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Imprese: premi Assiteca per migliori politiche di risk management

27 gennaio 2017 | 11.56
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Imprese: premi Assiteca per migliori politiche di risk management

Assegnati i premi Assiteca. Dal 2010 Assiteca, il maggior broker assicurativo italiano indipendente quotato sul mercato Aim di Borsa Italiana, segnala le aziende che praticano le migliori politiche di risk management attraverso un premio annuale dedicato a 'La gestione del rischio nelle imprese italiane'. Il tema scelto per questa settima edizione è 'Innovazione digitale: storie di successo', nella convinzione che la Digital Transformation sia una grande opportunità per le imprese italiane ma anche per sensibilizzare verso un tema sempre più urgente: la cyber security.

All’indagine, a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano, hanno partecipato complessivamente 237 aziende distribuite su tutto il territorio nazionale. In base ai questionari e alle candidature raccolte, il Comitato tecnico scientifico ha definito il ranking delle aziende più virtuose, scegliendo prima le 26 finaliste e infine le aziende vincitrici.

Come ha detto Luciano Lucca, presidente di Assiteca, “siamo orgogliosi attraverso il nostro Premio di richiamare ogni anno l’attenzione sui temi del Risk Management. Quest’anno abbiamo scelto un tema di grande attenzione, quello della digital innovation, che abbiamo voluto approfondire anche dal punto di vista della sicurezza informatica, tema sempre più presente nell’ambito dei rischi aziendali. Siamo felici di aver portato alla luce con l’indagine e le premiazioni tante eccellenze nazionali, distribuite su tutto il territorio e speriamo che la ricerca condotta dal Politecnico in funzione del Premio possa dare un contributo alla riflessione, ma anche uno slancio all’azione”.

Ed ecco le aziende vincitrici. Per Business intelligence, big data e analytics: nella categoria Grandi Imprese/Nord Bosch Rexroth Spa (Cernusco sul Naviglio - MI), soluzioni e servizi per applicazioni industriali e mobili; nella categoria Grandi Imprese/Centro Sud Natuzzi Spa (Santeramo in Colle - BA), produzione e vendita di divani, poltrone e mobili.

Per Soluzioni mobile: nella categoria Grandi Imprese Madi Ventura Spa (Genova), commercio all’ingrosso e lavorazione frutta secca; nella categoria Piccole e Medie Imprese Futura Spa (Capannori - LU), soluzioni innovative per il tissue converting. Per E-commerce, mobile commerce, mobile payment: nella categoria Grandi Imprese Banca Mediolanum Spa (Basiglio - MI), finanza.

Per Smart manufacturing/industria 4.0: nella categoria Grandi Imprese Gruppo Fontana (Veduggio con Colzano - MB), produzione bulloneria; nella categoria Piccole e Medie Imprese/Nord Meccanostampi Srl (Limana - BL), costruzione di stampi e stampaggio di materie plastiche; nella categoria Piccole e Medie Imprese/Centro Sud MV Line Spa (Acquaviva delle Fonti - BA), produzione di zanzariere, sistemi filtranti e oscuranti. Per Digital transformation: nella categoria Grandi Imprese Fater Spa (Pescara), produzione assorbenti igienici e prodotti per la pulizia della casa.

Il Report redatto dal Politecnico di Milano offre una riflessione sui temi della digital innovation e fotografa come stanno reagendo le imprese italiane alle sfide del cambiamento digitale. I risultati svelano un nuovo tessuto produttivo del Bel Paese in cui la digitalizzazione è soprattutto un processo culturale che impone di ripensare il modo di fare business, di adottare nuove modalità organizzative, cambiare i processi e le responsabilità all’interno dell’azienda mettendo al centro le persone e le loro competenze.

