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Art.18, Poletti: ''No a pasticci all'italiana e tabù''

25 settembre 2014 | 12.34
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Il ministro del Lavoro in vista della direzione dem e dopo l'apertura della Cgil: ''Ascoltiamo tutti ma poi decidiamo''. Da Cuperlo appello al 'soluzione di buonsenso': ''Serve unità nel Pd''. Grillo: ''Vaffa Europa, l'articolo 18 non si tocca''. Renzi dagli Usa: ''Sul lavoro non è tempo di compromessi''

Il ministro Poletti (foto Infophoto)
Il ministro Poletti (foto Infophoto)

Sulla riforma del mercato del lavoro ''abbiamo bisogno di idee chiare. Non possiamo fare pasticci all'Italiana". Insiste sulla necessità della 'chiarezza' il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti intervenendo sugli emendamenti presentati dalla minoranza del Pd alla legge delega sul lavoro, che prevedono l'articolo 18 anche per i nuovi assunti ma solo dopo tre anni.

"Quando discutiamo nel merito delle cose, poi per metterci d'accordo pasticciamo. Dei pasticci non ne possono essere fatti - mette in chiaro, parlando a margine del convegno di Confindustria sulla finanza sociale - Non ci si può fermare davanti a dei tabù. Abbiamo bisogno di dare fiducia e dare chiarezza perché ci siano investimenti", aggiunge.

La volontà di discutere c'è. In Senato, dove ''vogliamo andare avanti nei tempi che ci siamo dati'' e dove, nonostante la valanga di emendamenti che alla fine sono ''nella norma dell'abituale vita parlamentare'', ''mi pare ci siano le condizioni per affrontare questa discussione nel modo giusto''. E anche con la Cgil che ieri si è detta pronta a discutere sugli anni senza articolo 18 per i nuovi assunti. ''Ascoltiamo le opinioni di tutti, ascoltiamo tutti quanti, poi alla fine governo e parlamento decidono".

CUPERLO - Un appello a trovare una ''soluzione di buon senso'', in nome dell'unità del Pd, arriva da Gianni Cuperlo di Sinistra dem. "Penso si possa discutere dell'allungamento del periodo di prova del contratto a tutele crescenti. Ma in ogni caso, terminato il periodo di prova non si può escludere in via di principio la possibilità per il giudice di valutare l'opzione della reintegra". Per Cuperlo è ''dovere del Pd discutere per trovare una posizione unitaria per fare della riforma del lavoro una riforma importante per il Paese. Le priorità sono tante: penso allo sfoltimento della giungla dei contratti, alle risorse per estendere tutele e formazione. E poi dobbiamo discutere nel merito del salario minimo per chi non ha un contratto e dei nuovi ammortizzatori".

GRILLO - Dopo aver ammiccato alla minoranza dem in nome di un no a una ''riforma infame'', Beppe Grillo anche oggi è netto sulla difesa dell'articolo 18. ''Non si tocca anche se ce lo chiede l'Europa. Anzi l'Europa, con rispetto parlando, può andarsene a fanculo. L'articolo 18 non si tocca'', scrive sul suo blog.

"Qui, qualcuno deve ancora spiegare le ragioni per cui togliere diritti ai lavoratori come l'abolizione dell'articolo 18 possa far ripartire l'economia. Senza certezze un lavoratore investirà di meno, la banca gli negherà un prestito", aggiunge il leader del M5S. Per Grillo ''l'equazione che vogliono far passare questi pescecani è semplice: chiudere i buchi della finanza internazionale con la sottrazione dei diritti sociali. Trasformare i lavoratori in schiavi. E per farlo, da noi hanno messo lì un vecchio e un bambino", conclude riferendosi alla coppia Napolitano-Renzi.

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