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Jobs act: consulenti lavoro, cambia rapporto part-time e intermittente

30 luglio 2015 | 15.25
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Le novità introdotte dal decreto legislativo 81/2015 sul riordino delle tipologie contrattuali, attuativo del Jobs act, sono analizzate dalla Fondazione Studi nella circolare numero 18 del 2015, la quinta dedicata alla riforma che è illustrata anche in 8 schede riassuntive.

Jobs act: consulenti lavoro, cambia rapporto part-time e intermittente

Lavoro part-time applicabile anche alle pubbliche amministrazioni e lavoro a chiamata regolamentato dalla contrattazione collettiva. Queste alcune delle novità sul rapporto di lavoro a tempo parziale e sul lavoro intermittente, introdotte dal decreto legislativo numero 81/2015 sul riordino delle tipologie contrattuali, attuativo del Jobs act, che vengono analizzate dalla Fondazione Studi consulenti del lavoro nella circolare numero 18 del 2015.

"Nello specifico del lavoro part-time -spiega la Fondazione Studi- il legislatore interviene unificando, dopo una 'divisione' durata ben dodici anni, la disciplina applicabile al settore pubblico e al settore privato, dovuta alle modifiche apportate alla norma originaria dal decreto legislativo numero 276 del 2003 che, però, non era applicabile per espressa previsione alle pubbliche amministrazioni".

"Con lo scopo poi -avverte- di semplificare la definizione del rapporto di lavoro a orario ridotto, non viene più riproposta la divisione tra part-time orizzontale, verticale e misto, e vengono ricomprese nelle clausole elastiche (variazione della durata della prestazione) le clausole flessibili che comportavano la facoltà di variare la collocazione dell’orario di lavoro. Tale unificazione ha, da un lato, semplificato ma, dall’altro, impone al datore di lavoro il riconoscimento, anche per la sola variazione della collocazione, di un maggiore compenso".

"Clausole elastiche che, se non previste dalla contrattazione collettiva, potranno essere previste -sostiene la Fondazione Studi- dal contratto solo con l’aiuto della commissione di certificazione che acquisisce, così, un nuovo ambito di intervento".

Da rimarcare, poi, osserva, "l’estensione della tutela al diritto alla trasformazione del rapporto per i lavoratori con particolari esigenze di salute o familiari quali i soggetti affetti da gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti".

"Nell’ambito del lavoro intermittente -continua- è da sottolineare come il legislatore ribadisca la necessità che la contrattazione collettiva intervenga per definire le esigenze che rendono utilizzabile il lavoro a chiamata, mentre in sua assenza dovrà intervenire un apposito decreto ministeriale di cui, però, ancora oggi, non se ne ha traccia".

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