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Grecia: De Felice (Intesa Sp), senza euro passa dalla povertà alla miseria

"Probabile allungamento dei tempi di rimborso, ma su haircut non otterranno nulla" afferma il chief economist di Intesa SanPaolo, che indica il sentiero stretto che Tsipras e Varoufakis hanno davanti, tra le promesse fatte al popolo greco che li hanno portati al potere e la necessità di trovare un compromesso con l'Europa e con la Germania

(Infophoto) - INFOPHOTO
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06 febbraio 2015 | 17.39
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La Grecia non uscirà dall'euro, perché "non le conviene", dato che passerebbe "dalla povertà alla miseria". Quindi, l'esito più probabile delle negoziazioni in corso è una "dilazione dei termini di pagamento del debito", con un allungamento "anche importante, fino a 10-15 anni" e la concessione di più tempo ad Atene affinché faccia le riforme richieste. Ma l'Europa non accetterà alcun haircut (taglio) del debito, anche perché "c'è già stato, nel 2012". La leadership di Syriza, del resto, ha poche alternative, anche perché, se anche volesse perseverare nel suo "velleitario" programma elettorale, andrebbe a schiantarsi contro "il muro" dell'accesso ai mercati e dei pesanti interessi che gli investitori richiederebbero per prestare denari alla Repubblica Ellenica.

A indicare il sentiero stretto che Alexis Tsipras e il ministro-economista Yanis Varoufakis hanno davanti, tra le promesse fatte al popolo greco che li hanno portati al potere e la necessità di trovare un compromesso con l'Europa e con la Germania guidata dai conservatori della Cdu, è Gregorio De Felice, chief economist di Intesa SanPaolo.

"Non penso - spiega De Felice, in una pausa dei lavori del congresso Assiom-Forex a Milano - che la Grecia uscirà dall'euro: l'opinione della popolazione greca è contraria ad un'uscita dall'euro. I vantaggi di rimanere nell'euro sono superiori ai quei pochi vantaggi che ci sarebbero tornando alla dracma. Un ritorno alla dracma significherebbe dover bloccare i movimenti di capitale, dover nazionalizzare le banche greche e partirebbe una forte svalutazione della nuova valuta".

Impensabile che questa Europa conceda prestiti senza condizioni

Del resto, continua l'economista, "a che cosa servirebbe alla Grecia una svalutazione? Pagherebbero molto di più l'energia, il petrolio, il gas naturale, perché loro sono forti importatori e non hanno un sistema industriale come quello italiano, che invece avrebbe un vantaggio da una svalutazione. Vedo più svantaggi che altro".

In più, prosegue De Felice, "non dimentichiamo che la Grecia oggi si finanzia a tassi più bassi di quelli italiani e di quelli spagnoli. Ha avuto aiuti pari al 130%, contati male, del Pil; come se l'Italia avesse avuto aiuti per 2mila mld, una cifra incredibile. Perché uscire? Oggi c'è una partita a scacchi, una partita di poker, ma credo che tutto si risolverà in un allungamento dei tempi di ripagamento del debito greco".

Allungamento, continua De Felice, "che può essere anche significativo, di dieci o quindici anni. Verrà dato alla Grecia un po' più di tempo per fare le riforme, ma è impensabile che questa Europa dia prestiti senza condizioni. E' impossibile".

Ora irrigidimenti, ma si troverà punto di caduta tra posizioni diverse

Secondo De Felice la Germania, "alla fine, mollerà poche cose. Dilazionerà i termini del pagamento, ma assolutamente non accetterà nessun haircut del debito. C'è già stato. E' già stato tagliato il debito greco nel 2012: fare un altro haircut, oppure fare lo swap come ha proposto Yanis Varoufakis, richiede l'approvazione da parte dei Parlamenti di 18 Paesi. E al Parlamento tedesco la vedo molto difficile, ma anche tra i Paesi mediterranei: pensiamo al Parlamento spagnolo. Hanno le elezioni tra pochi mesi: se Mariano Rajoy fa passare il concetto che Alexis Tsipras stravince, mette la Spagna in mano a Pablo Iglesias Turriòn (il fondatore di Podemos, ndr)". Quindi, darla vinta a Tsipras "sarebbe contro il suo interesse politico".

Comunque, continua l'economista, "non voglio fare la figura del rigido, del tedesco che non sono. Sono sempre stato critico sui difetti di questa Europa, che punta troppo all'austerità e pochissimo alla crescita, che non scalda i cuori degli europei, che non dà una prospettiva di sviluppo e di crescita occupazionale. Però, detto questo, non si cambia in questo modo, non si cambia dicendo che non si vuole più parlare con la Troika, ma con il Fmi, la Bce e la Commissione Europea, che altro non sono che i tre elementi della Troika. La Troika ha sbagliato, certo, ha ammesso di aver sbagliato e di essere stata troppo severa con la Grecia".

"Si tratta - aggiunge De Felice - di trovare un punto di caduta tra le diverse posizioni e ora siamo in una fase di irrigidimento delle posizioni. Certo, da parte greca, aver detto subito, all'indomani delle elezioni, 'del programma non ce ne importa più niente, interrompiamo', non è il modo migliore per dialogare. Oltretutto, tra venti giorni avrebbero avuto degli aiuti finanziari che, a questo punto, non arriveranno".

La Troika ha sbagliato ma ora il rischio è peggiorare le cose

Certo, ammette De Felice, per Syriza rimangiarsi il proprio programma elettorale "sarebbe un suicidio politico. Ma dove va? Il programma era molto ambizioso, ma obiettivamente anche velleitario. Si scontra contro il muro dell'accesso ai mercati. Se oggi la Grecia, anziché pagare quello che paga su tutti questi soldi, dovesse andare sul mercato, avrebbe dei tassi superiori al 10% nella parte lunga e su quella breve ancora di più, perché la curva è invertita". Cosa che "è un segnale di massimo rischio".

La realtà è che questa, continua l'economista, "non è un'Europa pronta alla solidarietà o a cooperare più di tanto. Poi - evidenzia - in Grecia il livello di tassazione è inferiore a quello medio dell'area euro, il livello di evasione fiscale è altissimo, c'è corruzione politica. Questi temi vengono percepiti dall'Europa come problemi interni della Grecia. Non hanno tutti i torti". Adesso in Grecia "la situazione è drammatica, certo. Ma allora nel programma avrebbero dovuto mettere anche una concreta azione contro l'evasione fiscale oppure una patrimoniale per ridare la tredicesima a chi ha un reddito inferiore ai 700 euro".

Indubbiamente, prosegue De Felice, "la Troika è stata molto severa e ha portato il Paese alla povertà: ora il rischio è di far peggiorare le cose. La Grecia fuori dall'euro peggiora, passa dalla povertà alla miseria. Non può essere quella la soluzione. Si tratta di rivedere il programma, vedere quale può essere un sentiero di sostenibilità e ridiscuterlo. Ma sull'haircut sono convinto che non riusciranno a ottenere nulla. E oramai - conclude - non lo propongono neanche più, perché ora sono passati a parlare di swap. Già questo è un cambiamento rispetto alla campagna elettorale".

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