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Mps: Mussari, Vigni e Baldassarri condannati a tre anni e sei mesi

31 ottobre 2014 | 18.06
LETTURA: 4 minuti

Con la sentenza arriva a conclusione il primo processo dell'inchiesta sullo scandalo. L'ex presidente della banca, l'ex direttore generale e l'ex direttore dell'area finanza accusati di aver ostacolato le funzioni della Banca d'Italia, in relazione all'occultamento del contratto stipulato dall'istituto con Nomura per la ristrutturazione del derivato 'Alexandria'

(Adnkronos)
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Tre anni e sei mesi di condanna per l'ex presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari, l'ex direttore generale Antonio Vigni e l'ex direttore dell'area finanza Gianluca Baldassarri: è questa la sentenza emessa dal Tribunale di Siena nei confronti dei tre imputati accusati di ostacolo alle funzioni dell'autorità di vigilanza, cioè la Banca d'Italia, in relazione all'occultamento del contratto stipulato da Mps (il "mandate agreement") con la banca giapponese Nomura per la ristrutturazione del derivato 'Alexandria'.

La sentenza è stata pronunciata dal presidente del collegio giudicante Leonardo Grassi al termine della camera di consiglio, durata poco più di tre ore e mezzo. Il Tribunale ha dimezzato le richieste avanzate dai pm. La pubblica accusa aveva chiesto 7 anni per Mussari e 6 anni per Vigni e Baldassarri. Per tutti e tre i condannati è stata decretata l'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

Con la sentenza è arrivato a conclusione il primo processo dell'inchiesta sullo scandalo Mps ed è una 'costola' del filone principale d'indagine sull'acquisizione di Banca Antonveneta, nel frattempo trasferita per competenza al Tribunale di Milano, dove i fascicoli sono ancora aperti. I restanti processi, dunque, saranno celebrati a Milano.

Il processo era iniziato a Siena il 26 settembre 2013, dopo che nel giugno precedente il Gip aveva accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pm della Procura di Siena titolari dell'inchiesta (Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso). L'accusa ha sempre sostenuto che i tre imputati hanno nascosto agli ispettori della Banca d'Italia e agli organismi interni di Mps il 'mandate agreement' perché erano consapevoli che l'operazione sarebbe stato un "disastro" per Rocca Salimbeni.

Mussari, Vigni e Baldassarri sono considerati colpevoli di aver nascosto nella cassaforte personale dell'ex direttore generale della Banca a Rocca Salimbeni il 'mandate agreement', ovvero il contratto, che fissava i termini della ristrutturazione di 'Alexandria' con Nomura, in modo da evitare di iscrivere nel bilancio 2009 la perdita del derivato, poi costata alla nuova gestione della banca circa 500 milioni di euro. Un contratto che contribuì a creare il 'buco' nei conti della banca senese, indebitatasi oltre misura per l'acquisizione di Banca Antonveneta.

Il contratto occultato venne ritrovato solo nell'ottobre 2012 dall'attuale amministratore delegato di Mps, Fabrizio Viola, nella cassaforte che era nell'ufficio privato di Vigni e subito fu consegnato ai magistrati senesi.

Gli avvocati degli imputati - Tullio Padovani e Fabio Pisillo per Mussari, Franco Coppi e Enrico De Martino per Vigni e Filippo Dinacci e Stefano Cipriani per Baldassarri - hanno sempre sostenuto che all'interno della banca si sapeva dell'esistenza del 'mandate agreement' e che questo documento non era un segreto neppure per gli ispettori della Banca d'Italia. Per questo motivi gli avvocati difensori durante il dibattimento in aula hanno chiesto ai giudici l'assoluzione con formula piena per tutti e tre gli imputati.

"Faremo appello contro la sentenza di condanna", ha annunciato l'avvocato Tullio Padovani, uno dei legali di Mussari. L'avvocato Francesco Marenghi, del collegio difensivo di Mussari, presente all'udienza, ha commentato: "Siamo rimasti sorpresi dalla decisione del Tribunale, perché ci aspettavamo tutt'altro esito, cioè l'assoluzione completa. A questo punto tuttavia ci asteniamo da ogni commento in ordine ad un provvedimento allo stato immotivato".

"Una volta depositate le motivazioni della sentenza di condanna - ha aggiunto Marenghi in una dichiarazione all'Adnkronos - le valuteremo e proporremo appello per far valere quelle prove e quelle le argomentazioni che avevamo sostenuto a Siena e che dimostrano l'assoluta estraneità dell'avvocato Mussari a qualunque contestazione".

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