"Diplomazia e Boris Johnson non sono, dopo tutto, dei sinonimi". Così il Guardian commenta oggi la nomina a sorpresa dell'ex sindaco di Londra a nuovo ministro degli Esteri britannico nel governo del neo primo ministro Theresa May. Il nuovo capo del Foreign Office? "una carriera di insulti e di gaffes", scrive ancora il quotidiano vicino ai laburisti nel fare un elenco delle esternazioni del politico conservatore, dalla poesia con Erdogan che fa sesso con una capra a Obama "mezzo keniota" e la Clinton "infermiera sadica". Dopo l'attacco a Obama, nota il giornale, "molti democratici americani guardano a lui come alla risposta britannica a Donald Trump".
Senza dimenticare che in politica estera, a parte la Brexit di cui è strenuo sostenitore, le opinioni di Johnson non sono sempre in linea con la posizione ufficiale finora tenuta da Londra. Nei commenti che scrive regolarmente sul Daily Telegraph non mancano infatti le lodi al presidente russo Vladimir Putin e le esortazioni a trovare un accomodamento con il presidente siriano Bashar Assad. Per il Guardian, la nomina di Johnson "è la prima conferma che Theresa May è pronta prendere dei rischi nel suo governo".
Come si troverà Johnson a dirigere il Foreign Office, già scosso dalla Brexit? Il quotidiano scrive che il ministero degli Esteri britannico "ha cercato di fare del proprio meglio sul voto del referendum ma ci sono stati vecchi ambasciatori in lacrime e fra i giovani diplomatici vi è rabbia per come i loro capi politici sono riusciti a buttar via quello che consideravano un pilastro dell'influenza del Foreign Office".