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Omicidio segretaria, fermato l'amico: "Avevo il cervello in pappa"

14 gennaio 2017 | 08.35
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Tiziana Pavani, la donna trovata morta nel suo appartamento in  zona Baggio (FOTOGRAMMA) - (FOTOGRAMMA)
Tiziana Pavani, la donna trovata morta nel suo appartamento in zona Baggio (FOTOGRAMMA) - (FOTOGRAMMA)

"Sono in cura al Sert da 4 o 5 mesi a causa di un tentativo di suicidio. Sono stato anche ricoverato in psichiatria. C'era anche la possibilità di andare in comunità", ma "non ho mai seguito le prescrizioni mediche che mi hanno imposto nei reparti di psichiatria". Nell'arco di sei mesi "ho tentato tre volte il suicidio. Mi veniva la depressione dopo che finiva l'effetto della cocaina". Queste delle circostanze rivelate agli investigatori dal 32enne fermato la scorsa notte per l'omicidio di Tiziana Pavani, segretaria di 54 anni trovata morta lo scorso giovedì nella sua casa, al quartiere milanese di Baggio.

Si tratta di un 32enne incensurato e avrebbe ammesso le sue responsabilità spiegando di aver colpito la vittima, con la quale aveva una relazione da circa quattro anni, a causa di un prestito di circa 2.500 euro che lui le aveva concesso due anni prima, ma che lei non gli aveva mai restituito.

Uno scenario di disagio che, tuttavia non convince: al giovane si contesta anche l'aggravante della premeditazione. Nella versione resa durante l'interrogatorio, il 32enne ha ammesso di essersi tolto i vestiti prima di aggredire la vittima: "Prima di colpirla mi ero levato i vestiti per non sporcarmi" e sono "rimasto in mutande".

Dopo l'omicidio "mi sono lavato le mani e gli avambracci nel lavandino" e "mi sono rivestito". Prima di uscire, poi, "ho aperto il gas del piano cottura" con "l'idea di cancellare le prove con l'incendio della casa". Del resto "il mio cervello in quel momento era completamente in pappa". Una volta tornato a casa, infine, "mi sono lavato i denti, mi sono tolto i vestiti. Ho messo i jeans nel cesto dei panni da lavare" e la mattina dopo "mi sono alzato e ho fatto la doccia". Jeans e mutande "sono stati successivamente lavati da mia madre".

Il giovane, messo sotto torchio durante l'interrogatorio avvenuto davanti al pm di Milano Letizia Mannella e agli agenti della Squadra Mobile, diretti da Lorenzo Bucossi e coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili, avrebbe riferito di aver conosciuto la donna cinque anni prima su un sito di incontri e di frequentarla, da allora, in modo saltuario.

Tra i due i rapporti erano di amicizia e sesso occasionale, lei lo aveva anche aiutato a trovare un lavoro in una impresa di pulizie ma le cose non sembravano andare molto bene tanto che gli investigatori hanno sottolineato che da qualche tempo la donna tentava di porre fine alla relazione.

La sera di mercoledì, il 32enne è andato a casa dell'amica intorno alle 18:30, i due hanno chiacchierato un po', poi hanno cominciato a discutere a causa del prestito di 2.450 euro che lui le aveva concesso circa due anni prima: aveva bisogno di riavere i soldi entro la fine del mese, ma sembra che lei abbia risposto di non essere in grado di provvedere, scatenando una discussione. Nulla di particolarmente grave, secondo quanto ha riferito il giovane, tanto che la serata sarebbe trascorsa in modo tranquillo fino a quando la donna avrebbe deciso di andare a dormire. Lui, però, probabilmente per la rabbia di non riuscire a recuperare quella somma e per l'alterazione dovuta all'assunzione di tre dosi di cocaina, una nel pomeriggio prima di arrivare dalla donna, una seconda mentre era in casa e l'ultima, intorno alle 23, durante una breve uscita.

Al rientro, intorno alla mezzanotte, mentre lei dormiva, lui è rimasto in salotto fino a quando, in preda a un raptus, ha afferrato una bottiglia, ha raggiunto l'amica nella camera da letto e l'ha aggredita.

Durante l'interrogatorio, l'uomo avrebbe riferito di aver colpito ripetutamente la 54enne al volto poi di averle tenuto premuto un cuscino sul viso per assicurarsi della sua morte. Una volta compiuta l'aggressione, si sarebbe impossessato della carta bancomat dell'amica recuperando il pin dai documenti che lei custodiva in salotto. Poi avrebbe preso i due cellulari che la donna aveva lasciato sul comodino della camera da letto, la bottiglia usata per l'aggressione e il sacchetto della spazzatura nel quale ha gettato i mozziconi delle sigarette fumate durante la serata. E prima di lasciare l'appartamento avrebbe aperto il rubinetto del gas sperando di provocare un incendio per cancellare eventuali tracce.

Una volta fuori, poi, avrebbe gettato tutto in cestini sparsi per la città, quindi si sarebbe recato a uno sportello bancomat dove avrebbe prelevato la somma di 500 euro. E infine, prima di rientrare in casa sua, avrebbe gettato la carta, tagliandola in due, in un bidone condominiale. Quei soldi, come ha rivelato agli investigatori, sarebbero stati tutti spesi la mattina successiva in gratta e vinci, birra, slot machine e ricariche telefoniche.

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