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Orto a scuola per imparare a mangiar bene

Un’iniziativa per avvicinare i bambini all’educazione alimentare, educandoli alla varietà, alla stagionalità, al rispetto della natura e ad assaggiare ciò che loro stessi coltivano. ‘Orto in condotta’ di Slow Food conta quasi 500 orti in altrettante scuole. Antonia Rutilo, funzionaria educativa di due scuole dell’infanzia di Roma: “E’ diventato un volano per la didattica” (Foto/Video)

(Foto Slow Food)
(Foto Slow Food)
04 giugno 2014 | 16.46
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Avvicinare i bambini all’educazione alimentare, incoraggiandoli a una sana e corretta alimentazione, ed educarli alla varietà, alla stagionalità, al rispetto della natura e ad assaggiare ciò che loro stessi coltivano. Un orto nella scuola può essere questo e molto altro. “E’ diventato un volano per la didattica”, spiega Antonia Rutilo, funzionaria educativa della ‘Torre di Babele’ e de ‘I monelli’, due scuole dell’Infanzia di Roma che dal 2005 partecipano al progetto Orto in Condotta di Slow Food. Entrambe le scuole hanno un orto in cui i bambini lavorano, armati di palette, guanti, secchielli, innaffiatoi e rastrelli, a gruppi di 5 o 6 per volta: piantano, annaffiano, tolgono le erbacce. Un lavoro quotidiano impegnativo ma anche molto divertente e utile perché assimilano nuovi concetti in modo induttivo, partendo dall’esperienza sul campo. “Sono i bambini che ci motivano - ammette Rutilo - infatti ultimamente abbiamo aggiunto nuove piante, come gli alberi da frutta antichi dell’area laziale (dal melo all’albicocco)”.

“Tutto è partito da una mia passione personale, ma è stato fondamentale il coinvolgimento di genitori e insegnanti in tal senso. Perché non si ferma all’orto e alla sua cura in senso stretto - sottolinea Rutilo - buona parte della nostra didattica è legata a questa esperienza attraverso la quale la tematica cibo-alimentazione viene toccata e approfondita da tutti i punti di vista: lo spreco, la stagionalità, i problemi alimentari che si possono manifestare sin da piccoli”. “E devo dire che questa scelta ci ha regalato grandi soddisfazioni. Perché i nostri bambini si sono dimostrati alle elementari tra i più curiosi ed entusiasti. Assaggiano comunque le ‘odiate verdure’. E capita che al mercato diano indicazioni ai genitori su cosa comprare e cosa no in base alle stagioni”.

‘Orto in condotta’ di Slow Food è un progetto di durata triennale, che prevede percorsi formativi per gli insegnanti, attività di educazione alimentare e del gusto e di educazione ambientale per gli studenti e seminari per genitori e nonni ortolani. L’orto rappresenta uno strumento didattico per conoscere il territorio, i suoi prodotti e le sue ricette. L’orto deve presentare alcune caratteristiche: il terreno deve essere coltivato per tutta la durata del progetto; la coltivazione deve essere biologica o biodinamica; le varietà coltivate devono essere quelle tipiche del territorio regionale; è vietata la coltivazione di prodotti geneticamente modificati; devono essere privilegiati i prodotti che possono essere raccolti e consumati durante l’anno scolastico e l’uso dell’acqua deve avere un ruolo didattico: deve essere spiegata agli studenti l’importanza di una gestione oculata della risorsa.

“Sono ormai 487 gli orti presenti in altrettante scuole italiane. Abbiamo cominciato nel 2004 e nonostante negli ultimi anni sia sempre maggiore la difficoltà a trovare finanziamenti - prima erano i Comuni a finanziare questa iniziativa, ora invece bisogna guardare sempre più a sponsor privati - questa iniziativa dimostra di essere sempre e sempre di più apprezzata”, afferma Annalisa D’Onorio, coordinatrice del progetto, che aggiunge: “Una delle cose più belle è la varietà di piante che si trovano nei nostri orti. Perché è vero che noi cerchiamo sempre di far piantare sementi del posto, ma poi ci sono anche bambini immigrati che portano i semi del loro Paese. E così crescono piante che magari qui in Italia non abbiamo mai visto”.

“Abbiamo notato anche un irrigidimento da parte di dirigenti scolastici e insegnanti a far mangiare ai bambini i prodotti dei loro orti per paura di eventuali cause - sottolinea D’Onorio - perché purtroppo ci sono ancora tante persone che quando si parla di sicurezza alimentare pensano che si trovi nei prodotti dei supermercati”. In occasione del decimo compleanno del progetto, è stato realizzato uno studio che ha riguardato 19 città in 12 regioni italiane, le scuole coinvolte sono state 35, 17 delle quali avevano seguito Orto in Condotta per almeno tre anni, 2 lo avevano seguito saltuariamente e 16 non avevano invece mai seguito un progetto di orto scolastico. “In tutto i bambini che hanno risposto al questionario, delle classi quarte e quinte, sono stati 357 degli Orti in Condotta, 332 degli studenti senza orto e 106 degli studenti che avevano lavorato saltuariamente nell’orto”, spiega D’Onorio che sottolinea: “I risultati sono stati estremamente positivi. Per esempio il 40% in più di studenti che hanno seguito l’Orto in Condotta sanno riconoscere la stagionalità di frutta e verdura. Il 27% di studenti delle scuole che non aderiscono a Orto in Condotta (contro il 13% di studenti che vi aderiscono) ha risposto che ‘Slow Food difende la biodiversità, cioè la diversità e varietà dei prodotti confezionati venduti al supermercato”.

“Il 20% di studenti delle scuole che non aderiscono a Orto in Condotta (contro il 6% di studenti di Orto in Condotta) ha risposto che ‘un cibo buono è soprattutto goloso, ricco di sapori piacevoli, anche se fa male alla salute o all’ambiente’ - aggiunge - e il 18% di studenti delle scuole che non aderiscono a Orto in Condotta (contro il 9% di studenti di Orto in Condotta) ha risposto che ‘un cibo è giusto quando è della giusta dimensione e del giusto peso, che si presenta bene al supermercato’”. “Vedere che i bambini capiscono che il difetto di un prodotto non vuol dire che sia cattivo è molto importante”, conclude la coordinatrice del progetto.

Un’esperienza simile la sta portando avanti anche la Fondazione Riccardo Catella con ‘MiColtivo, Orto a scuola’ a Milano. Promosso anche da EXPO 2015 S.p.A, questo progetto ha tra gli obiettivi quello di “riqualificare i cortili e i giardini delle scuole, promuovere l’educazione alimentare come conoscenza del percorso del cibo dalla terra alla tavola, coinvolgere in maniera partecipata la comunità intorno alla scuola e sviluppare nei bambini abilità manuali, conoscenze scientifiche e senso civico”, afferma Anna Ballarati, responsabile dei Progetti per la Fondazione.

MiColtivo prevede un programma interdisciplinare di attività didattiche collegato agli orti. “Gli insegnanti vengono formati e inoltre vengono definiti dei moduli didattici per gli studenti da parte degli insegnanti stessi, in modo che nei programmi vengano inseriti argomenti legati all’orto”, sottolinea Ballarati che aggiunge: “Il nostro obiettivo è rendere gli insegnanti autosufficienti nella cura dell’orto”. Il programma prevede, inoltre, il coinvolgimento trasversale e integrato di più gradi scolastici intorno all’attività degli orti, con l’organizzazione di mercatini dei prodotti e la gestione degli orti secondo principi base di economia.

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