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"Restituite il cranio di Giuseppe Villella", è la richiesta della Calabria al Museo 'Lombroso' di Torino

07 settembre 2014 | 14.26
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Il comune di Motta Santa Lucia, che diede i natali al contadino calabrese, incarcerato a Vigevano e morto nell'ospedale di Pavia nel 1864. Su di lui, il criminologo fece l'autopsia per individuare quella che, secondo le sue discusse teorie, sarebbe stato "il tratto distintivo della delinquenza atavica. In autunno il processo d'appello a Catanzaro

Cesare Lombroso (Foto da Wikipedia)
Cesare Lombroso (Foto da Wikipedia)

"Restituite il cranio di Giuseppe Villella". E' la richiesta rivolta al Museo di antropologia criminale 'Cesare Lombroso' di Torino che parte dalla Calabria, in particolare dal comune di Motta Santa Lucia in provincia di Catanzaro che diede i natali al contadino calabrese Giuseppe Villella, incarcerato a Vigevano e morto nell'ospedale di Pavia il 16 agosto del 1864. In autunno, sarà discussa la causa presso la Corte d'Appello di Catanzaro.

Su di lui, il criminologo Lombroso fece l'autopsia per individuare quella che, secondo le sue discusse teorie, sarebbe stato "il tratto distintivo della delinquenza atavica", ossia la fossetta occipitale interna o cerebellare mediana, presunto "segno anatomico del delinquente per natura".

La vicenda giudiziaria è iniziata nel 2011, quando il Comune di Motta Santa Lucia ha adito alle vie legali per la restituzione delle spoglie del suo concittadino. Il 3 ottobre del 2012, il giudice unico del Tribunale di Lamezia Terme ha condannato l'università di Torino, presso cui ricade il Museo antropologico criminale 'Cesare Lombroso', a restituire il cranio di Villella, pagandone anche le spese per il trasporto e la tumulazione. Da parte sua, l'ateneo piemontese si è opposto e ha presentato richiesta di appello contro la sentenza di primo grado, impugnandola presso la Corte d'Appello di Catanzaro, invocando che la restituzione del cranio avrebbe "comportato lo smembramento della raccolta museale", anche se in precedenza era stato restituito alla Toscana il cranio di David Lazzaretti, il cosiddetto 'Messia dell'Amiata', ucciso dalla polizia nel 1878.

Sulla questione era intervenuto anche il ministero dei Beni culturali, in risposta a un'interrogazione parlamentare, sottolineando che "non esistono agli atti del Museo di antropologia criminale di Torino documenti da cui risultino le modalità di acquisizione dei reperti". Fattore cui ora si appella anche il Comune calabrese di Motta Santa Lucia per la restituzione del cranio di Giuseppe Villella, appellandosi al codice etico dei musei che prevede, in relazione al tema dell'acquisizione delle collezioni, anche il ritiro dall'esposizione al pubblico, se non si documenta "la loro legittima provenienza".

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