Gaga vs Gaga, a Milano il kolossal gotico che sfida il pop

La popstar americana porta in scena il suo ‘Mayhem Ball’ in due date al Forum di Assago sold out. Ospiti Mahmood, Elodie e Donatella Versace. L'artista: "Orgogliosa di essere italiana"

Lady Gaga sul palco del suo Mayhem Ball
Lady Gaga sul palco del suo Mayhem Ball
19 ottobre 2025 | 23.53
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"Gaga! Gaga!". Il sipario del Forum di Assago si apre e il nome che tutti urlano è uno. Un boato, quando le luci si spengono, accoglie il ‘Mayhem Ball’, il nuovo tour mondiale di Lady Gaga, che fa tappa a Milano per due date (stasera e domani), nel quale la popstar americana mette in scena oltre due ore di pura opera gotica: 30 brani, quattro atti -più il finale- dai titoli altisonanti proiettati in caratteri rosso sangue, una scenografia da far impallidire chiunque, costumi ipnotici. Un grande racconto visivo, prodotto dalla stessa Gaga con il compagno Michael Polansky, Ben Dalgleish e le coreografie di Parris Goebel, dove nulla è lasciato al caso.

Un evento kolossal, sold out da mesi, nel quale Gaga, davanti ai suoi Little Monsters, (tra cui Mahmood, Elodie e Donatella Versace) duella con sé stessa - la Mistress of Mayhem, il suo alter ego oscuro e una Gaga bionda e angelica, per decretare chi regnerà sul trono del pop. D’altra parte, chiamarlo concerto sarebbe riduttivo. In un live di Lady Gaga si intrecciano attivismo Lgbtqa+, moda e persino cinema. E a Milano, dove nelle scorse settimane la popstar è stata avvistata sul set de ‘Il diavolo veste Prada 2’, realtà e finzione sembrano andare a braccetto.

Tutto comincia con un interludio visivo. Gaga indossa un colletto elisabettiano e maniche a sbuffo. Scrive su una pergamena con una penna d’oca, mentre le note di un’orchestra sinfonica fanno da sottofondo. Quando appare in carne ed ossa è issata su una gonna a crinolina rossa alta sette metri, un trono che rivela una gabbia di ferro all’interno della quale si muovono i ballerini. È uno dei momenti clou dello spettacolo: attacca una versione operistica di ‘Bloody Mary’, prima di fondersi con ‘Abracadabra’.

Il pubblico sgrana gli occhi. Gaga canta, balla, si trasforma, sembra moltiplicarsi. La sua voce riempie il palazzetto mentre la scena cambia forma: c’è un castello neogotico, un cimitero di sabbia, una barca vichinga, un tavolo operatorio da incubo e persino un pavimento rosso sangue. In ‘Poker Face’ mette in scena una partita a scacchi in cui la Mistress batte la Regina bianca. “Ciao Milano, sono Stefani Joanne Angelina Germanotta - scandisce - questa è la mia casa e la vostra casa”.

Il secondo atto si tinge di atmosfere gotiche: In ‘Perfect Celebrity’ si sveglia sulla sabbia, circondata da scheletri. ‘Disease’ fa ballare gli zombie. Le stampelle cromate da cyborg dominano ‘Paparazzi’, con l’artista in uno scenografico mantello bianco, una citazione del video che accompagna il brano. Nel terzo atto, con ‘Killah’, il tono diventa cupo, quasi metal, con un gigantesco teschio che domina la scena.

C’è un’estetica che unisce ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’ e ‘Marie Antoinette’, ‘Il fantasma dell’Opera’ all’immaginario di ‘Wednesday’, serie Netflix in cui Gaga recita in un cameo nella seconda stagione. Ogni brano trova il suo posto in questa macchina scenica perfetta: ‘Just Dance’, ‘Summerboy,’ fino a ‘Shallow’ e ‘Die With a Smile’, che chiudono il cerchio nel quarto atto, ‘Every Chessboard Has Two Queens’. Il messaggio è chiaro: la dualità non è una condanna. Siamo nati così. ‘Born This Way’.

“Sono una ragazza fortunata - dice prima di intonare a sorpresa ‘Joanne’ - Essere italiana è il mio orgoglio e quello della mia famiglia. Dedico questa canzone a mia nonna per tutto, per il cibo, l’amore e il modo in cui ci ha cresciuti. Milano, vi voglio bene”. Il pubblico le tributa una standing ovation. Prima di sorprendere con ‘The Edge of Glory’, si rivolge a Donatella Versace: “C’è qualcuno di speciale qui: Donatella. Alcune persone cambiano ma Donatella c’è sempre stata per me”. Prima che cali definitivamente il sipario, dal tavolo operatorio sul palco, circondata da figure in maschere da peste, rinasce una nuova Gaga, che si alza per ‘Bad Romance’, circondata da ballerini in camice bianco.

Quando le luci si spengono, Lady Gaga si strucca, canta ‘How Bad Do You Want Me’. Ringrazia i Little Monsters e si congeda. Ciò che rende il ‘Mayhem Ball’ unico non è solo la grandiosità dei costumi o la perfezione tecnica - si resterà stupiti nel constatare ogni volta come Gaga sia in grado di tenere alta la performance senza mai mezza sbavatura – tra parrucche, una dozzina di abiti haute couture, una regia da Mtv Awards e la narrazione teatrale che non fa una piega.

Con questo tour, Lady Gaga firma la sua opera più ambiziosa - e forse la più radicale - dai tempi del ‘Monster Ball’, nella quale il caos è costruito con precisione chirurgica e nel quale lei si muove in un territorio cinematografico, tra sabbia, latex e teschi. La sua presenza, ipnotica e imprevedibile, tiene tutto insieme e la dualità è la chiave di volta per capire lo show: due Gaga che si combattono e si completano in una guerra simbolica sul senso stesso di identità. Esteticamente impeccabile, musicalmente pure. “Sono in giro da 20 anni e intendo restarci per altri 20” confida ai fan dal palco e c’è da scommettere che sarà così. In un’epoca in cui il pop si appiattisce sulla logica del contenuto breve e del consumo istantaneo Gaga insegna che, sotto tonnellate di velluto rosso, effetti speciali e fumo di scena, il pop può ancora stupire. (di Federica Mochi

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