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Voucher: Inca Cgil, tutela Inail? buone intenzioni e cattive pratiche

28 febbraio 2017 | 11.32
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Voucher: Inca Cgil, tutela Inail? buone intenzioni e cattive pratiche

"Tutela Inail contro infortuni e malattie professionali? Buone intenzioni e cattive pratiche". A dirlo il dossier sui voucher dell'Inca, il patronato della Cgil, presentato oggi a Roma. "Formalmente il lavoratore pagato con voucher -spiega- è coperto dal rischio infortuni. Perciò, ad ogni evento scatta l’assicurazione Inail che gli garantisce 32,38 euro dal 4° al 90° giorno di assenza dal lavoro e di 40,48 euro, dal 91° giorno fino alla guarigione. Importi che vengono calcolati sulla base di minimali retributivi convenzionali".

"Stante così le cose -avverte- il voucherista può dirsi quasi 'fortunato', perché quando si fa male a causa del lavoro, paradossalmente, riceverebbe più di quanto guadagna in un anno, considerando che il reddito pro capite medio è di circa 450 euro netti (60 voucher), pari a 50 euro mensili e a 2,27 euro al giorno".

"Ma così non è di fatto -continua- le imprese non denunciano gli infortuni e corrono ai ripari solo quando l'incidente è grave e, dunque, non camuffabile con una semplice malattia (per la quale non c’è tutela alcuna). Una cattiva pratica, già ampiamente sedimentata tra molte aziende, che però nella specificità dei percettori di voucher è una regola generale, in mancanza di qualsiasi vincolo contrattuale".

"Sul piano dei dati statistici -continua l'Inca- nonostante la scarsa incidenza del fenomeno degli infortuni sul lavoro, che investe i percettori di voucher, va segnalato comunque che solo un anno fa, nell’aprile 2016, l'Inail ha lanciato un allarme sottolineando come quasi sempre il pagamento del voucher coincida, con il giorno della denuncia di infortunio da parte dell’impresa e non è preceduto da alcun tipo di rapporto di lavoro. Il meccanismo è semplice: il lavoratore in nero si fa male gravemente. L'azienda è costretta a tirare fuori dal cassetto il ticket di 10 euro per la copertura assicurativa, precedentemente acquistato e non utilizzato, e dimostra, in questo modo, di essere in regola con la legge".

"Un prezzo minimo da pagare -osserva- per il massimo guadagno. Il datore di lavoro non deve rispettare alcun vincolo; né dimostrare la sussistenza di un rapporto di lavoro diverso, visto che è solo occasionale, potendo in questo modo continuare all’infinito a utilizzare manodopera in nero, senza rischi. E se arriva qualche visita indesiderata di ispettori o carabinieri, ripete la stessa sceneggiata. A tal proposito, si consideri anche che nell’attività ispettiva dell’Istituto svolta nel 2016 su 20.876 aziende, sono stati 'scovati' 5.007 lavoratori totalmente in nero, per lo più nei settori terziario (3.151) e nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione 1.220), dove, non a caso, si concentra il maggior utilizzo dei voucher e dove è stato rilevato oltre l'80% delle denunce di infortunio.

L’Inail stesso, "nel corso di una audizione presso la commissione Lavoro della Camera ha segnalato un preoccupante aumento degli eventi infortunistici, che investe i percettori di voucher: tra il 2012 e 2015 sono passate da 422 a 1.701; una crescita marcata e in controtendenza, ha sottolineato l’Istituto, considerando l’andamento decrescente degli infortuni, nello stesso periodo, registrato per il complesso delle categorie di lavoratori, pari a -14,6%. Il che fa supporre come l'andamento delle denunce abbia accompagnato l’estensione senza limiti dell’utilizzo dei voucher e come il fenomeno infortunistico sia ancora in larga parte un terreno inesplorato, che sfugge più facilmente alle statistiche ufficiali".

"Analogo ragionamento vale -sottolinea l'Inca- se si prendono in considerazione i dati relativi ai decessi sul lavoro: nel periodo 2012-2015 sono deceduti 23 lavoratori, con una media di 6 persone ogni anno; due nel 2013, sei nel 2014, quindici, nel 2015. Il maggior numero di morti (11 in tutto) è stato rilevato, in particolare, nel 2014. Tra questi, spicca il fatto che 16 decessi hanno riguardato lavoratori impiegati nel settore industria e servizi e 6 in agricoltura".

Per quanto riguarda il 2016, "l’andamento crescente non è smentito: anche se si tratta di dati ancora provvisori (rilevati al 31 dicembre 2016 e, quindi, non ancora consolidati), l'Inail indica comunque una tendenza ad un incremento sia per le denunce in complesso (1.817 casi) sia per gli eventi mortali (7 decessi)".

"Se per gli incidenti sul lavoro -commenta il patronato della Cgil- l'andazzo è questo, per le malattie professionali potremmo parlare addirittura di totale inesistenza, considerando il gran numero di datori di lavoro in capo a ciascun voucherista. In questo caso, le possibilità di un riconoscimento da parte di Inail sono pari a zero. Il lavoratore per una qualsiasi patologia correlata al lavoro, prestando la sua opera in diverse aziende, non ha nessuna possibilità che gli venga riconosciuta. L’anamnesi lavorativa, necessaria per ricostruire le cause della malattia, si rivela un percorso impossibile da seguire perché l'occasionalità della prestazione cancella ogni traccia del suo passato".

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