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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

31 maggio 2016 | 10.06
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"La crisi delle banche italiane è molto più grave di quanto non si dica. C'è una sola via d'uscita, l'intervento pubblico. So bene che significa sottomettersi alla temuta Troika. Ma non vedo alternative. La nostra vigilanza sulle banche non è stata sufficientemente attenta, stiamo facendo un'indagine interna per accertare le responsabilità". Così, in un'intervista a 'Il Fatto Quotidiano', l'economista Luigi Zingales.

"Abbiamo mobilitato 120 milioni di aiuti straordinari diretti più 600 milioni con i tagli a Imu e Irap approvati nella legge di stabilità. Siamo uno dei governi Ue che ha investito di più. Abbiamo concordato con l'Abi una moratoria di 30 mesi sui mutui. E ora andremo a Bruxelles come capofila di un' iniziativa che stiamo concordando con Francia, Germania e Spagna, per puntare a nuovi strumenti comunitari per gestire la produzione. La filiera del latte si deve organizzare di più. Oggi come oggi nel settore c'è ancora troppa frammentazione. Va superata questa debolezza strutturale. Servono più organizzazioni di produttori, più cooperative". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina.

"Oggi il sindacato ha innanzitutto il problema di riuscire a incontrare i suoi interlocutori. E spero che sia alle spalle la stagione in cui si andava in assemblea in fabbrica non per cercare di far contare i lavoratori ma per contarsi tra organizzazioni. Noi fummo accusati di pansindacalismo. Cgil-Cisl e Uil erano forti, avevano consenso e certamente erano in grado di orientare le scelte della politica. Oggi siamo invece, mi pare, al panpoliticismo: la politica decide senza consultare nessuno. Non mi pare che la situazione sia migliore di allora". Così, in un'intervista a 'La Repubblica', Giorgio Benvenuto, segretario generale della Uil tra il '76 e il '92.

"Uno stuolo d'intellettuali e giuristi afferma che il vero pericolo è l'eccesso di potere del governo, piuttosto che la sua debolezza. Insomma, è meglio che nessuna forza abbia abbastanza potere per governare. Ciò che va bene per le altre democrazie occidentali, dalla Francia alla Gran Bretagna, non va bene per noi. Forse perché i cittadini italiani sono ancora immaturi. Fiumi di parole e d'inchiostro spesi contro i sistemi proporzionali e l'instabilità della nostra democrazia sono totalmente dimenticati (anche da giornali autorevoli e commentatori che in passato avevano sostenuto queste posizioni). Ora il solo problema è evitare che Renzi possa vincere la battaglia per la riforma costituzionale e rafforzare la propria posizione elettorale. Ma perché, invece, i partiti di opposizione non si adoperano per vincere le elezioni?". Lo scrive su 'l'Unità', l'economista Pietro Reichlin.

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