Dal canone agli ascolti, quando Pippo Baudo spiegò come doveva essere la Rai

Le parole del presentatore al seminario della commissione di Vigilanza Rai nel 2010

Pippo Baudo
Pippo Baudo
18 agosto 2025 | 13.21
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"Il calcio è il driver, Pippo. Ci siete tu e il calcio come driver. Tu hai fatto la televisione". Roma, 19 gennaio 2010. A parlare è Giulio Malgara, fondatore di Auditel. Con lui, nella Sala capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva, ci sono i componenti della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, dirigenti, scrittori e giornalisti come Aldo Grasso e Alessandro Baricco e alcuni dei volti più noti dello spettacolo, da Maurizio Costanzo a Renzo Arbore. E, naturalmente, Pippo Baudo, che la tv non l'ha solo fatta – come dice Malgara - ma l'ha anche pensata. Lo testimoniano le sue parole all'incontro di quella giornata, organizzato dall'allora presidente della commissione di vigilanza Rai Sergio Zavoli per discutere sullo stato della televisione in Italia, con una particolare attenzione al ruolo del Servizio pubblico.

Il tema degli ascolti

Tra i primi temi affrontati quello degli ascolti. Al seminario Baudo sottolinea quanto l'Auditel sia stata "un'innovazione terribile per quanto riguarda la televisione, perché ci ha abituati ai numeri, ai risultati, e non a quanto sta dentro a tali risultati” rendendo "molto difficile da definire” l’indice di qualità. "L'Auditel certifica la quantità dei telespettatori. Si dice sempre e soltanto che qualcuno ha vinto. Quando un programma ha successo di pubblico, automaticamente è gradito. Una equazione che, a mio avviso, non funziona".

Fondi e risorse

Il presentatore solleva poi il tema delle poche risorse, risolvibile "soltanto con l'obbligo per tutti del pagamento del canone” che, suggerisce, potrebbe essere indicato come forma di tassa da aggiungere, per esempio, alla bolletta dell'Enel". Idea che poi si realizzerà nei fatti a partire dalla legge di bilancio 2016 e che per Baudo già nel 2010 rappresenta l'unica soluzione per garantire una maggiore indipendenza nella scelta dei contenuti televisivi: "Che prodotto deve realizzare questa azienda? Da un lato il prodotto deve rispettare la volontà e l’interesse della collettività e di chi paga il canone ma nello stesso tempo deve interessare in maniera vivace gli inserzionisti, i quali hanno le loro esigenze e preferiscono puntare, ad esempio, su un genere di intrattenimento che, magari, non corrisponde ai bisogni di chi paga il canone”.

Non solo. Per Pippo Baudo si potrebbero recuperare fondi anche assegnando le televisioni regionali alle Regioni. “Se la televisione regionale deve servire la Lombardia, che sia integralmente pagata dalla regione Lombardia. Così si scaricherebbero anche i costi, non si licenzierebbe alcun giornalista ma lo si integrerebbe, e la Rai verrebbe alleggerita di un costo enorme”.

E' comunque sul genere di intrattenimento da offrire al pubblico che il padre de 'l'ho inventato io' si sofferma maggiormente: "Vi parlo come intrattenitore di varietà, il che a volte mi diminuisce di qualità. Quando giro canale e vedo che lo stesso prodotto ha una diversificazione minima. Mi chiedo quale sia la differenza tra Servizio pubblico e televisione commerciale. Non la vedo. Anche se a un certo momento l'asticella dell'indice dovesse calare di qualche punto, l'indomani non sarebbe una tragedia, se si è reso un servizio al Paese, se si è dialogato con la gente".

Il caso Moravia

Rispondendo in quella sede al giornalista Aldo Grasso, critico rispetto agli inviti del presentatore ad "attori dei cinepanettoni” nelle sue trasmissioni, Baudo tuona: "Presento, tuttavia, anche altre cose”. Un esempio? "Abbiamo cominciato l'avventura di Domenica In dopo Corrado e abbiamo pensato di fare una Domenica In colta, alta, che fosse un rotocalco degli italiani. Persino Moravia – che era restio, odiava la televisione e si vantava di non avere l'apparecchio televisivo in casa –, avendo scritto in coppia con Andermann, l’autore del film sulla Tosca, un libro di viaggi che ebbe grande successo di vendite a seguito della mia presentazione, mi fece chiamare per chiedermi di ritornare”.

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