cerca CERCA
Venerdì 26 Aprile 2024
Aggiornato: 08:13
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Asaf Avidan e la crisi in Medio Oriente: "Abbiamo tutti le stesse paure e le stesse speranze"

11 luglio 2014 | 10.38
LETTURA: 3 minuti

Asaf Avidan e la crisi in Medio Oriente:

"Le paure e le speranze che tutti gli uomini nutrono ci fanno capire che siamo tutti uguali, che non c'è alcuna differenza tra di noi. Tutto sta in come impersonifichiamo la paura, che faccia gli diamo. Ma siamo tutti sulla stessa barca". Parla così della nuova escalation di violenza in Medio Oriente il cantautore e musicista israeliano Asaf Avidan, che l'Adnkronos ha incontrato ieri sera - nel meet & greet organizzato nell'ambito dell'iniziativa Priceless Rome - al termine dell'applauditissimo concerto acustico da solista tenuto dall'artista nella Cavea dell'Auditorium Parco della Musica, a due anni dal clamoroso successo internazionale di 'One Day/Reckoning Song' che lo ha portato in vetta alle classifiche di mezzo mondo.

Figlio di diplomatici israeliani, Asaf è tradizionalmente schivo su argomenti di politica internazionale e attentissimo alle parole. Normalmente evita nei colloqui con la stampa come sul palco di addentrarsi in considerazioni sul conflitto israelo-palestinese ("faccio musica, non politica", ha ripetuto spesso da quando, raggiunto il successo, viene interpellato per interviste e dichiarazioni"). Ma ieri sera, mentre sorseggiava il suo whisky nel foyer dell'Auditorium romano alla fine di un concerto intensissimo, in cui si è cimentato in una performance da polistrumentista di grande livello, tra chitarre, drum, armonica, xilofono, campionatori, e usando la sua inconfondibile voce come il più prezioso dei suoi strumenti, qualche parola l'ha voluta dire.

Lo spunto è una domanda volutamente 'larga' sul ruolo della musica nei momenti di crisi: "Dipende dal tipo di musica -esordisce Avidan- certa musica può essere più sociale o politica altra meno. Io credo in un senso più largo dell'esistenza. Può sembrare politicamente scorretto -dice il musicista nato a Gerusalemme nel 1980- ma penso che anche i disastri, quello che sta succedendo nel mio paese come in altra zone del mondo, esistano su base momentanea. Secondo me è necessario fare un passo indietro a volte. E guardare la vita, persino la guerra, in una prospettiva più larga. Perché poi tutto si riconduce alle grandi domande sull'esistenza, che sono poi alla base anche della mia musica: cosa significa la vita? Cosa significa l'esperienza umana? Ed è questo che ci accumuna tutti", conclude.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza