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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

16 gennaio 2017 | 10.21
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"Ero scettico sull’euro prima che fosse introdotto e purtroppo i miei timori si sono dimostrati corretti. È stato un fallimento. L’euro era partito sulla base di alcuni presupposti sbagliati". Così, intervistato dal 'Corriere della Sera, Roland Berger, fondatore della 'Roland Berger Strategy Consultants', società di consulenza strategica tedesca.

"Si pensava che il tasso di cambio all’ingresso -continua- avrebbe garantito che la competitività dei diversi Paesi si sarebbe aggiustata. Inoltre le fondamenta del progetto erano costruite sul trattato di Maastricht, ma dall’introduzione dell’euro le sue regole sono state violate almeno 165 volte. E si pensava che ci sarebbe potuta essere una politica economica e di bilancio dell’area monetaria, che avrebbe portato a risultati coordinati".

"E' la fine di un’epoca. La fine dell’utopia della globalizzazione. E, seppur in modo soft, questa data ha una portata storica simile alla caduta del comunismo". Così l'ex-ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sull'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, a cui è stato invitato.

Per Tremonti "quella che sta crollando è un’utopia. L’utopia della globalizzazione. Un’utopia che era stata costruita sulla base di due formule chiare e interconnesse: “politically correct” e “responsibility to protect”. È durata vent’anni esatti".

"Divergenze" sui temi del lavoro nel partito "ci sono sempre state, il fatto è che non se ne discute, come sul risultato delle amministrative. Vogliamo fare una cosa di buon senso sui voucher? Non cancelliamoli, ridimensionamoli". Così, intervistato da 'La Repubblica', Pier Luigi Bersani.

"Ammettiamolo: ci sono scappati di mano -continua Bersani- e sono esterrefatto che ministero del Lavoro, Inps e Istat lo neghino".

Sulle banche, Matteo Renzi "si limita come in passato a gettare le responsabilità sui predecessori". Lo scrive Mario Monti in una lettera a 'Repubblica' in cui ancora una volta respinge le accuse di immobilismo mosse dall'ex premier al suo governo sulla messa in sicurezza delle banche italiane.

Monti chiarisce anche le responsabilità sul 'rischio Grecia': "L’Italia riuscì a scongiurare quel rischio già nella primavera del 2013", sottolinea l'ex presidente del Consiglio che poi aggiunge: "Un 'rischio Grecia' potrebbe sempre ripresentarsi, in forme vecchie o nuove. Tra la fine del 2011 e la primavera del 2013 si superò l’emergenza finanziaria, si fece un’incisiva riforma delle pensioni, si avviarono alcune misure per la crescita".

"Da allora sono passati quasi quattro anni, nei quali molto è stato fatto. Ma sarebbe stato auspicabile completare il risanamento del bilancio pubblico, andare più avanti nelle politiche per la crescita concentrando su di esse tutte le risorse disponibili invece di destinarne parte cospicua a vari 'bonus', affrontare con maggiore decisione le situazioni bancarie problematiche".

Ricapitalizzare le banche e varare una legge elettorale che garantisca stabilità e libertà di azione al governo: su queste leve l’Italia deve agire immediatamente per uscire dall’impasse descritta dal World Economic Forum. È questo il suggerimento che arriva, in un'intervista a 'La Stampa', da Michael Spence, premio Nobel per l’Economia nel 2001 per le sue analisi dei mercati con informazione asimmetrica e docente alla Stanford University.

Secondo Spence "il primo problema è senza dubbio il debito pubblico pesante che costringe il governo ad agire in una direzione che non agevola iniziative di crescita, soprattutto di crescita diffusa e moderna".

"Il settore bancario si sta ristrutturando in modo veloce ed originale. Le banche sono fra loro tutte diverse e non riconducibili a un solo modello. Su queste e su altre tematiche vi è un confronto costruttivo con i sindacati che sta portando risultati concreti". Così, intervistato da 'Libero', il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli.

"Ogni banca -continua Patuelli- sta sviluppando il proprio piano industriale non limitandosi alle sole dolorose chiusure di filiali, ma producendo e distribuendo sempre ulteriori servizi compatibili con il Testo unico bancario. Il pluralismo competitivo dei modelli bancari darà certamente risultati".

Il jobs Act è stato fatto "innanzitutto per abbattere ilmuro tra protetti e non protetti, creando un contratto a tutele crescente. Poi per aumentare le protezioni, gli ammortizzatori sociali, combattere le false partite Iva". Così, intervistato da 'Libero', il consigliere economico di Renzi, Tommaso Nannicini.

"L’idea era -continua- di rendere reattivo il mercato a nuove assunzioni, quando la crescita fosse partita. Vista la crescita fragile, i risultati sono perfino superiori alle attese".

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