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Ue: 'pacchetto generico' pure per alcolici? Ipotesi preoccupa produttori

29 luglio 2015 | 18.31
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Ue: 'pacchetto generico' pure per alcolici? Ipotesi preoccupa produttori

Torna a far discutere l'ipotesi 'pacchetto generico' anche per le bevande alcoliche, sulla scia delle misure prese per i prodotti di tabacco dall'Unione europea. L'idea che nelle bottiglie di vino, e non solo, al posto di etichette dalla grafica curata nei minimi dettagli, magari affidata a mani artistiche, possa comparire presto solo una anonima quanto minacciosa scritta, evocante i rischi per la salute, è cominciata a circolare da più parti. In Irlanda, paese notoriamente ad elevato tasso di consumo di alcolici, questa misura è stata raccomandata da una commissione parlamentare con tanto di report in cui si mettevano al bando loghi, colori e altri segni commerciali distintivi per le bottiglie vendute nel paese.

E a evidenziare il 'rischio' che i limiti imposti sul pacchetto generico alle sigarette possano essere estesi anche a vino e alcoolici è stato proprio nei giorni scorsi, sull'edizione francese dell’Huffington Post, Jean-Robert Pitte, autorevole membro dell’Accademia di scienze morali e politiche e dell'Accademica del vino di Francia, paese che con il nostro si contende il primato nella produzione vinicola.

Non stupisce, quindi, che ad essere preoccupati rispetto a questo scenario siano anche i produttori italiani. A confermarlo, con Labitalia, è l'Assodistil, l'Associazione che rappresenta i distillatori di alcoli e acquaviti, prodotti di nicchia fra le eccellenze del made in Italy. "Non è certo l'etichetta che cambia i consumi; è l'informazione che deve essere corretta, fin dalla scuola, e portare a un consumo responsabile e in generale a una corretta alimentazione", afferma senza mezzi termini il presidente di Assodistil, Antonio Emaldi.

"In Italia - ricorda - non abbiamo un problema di consumi eccessivi di alcol, come in Irlanda. Anzi, abbiamo un consumo pro-capite di alcol che è tra i più bassi in Europa. E anche il gettito derivante dalle imposte sul consumo di bevande spiritose è in calo: questo vuol dire che se ne consumano di meno. Del resto, cambia lo stile di vita e questo rappresenta una sorta di disincentivo naturale: vino e grappa non si bevono più per assumere calorie o per riscaldarsi, ma per il piacere di bere".

C'è poi un altro aspetto fondamentale per il mercato italiano, quello dell'export. "Il vino - dice il presidente di Assodistil - rappresenta una delle principali voci del nostro export e il fatturato è in aumento soprattutto verso paesi che sono extra-europei e dove questi divieti non esistono: che senso avrebbe vendere in questi paesi bottiglie con 'teschi' sopra alle etichette?".

Un'etichetta esauriente, invece, è fondamentale, assicura Emaldi: "Non tutti sono esperti di bevande alcoliche e il consumatore deve poter discernere: per esempio, è importante anche che le informazioni siano scritte in caratteri adeguati e comprensibili. Quello che occorre promuovere - ribadisce - è il consumo consapevole".

Anche per Federvini, la Federazione di industriali, produttori, esportatori e importatori di settore, "la via per contrastare gli eccessi e lo 'sballo' non è certamente quella di scioccare i consumatori". "Chi beve in modo improprio - avverte - continuerà a farlo perché è il suo stile di vita che è sbagliato, e non saranno strategie come quella delle etichette 'regimentate' a scoraggiare il consumo".

Per Federvini, quindi, "è indispensabile lavorare su una cultura che offra al consumatore gli elementi per procedere nella propria scelta e capire se, come e cosa bere; preferiamo fare educazione e dare informazioni corrette relative al consumo di bevande alcoliche piuttosto che inseguire azioni sbalorditive".

Oltretutto, dice Federvini, "siamo davanti a idee sbagliate e ad accostamenti impropri tra due settori, tabacco e bevande alcoliche, completamente differenti". "Crediamo, infine, che la 'moderazione' spetti anche al legislatore nel prendere dei provvedimenti che siano giusti e non debbano poi fronteggiare le conseguenze derivanti da misure restrittive eccessive", conclude.

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