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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

11 gennaio 2018 | 10.30
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

La commissione sugli smartphone in classe, scrive Valeria Fedeli ministro dell'Istruzione in un intervento pubblicato su Avvenire, "sta terminando il lavoro con la produzione di un documento finale equilibrato e di supporto alle scuole" e "rappresenta un modo non di prendere posizione a prescindere su smartphone e altri device, ma di interrogarsi su dinamiche che sono inevitabilmente connesse alla funzione educativa". "Limitarsi a vietare ogni tipo di device in classe non avrebbe altro risultato che tenere la scuola lontana da uno spazio sociale e culturale - oltre che tecnologico - che oggi è determinante nella vita dei più giovani, e non solo. Significherebbe chiudere gli occhi di fronte al telefonino tenuto in tasca e usato per scambiarsi messaggi, e significherebbe soprattutto lasciare ragazze e ragazzi soli, senza accompagnamento e senza educazione nell' uso degli strumenti", spiega Fedeli.

"Luigi Di Maio ha consegnato alla stampa un suo scritto in cui annuncia che il Movimento 5 Stelle sta elaborando un piano per ridurre in due legislature il debito pubblico del 40 per cento del Pil, da 130 circa, il livello di oggi, a 90". Iniziano così Alberto Alesina e Francesco Giavazzi un editoriale sul Corriere della Sera. "Queste favole fiscali -scrivono- sono solo leggermente meno fantasiose delle promesse di Donald Trump (al quale Di Maio evidentemente si ispira), quando in campagna elettorale annunciava che avrebbe annullato il debito pubblico americano in 8 anni (due legislature appunto) aumentando, anche lui, le spese per infrastrutture e riducendo le imposte. Di Maio (proprio come Trump) non ci dice come intenda realizzare questa straordinaria riduzione del debito. Trenta-quaranta punti di taglio sul Pil in 10 anni non sono impossibili ma richiedono almeno un paio di cose: dei surplus di bilancio notevoli (altro che aumenti di spese e abolizione della legge Fornero!), e dei tassi di interesse reali che rimangano assai bassi, e questo non dipende da noi".

"La ragione per cui crescita senza inflazione -scrive l'economista Giorgio Barba Navaretti sul Sole 24 ore- preoccupa è perché negli ultimi anni la crescita degli investimenti e l' aumento di produttività, soprattutto nelle economie avanzate, sono stati bassi, inferiori al decennio precedente. Dunque, per quanto la domanda aggregata sia in ripresa, l' output complessivo creato dall' economia è rimasto a lungo inferiore al suo livello potenziale, ossia il livello che potrebbe raggiungere se l' economia fosse a pieno regime, se tutte le risorse disponibili fossero occupate. Questo fenomeno, un gap negativo tra output potenziale e reale, si traduce in un tasso di disoccupazione che rimane elevato in diversi Paesi europei, una scarsa pressione sui salari e di conseguenza sui prezzi".

"Dalla proposta del salario minimo legale a quella sul reddito di cittadinanza arriva la conferma che la politica - con qualche eccezione - non sa cosa sia oggi il lavoro. Si continuano ad applicare vecchi schemi, ad alimentare il precariato, a dare alle imprese tutto ciò che chiedono mentre la nuova emergenza oggi si chiama bassi stipendi dei lavoratori come ripete da tempo il presidente della Bce, Mario Draghi. Vanno aumentati, punto e basta". Lo dice la leader della Cgil Susanna Camusso a La Repubblica. La politica, almeno una parte, sembra parlare come la Cgil: abolizione del Jobs Act, dice Berlusconi, salvo poi ripensarci; cancellazione della legge Fornero, ripete Salvini. "Sono loro che dovrebbero essere imbarazzati -dice Camusso-: l' attacco all' articolo 18 parte con erlusconi, passa per Monti e arriva al Jobs Act di Renzi. A manomettere per primo la legge Dini sulle pensioni è stato il centro destra. Il famoso "scalone" era quello di Maroni, ministro leghista del governo ministro leghista del governo Berlusconi. Non credo che né uno né l'altro abbiamo intenzione di reintrodurre l' articolo 18 o di tornare alla legge Dini, men che meno di adottare la Carta dei diritti della Cgil e la pensione di garanzia per i giovani. Sono solo slogan per far presa in particolare sui lavoratori. Non hanno alcun progetto se non peggiorare ciò che oggi è già pessimo".

"L' obiettivo «inflazione al 2%» è il fratello gemello della politica monetaria espansiva del Quantitative easing di creazione di grande liquidità da parte delle banche centrali per acquistare titoli di stato e, soprattutto, i titoli cosiddetti abs, asset-backed-security in possesso delle grandi banche, che spesso sono di carattere speculativo e di bassa affidabilità. Il programma avrebbe dovuto spingere il sistema bancario a concedere più crediti alle imprese e alle famiglie che così avrebbero creato più investimenti, più ricchezza, più consumi e, quindi, anche generato la desiderata inflazione del 2%. Così non è stato". Lo scrivono su Italia Oggi gli economisti Mario Lettieri e Paolo Raimondi. "Si è trattato di due automatismi che non hanno funzionato. L' unico parametro che, invece, è veramente cresciuto è stato quello concernente i debiti pubblici e quelli delle imprese".

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