Gegé Telesforo: "Il jazz è libertà, oggi prevale l'algoritmo"

Il musicista ospite del vodcast dell'Adnkronos: "In radio solo gli artisti più streammati, ma ce ne sono tanti bravissimi in giro. Tornerei alla conduzione, ma con gli artisti che mi piacciono e senza paletti"

Gegé Telesforo:
04 novembre 2025 | 11.36
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"Oggi vedo un sacco di progetti discografici che vengono realizzati dall'intelligenza artificiale, e mi dispiace molto. Oggi con il digitale si cerca la perfezione in tutto, nel suono, negli arrangiamenti. Allora, invece, quello che cercavamo noi era l'emozione". L'autorevole analisi è di Gegé Telesforo, ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos. Un mito, pioniere della old school del jazz nostrano, Telesforo ha portato groove, scat e swing dove prima c'era solo silenzio e le vocalità di oggi -ammette- non gli vanno granché a genio, tantomeno l'autotune: "Anche nella vocalità c'è una ricerca spasmodica di perfezione, tanto è vero che si utilizzano gli 'aiutini' che correggono l'intonazione. Ma noi vogliamo ancora emozionarci, con l'arte e con la bellezza".

Da venerdì, l'artista romano torna sulla scena musicale con la rimasterizzazione di un suo classico, 'Fun Slow Ride'. "E' una produzione che realizzai 10 anni fa -spiega- Ora, a 10 anni di distanza le etichette hanno deciso di pubblicare nuovamente sulle piattaforme digitali questo album. E' stato rimasterizzato utilizzando la tecnologia che c'è oggi a disposizione, per dare la possibilità alle nuove generazioni di fruire di questa musica creata da venti grandi musicisti italiani e internazionali". Musica 'vera', "suonata dalla prima all'ultima nota", tiene a sottolineare il musicista. Nell'album, i temi trattati nei testi non sono meno importanti delle note: "Anticipa argomenti molto attuali - spiega Telesforo- Si parla del rapporto tra genitori e figli, dell'importanza di essere liberi in un clima che ce lo impedisce sempre di più, si parla di natura, di bellezza".

Nato e cresciuto in una famiglia dove il jazz era pane quotidiano, "con un papà che era un'integralista di jazz e black music -racconta Telesforo, oggi 64enne- Pensa che quando c'era il festival di Sanremo lui usciva di casa. Da noi c'erano solo Frank Sinatra, Charlie Parker, Ella Fitzgerald e noi quella colonna sonora continua l'abbiamo interiorizzata. Io ho cominciato a fare con la voce tutti i temi del be boop, e così oggi sono considerato una sorta di pioniere old school dello 'scat' (la tecnica vocale jazz che usa sillabe senza senso per improvvisare come uno strumento musicale, ndr.)". E a proposito di Sanremo, Telesforo partecipò nell'86 con il celebre 'Clarinetto' insieme a Renzo Arbore ("arrivammo secondi, vinse Ramazzotti", ricorda) ed ha anche presentato l'edizione del 1992 di 'Sanremo Famosi' che fu vinta da Laura Pausini. "In quell'edizione presentammo anche un giovane cantante esordiente, era Andrea Bocelli. Credo di aver avuto l'onore di presentarlo per primo", ricorda.

"Se presenterei oggi il festival? Forse mi sentirei fuori luogo, rispetto alla musica di mercato che viene portata avanti adesso. A me piacerebbe portare avanti artisti liberi, ma non è facile. Ad esempio, mi piacerebbe risentire Tosca, una delle voci più belle del nostro Paese, con cui ho collaborato in passato ed è un'artista che stimo tantissimo". Della musica di oggi "mi interessano gli artisti che lavorano fuori dagli stereotipi, che come si lavorava un tempo pensano al ritmo, alla melodia e non pensano al mercato. Ora, con i talent show c'è la ricerca smodata della popolarità, ma alla fine ce ne ricordiamo un paio. Purtroppo vedo che nelle radio si punta agli artisti più streammati".

Tanti gli anni di lavoro con Renzo Arbore, dal programma di culto D.O.C. – Musica e altro a denominazione controllata, ideata da Renzo Arbore e condotta da Gegè Telesforo e Monica Nannini in onda su Rai2 dal 1987 al 1989, all'ultima esperienza televisiva due anni fa con il programma 'Come Ridevamo'. "Con Renzo ho imparato a vivere da artista, in maniera seria, con un piede a terra e un piede per aria", dice. Perché "l'improvvisazione, che caratterizza il jazz e anche la sinergia con artisti amici come Renzo, in realtà 'non si improvvisa': per improvvisare devi studiare, e noi abbiamo studiato tanto". La radio? "Mi piacerebbe tornare a farla -ammette Telesforo all'Adnkronos- Immagino ancora la possibilità di essere libero di esprimere la mia gioia nel parlare di musica, di raccontarla, di ospitare gli artisti che mi piacciono, di proporre la musica che amo senza playlist, senza avere imposizioni. Questa è un po' la complicanza di oggi, ci sono un po' di paletti ma io mi sento un outsider".

Perché il jazz? "Secondo me è la musica più bella in assoluto, perché ti permette di apprendere tante cose non solo a livello musicale, ma anche nel modo di gestire la tua vita. Per suonare jazz devi studiare tanto, imparare tanto, ma poi quando hai appreso il linguaggio hai la possibilità di esprimere la tua creatività in tempo reale, e cimentarti anche in territori diversi. Ed è un genere che abbatte qualsiasi tipo di frontiera: religiosa, politica, territoriale. E' stato nominato dall'Unesco patrimonio dell'Umanità dal 2011. Come dice il mio amico Paolo Fresu, non è solo la musica del presente, ma anche del futuro: quella che apprezza davvero le diversità". (di Ilaria Floris)

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