Il cantautore si racconta: "Prigioniero di 'Luna'? Follia, il talento è osare"
"La bellezza di non dover arrivare primo in classifica è la libertà. È bellissimo, non devi seguire nessuna regola e posso anche dire dei no". A raccontarlo è Gianni Togni, ospite del nuovo episodio del vodcast dell'Adnkronos, disponibile in versione integrale sul sito www.adnkronos.com e sul canale YouTube dell'Adnkronos, dove riflette sulla sua lunga carriera e su una ritrovata indipendenza artistica. Le sue parole arrivano in occasione di un anniversario importante: a 45 anni dalla sua uscita, torna infatti in una veste sonora completamente rinnovata il suo album-manifesto, dal titolo lungo e poetico: '…e in quel momento, entrando in teatro vuoto, un pomeriggio vestito di bianco, mi tolgo la giacca, accendo le luci e sul palco m'invento'. "Oggi un titolo così non l'avrebbero mai permesso", riflette l'artista.
Quel disco conteneva la celebre hit 'Luna', il cui verso "Guardo il mondo da un oblò" è entrato nell'immaginario collettivo e ha segnato un'intera generazione. E Togni mette poi a tacere una volta per tutte la voce secondo cui si sarebbe sentito "prigioniero" del suo più grande successo. "Sarei un pazzo furioso. Amo tutte le mie vecchie canzoni". Il cantautore svela anche la genesi del brano: "All'inizio si chiamava 'Anna' e si ispirava a un senzatetto che vedevamo nella metropolitana di Milano. Ci siamo inventati questo oblò del vagone da cui parlava, poi abbiamo sostituito il suo interlocutore con la luna".
E su 'Giulia', altro grande successo, chiarisce: "Volevamo fare una canzone ironica su tutte le stupidaggini che un uomo può dire a una donna per riconquistarla. La Cgd (etichetta discografica, ndr) non la voleva. Poi la gente l'ha presa seriamente e noi non possiamo farci niente", ride.
Togni, che incide ancora in analogico ("è come se ci fosse un suono che viene in avanti, un altorilievo"), riflette sui cambiamenti dell'industria discografica. "Oggi le multinazionali non vogliono più il 'maratoneta', ma il 'centometrista' che deve vincere subito. Quando firmai con la Cgd, il primo contratto era per quattro album in cinque anni. C'era la voglia di investire sull'artista".
Nessuna nostalgia, ma la consapevolezza di un'era diversa. Sanremo? "Per un artista come me oggi non ha molto senso", risponde. Forse un ruolo da giudice in un talent: "Me l'hanno chiesto. Dare consigli ai giovani, regalare la tua esperienza, potrebbe essere interessante ma la competizione non mi piace. Nell'arte non ha senso".
Il suo consiglio per un giovane artista è uno solo: "Osare" . "La prima cosa è non seguire quello che è già stato fatto. E' lì che vedi il talento. Possono piacermi canzoni che scimmiottano quello che ho già scritto 45 anni fa? Quello è già stato fatto, serve il nuovo. Allora sì che mi interessa". Un ritorno al passato che per Togni è diventato una lezione per il futuro: "Riaprire quel disco mi ha fatto capire la libertà e il divertimento che c'erano. Mi ha ricordato la ricerca della semplicità, che non è banalità. È una cosa molto difficile da ottenere". (di Loredana Errico e Lucrezia Leombruni)