Ne emerge che il 95% delle aziende analizzate ritiene l’innovazione digitale un fattore rilevante. Nella maggioranza dei casi, il 40% delle aziende intervistate, l’innovazione digitale rappresenta un driver per migliorare efficacia ed efficienza dei processi; ben il 37% dei casi la considera un fattore imprescindibile per lo sviluppo futuro del business; il 18% pensa che sia importante per non perdere competitività. Solamente il 5% del campione ritiene l’innovazione digitale non prioritaria.

La percezione del ruolo dell’innovazione cambia in base alla dimensione aziendale. Per le imprese con oltre 250 dipendenti sale dal 37% al 51% la quota di chi la ritiene un fattore imprescindibile per il futuro, solo il 2% non ne vede la rilevanza. Tra le medie il driver più forte è l’opportunità di migliorare i processi aziendali. Emblematico, infine, il fatto che per le imprese tra 50 e 100 dipendenti raddoppia la percentuale di chi è mosso dalla concorrenza e dal timore di perdere quote di mercato: le imprese più piccole sembrerebbero più mosse dal timore della digital disruption che dall’opportunità della digital transformation.

Meno di un’azienda su quattro investe più dell’1% del fatturato in Ict, solo il 3% investe oltre il 5%, mentre il 69% investe meno dell’1% dei ricavi complessivi in Ict e addirittura il 7% delle imprese non ha effettuato nell’ultimo anno alcun investimento in tecnologie digitali. La media complessiva è pari all’1,1%. La proporzione tra budget investito in Ict e fatturato cresce con l’aumentare della dimensione aziendale: considerando solo le aziende con più di 250 dipendenti, la media degli investimenti Ict sui ricavi è del 2,3%.

Un fattore critico di successo nei progetti di innovazione digitale è la definizione di accurati modelli di governance. Dalla ricerca emerge che, non sempre, l’attenzione al digitale si è già tradotta nella creazione di ruoli e strutture organizzative dedicate alla gestione delle strategie di digital transformation. Solo nel 14% dei casi è stata creata un’unità responsabile dei progetti di innovazione. In più, in molte realtà non vi è una chiara strutturazione dei ruoli e delle attività: nel 18% delle aziende analizzate la gestione non è strutturata e occasionale e nel 4% le diverse unità organizzative si muovono con autonomia, senza un presidio centralizzato.

E’ assai elevata la consapevolezza dichiarata verso i temi della sicurezza informatica: ben il 67% delle aziende intervistate ha introdotto sistemi di information security. Circa 8 aziende su 10 hanno inoltre sviluppato policy e procedure per proteggere la rete aziendale e le relative risorse da accessi non autorizzati, furti, modifiche o interruzioni di servizio, oltre a sistemi volti a garantire la protezione e la gestione dei dati nell’intero ciclo di vita. Ancora poco diffusi, invece, i sistemi di sicurezza legati ai nuovi trend tecnologici: mobile, cloud e big data.

Tra i timori percepiti dalle imprese la perdita di dati sensibili è al primo posto (3/4 delle aziende), al secondo i possibili attacchi informatici (72%) infine i danni reputazionali (61%).

Ancora poco frequente però la copertura assicurativa di questi rischi: 4 aziende su 5 non possiedono coperture dal rischio cyber. Il 36% del campione non considera rilevante il problema, il 22% ritiene il settore cyber insurance ancora immaturo, mentre un altro 22% sta valutando delle coperture per il prossimo futuro. Solo un’azienda su 5 ha adottato delle coperture, ma sono per la stragrande maggioranza polizze generiche che coprono indirettamente anche i rischi informatici.

A dimostrazione che l’approccio alla gestione della sicurezza informatica sia ancora tattico e non strategico oltre 4 aziende su 10 non conoscono le implicazioni del nuovo regolamento europeo in tema di privacy (Gdpr) e, tra queste, oltre la metà afferma di non conoscerlo affatto. Ma, soprattutto, 3 aziende su 4 non hanno ancora istituito alcun ruolo specifico dedicato alla gestione della sicurezza informatica.

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