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Pakistan, Sant'Egidio: una piccola vittima dell'attentato frequentava il nostro centro

15 marzo 2015 | 14.05
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Valeria Martano, responsabile della comunità per l'Asia, racconta che l'attentatore non è riuscito a entrare nella chiesa cattolica perché è stato fermato da una guardia, "un eroe"

(Xinhua)
(Xinhua)

Fra le vittime degli attentati a Lahore "c'è un bambino di dieci anni, Adish, che frequentava la nostra 'scuola della pace'". A raccontarlo all'Adnkronos è Valeria Martano, responsabile della comunità di Sant'Egidio per l'Asia, che conosce molto bene il quartiere dove due kamikaze si sono fatti esplodere davanti ad una chiesa protestante e una cattolica.

Il bambino, racconta, "era sul prato davanti alla Chiesa, forse stava giocando o aspettava di entrare a messa, quando è stato raggiunto dall'esplosione". Il quartiere di Yohana Abad "è un ex villaggio missionario dedicato a San Giovanni, che è stato a poco a poco inglobato nella periferia di Lahore. Il suo nome significa città di Giovanni", spiega Martano, che è stata sul posto a dicembre e vi tornerà a fine mese. L'attentatore non è riuscito ad entrare nella chiesa cattolica perché è stato fermato da una guardia, "un eroe", ci tiene a sottolineare Martano, secondo la quale "molto probabilmente si trattava di un musulmano, come il 99% dei poliziotti pachistani".

"Questi sono terroristi, non dobbiamo incolpare il popolo pachistano - dichiara - quando vado in Pakistan vedo voglia d'integrazione fra le giovani generazioni". "Lahore - aggiunge - è una città dove si lavora per l'integrazione, Yohana Abad è stata collegata con il centro di Lahore tramite un metrò leggero per favorire l'integrazione".

I cristiani in Pakistan sono "una minoranza molto povera e poco istruita", spiega Martano. La comunità di Sant'Egidio ha promosso in sei scuole di tre città pachistane il programma "Diritto alla scuola, diritto al futuro" per aiutare i ragazzi cristiani più meritevoli a proseguire gli studi.

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