Micaela Ramazzotti è 'Elena del ghetto': "Era libera perché pensava agli altri"

L'attrice romana protagonista della pellicola diretta da Stefano Casertano presentata oggi alla Festa del Cinema di Roma, che ripercorre la vera storia dell'ebrea romana Elena Di Porto

Micaela Ramazzotti
Micaela Ramazzotti
22 ottobre 2025 | 16.22
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"Volevo restituire Elena al pubblico intera, viva, come donna di tanto cuore, abitata dal suo coraggio e dalla sua passione. A tratti poteva essere pericolosa per gli altri, ma alla fine pagava lei". Così Micaela Ramazzotti descrive la sua 'Elena del ghetto', protagonista della pellicola diretta da Stefano Casertano presentata oggi alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public. Il film è ambientato a Roma tra il 1938 e il 1943, e ripercorre la storia vera di Elena Di Porto, una donna ebrea romana che ha sfidato il regime fascista per salvare molte vite, segnando la storia del ghetto ebraico di Roma durante il fascismo e l'occupazione nazista.

Una donna fuori dagli schemi: separata dal marito, indossa i pantaloni, fuma, beve e gioca a stecca, e nel Ghetto la chiamano 'Elena la matta'. "Elena per me era personaggio totalmente nuovo, che porta una grande forza, modernità e audacia, un grande carisma -spiega la Ramazzotti- Una donna completa perché lavorava, si occupava dei figli, e allo stesso tempo delle persone del ghetto. Era emancipata e libera perché guardava prima agli altri. Se ti prendi cura degli altri dimentichi te stesso e quindi sei libero, perché non ti vedi più". Elena venne arrestata in diverse occasioni, e quando i nazisti occuparono Roma si unì alla Resistenza e riuscì a scoprire in anticipo i piani di rastrellamento del ghetto, avvenuto il 16 ottobre 1943. A quel punto cercò di avvisare i suoi concittadini, ma non fu facile per lei farsi ascoltare.

"Lei era portavoce di un’intuizione -spiega l'attrice romana, che per interpretare il film ha utilizzato, riscoprendolo, il giudaico-romanesco- C’era una tragedia dietro l’angolo e nessuno si era accorto, solo lei. Lei viveva nel presente, nella realtà, ascoltava le persone. Le piaceva vivere. Non sempre è stata capita, anzi è stata internata. Ma se siamo qui oggi stiamo continuando a farla vivere e a far vivere la memoria di chi oggi non c’è più. La struttura del film "si ispira a quella del dramma classico greco, abbiamo una solista che movimenta la vicenda e ha la sua risposta nel coro della comunità", dice il regista Stefano Casertano. Elena "non era matta, manco per niente. Invitava a ribellarsi a delle costrizioni non solo dell’essere donna all’epoca ma dell'essere cittadini. Una ribelle come Cassandra, era considerata matta ma nella sua follia vedeva oltre".

Nel ruolo di una popolana che accoglie Elena nella sua casa quando deve sfuggire ai fascisti che la inseguono, Giulia Bevilacqua. "Costanza rappresenta la donna di quel periodo, in opposizione alla figura di Elena -spiega la Bevilacqua- Il mio personaggio è una donna più in linea con le donne dell'epoca e quindi rimane a casa, si occupa del focolare domestico, quindi una donna molto accogliente che infatti accoglie Elena a casa la prima volta che deve sfuggire ai fascisti che la inseguono. Ma il suo ruolo è comunque fondamentale. Sarebbe bello che passasse questo messaggio del film: invece di guardare il proprio orticello guardare fuori, sarebbe di grande aiuto".

Giovanni Calcagno interpreta il federale Romolo. "Una parte della mia famiglia è stata fascista -dice l'attore- E sebbene io non lo sia affatto è interessante avere contezza del proprio passato, sentire i racconti, non solo per non demonizzare la storia ma per cercare di vivere meglio. È un film necessario e forte che ci fa riflettere per cercare di comprendere tutte le ragioni che stanno alla base di un percorso storico". E' d'accordo Valerio Aprea, nel ruolo di Vitale Di Porto, che osserva: "All'inizio ho preso il film in termini professionali e lavorativi senza nessuna considerazione altra, poi ho realizzato in seconda battuta di aver interpretato un individuo morto ammazzato ad Auschwitz. Mi ha fatto porre delle domande sul mio mestiere, che raccoglie spesso oneri e onori, ma spesso interpretiamo gente morta ammazzata. Mi ha fatto riconsiderare il mio lavoro".

Infine una dedica del regista Casertano: "Vorrei dedicare un ricordo ad un ragazzo che è mancato lo scorso giugno, Augusto Pennacchi (morto a 18 anni dopo un incidente, ndr). La famiglia sarà con noi stasera alla proiezione". Nel cast della pellicola, distribuita da Adler Entertainment anche Caterina De Angelis e Marcello Maietta.

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