Mi sento di provarci, perché la pressione fiscale in Italia è troppo alta, non di prometterla, ma credo che sarebbe un errore farla allo stesso modo per tutti - osserva -. Se ho dieci miliardi preferisco che siano indirizzati di più su alcune categorie e non spalmati su tutti". Quanto al bonus degli 80 euro, "ribadisco - aggiunge il premier - sicuramente lo manteniamo per chi ce l'ha, vediamo se possiamo estenderlo".

"Non avrei detto Vu cumprà" - Il premier torna poi sull'altra polemica che ha scosso l'esecutivo, scatenata dalle parole usate lunedì dal numero due del governo, Angelino Alfano, per definire i venditori ambulanti. Il termine vu' cumprà "io non lo avrei utilizzato", taglia corto Renzi prendendo le distanze da un linguaggio che per me "no, non è giusto".

Patto con Forza Italia su Riforme e legge elettorale - Quanto al rapporto col partito di Berlusconi, assicura, "ci deve essere rispetto per tutti, i dossier degli altri - dice - li leggo sempre" e questo vale anche per eventuali proposte economiche presentate da Forza Italia, "ma per noi l'accordo è su due punti: le riforme istituzionali e la legge elettorale".

E sulla legge elettorale, osserva, "la preferenza non lo considero un punto centrale ma non ho cambiato idea, tant'è che ho proposto più volte di mettere le preferenze in splendido isolamento, perché i miei amici di partito hanno sempre detto che sono fonte di corruzione, ma a mio giudizio non è così. O facciamo i collegi uninominali o plurinominali piccolini dove vedo in faccia il candidato o mettiamo le preferenze". "Questa discussione - aggiunge - è all'attenzione del Parlamento e troveremo una soluzione, ma il punto centrale è che si deve sapere chi vince le elezioni, perché devo sapere a chi dare la colpa se sbaglia".

Non ci sarà una nuova manovra - Sull'ipotesi di una nuova manovra, il premier dice: "Lo rismentisco. Noi l'abbiamo già fatta la manovra e abbiamo abbassato le tasse".

Draghi - Renzi torna poi sulle parole del presidente della Bce. "Draghi ha parlato genericamente di cessione di sovranità degli Stati e poi ha detto che l'Italia se vuole attrarre investimenti deve fare le riforme - spiega -. Non ha parlato in collegamento tra la parola cessione di sovranità e le riforme dell'Italia, erano due questione diverse. Sulle riforme italiane io condivido dalla A alla Z le parole di Draghi". "Le riforme di cui ho parlato - rivendica il premier - le ho tutte presentate, ma le riforme non sono come una bacchetta magica che immediatamente produce effetti".

Mai più soldi ad Alitalia - Una battuta il Rottamatore la riserva anche all'accordo Alitalia e lo fa dicendo stop ai contributi di Stato. "È del tutto doveroso" non indirizzare più fondi pubblici ad Alitalia, "ne abbiamo messi talmente tanti, di soldi pubblici, che sarebbe inaccettabile".

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