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Unicredit: Ghizzoni, Cariverona non si disimpegna/AdnKronos

18 aprile 2015 | 19.39
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Azionisti banca in gran movimento. Ma per avere una fotografia relativamente completa e aggiornata dell'azionariato bisognerà attendere l'assemblea del 13 maggio

 - Unicredit Leasing
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La Fondazione Cariverona, uno dei soci fondatori e tuttora uno dei principali azionisti di Unicredit, non dà segni di volersi disimpegnare dal capitale della banca, al di là della diversificazione del patrimonio imposta dalle leggi. Certo, "dispiace" che l'ente scaligero, storicamente protagonista nelle vicende dell'azionariato del gruppo di piazza Gae Aulenti, non siederà più nel consiglio di amministrazione, essendosi chiamato fuori dalla lista di maggioranza dei candidati a far parte del prossimo board.

E il socio Leonardo Del Vecchio, che è sceso tramite la lussemburghese Delfin dal 3% al 2% del capitale, resta un investitore "di lungo termine", al pari della Aabar Investments di Abu Dhabi, che ha annunciato il lancio di un bond convertibile in titoli Unicredit, della quale resta il primo azionista. Federico Ghizzoni, amministratore delegato del gruppo bancario, ospite stamani di un convegno organizzato dall'Ncd a Milano, circostanzia così le notizie delle ultime settimane sugli azionisti della banca, in grande movimento.

Non tutti i soci, tuttavia, passano all'incasso. A quanto risulta all'AdnKronos, l'International Stock Fund della Dodge & Cox, società di asset management con sede a San Francisco, presente nel libro soci fin dai tempi di Alessandro Profumo, resta titolare di un pacchetto consistente, pari all'1,91% del capitale ordinario (alla fine del 2014). Il fondo nel maggio 2013 era al 2,1%, ma da allora si era inabissato, ottenendo l'esenzione dagli obblighi comunicativi dalla Consob. Resta dunque un azionista importante, appena sotto il 2%. Per avere una fotografia relativamente completa e aggiornata dell'azionariato bisognerà attendere l'assemblea del 13 maggio. (segue)

Legame con Verona per noi resta, dispiace non siano più in cda

La lista di maggioranza, che conferma gli attuali vertici (il presidente Giuseppe Vita e l'ad) non vede, quindi, la partecipazione di Cariverona. Quella di non aderire, spiega Ghizzoni, "è stata una decisione presa dalla Fondazione. Per certi aspetti mi dispiace, perché è una presenza storica nel consiglio di Unicredit, comunque rispetto la loro decisione". Malgrado l'ente scaligero sia da tempo attratto dal Banco Popolare, l'ad non vede fughe all'orizzonte: "Non abbiamo nessun sentore che si disimpegneranno: chiaramente hanno da affrontare il tema della concentrazione del capitale, ma quello non ha nulla a che fare con Unicredit".

In ogni caso, continua il manager, "andiamo avanti e, per quanto ci riguarda, il legame con la Fondazione e la città di Verona rimane per noi chiave (non più in là di cinque mesi fa la banca ha annunciato il cofinanziamento dei restauri dell'Arena di Verona, passo salutato dal sindaco Flavio Tosi come una "grande prova di mecenatismo", ndr) perché fa parte anche delle radici di Unicredit. Quindi, non cambia nulla nel rapporto ordinario e strategico con la Fondazione. Devo dire che personalmente mi dispiace che non siano in consiglio, ma rispetto la loro scelta".

E' quindi possibile, essendo svanita dal cda la Fondazione veronese che storicamente esprimeva il vicepresidente vicario (oggi Candido Fois, prima Luigi Castelletti), che i vicepresidenti, attualmente quattro, scendano a tre o a due. Ma Ghizzoni frena: "Questi discorsi di vicepresidenza, che ci crediate o meno, non sono stati affrontati. La prossima settimana (martedì 21 aprile, ndr) abbiamo il consiglio che recepisce formalmente le liste e poi credo che da lì in poi si parlerà di tutto il resto, incluse le vicepresidenze". (segue)

Ottimista su Pioneer-Santander, spero a breve comunicazioni

Riguardo all'azionista Leonardo Del Vecchio, che ha limato la quota di un terzo e che ha preferito non entrare in cda per tenersi le mani libere, "Delfin - ricorda Ghizzoni - ha spiegato che la scelta di ridurre è dovuta ad una scelta di ottimizzazione del portafoglio. Hanno sicuramente incassato parte della plusvalenza che il titolo ha generato. Anche in questo caso però penso che l'investimento sia di lungo termine, quindi rimarranno azionisti".

Stesso discorso per l'emiratina Aabar, malgrado il bond convertibile: "Hanno specificato - osserva il manager - che l'operazione è di funding, un'operazione che li vede comunque azionisti di lungo termine. Avranno comunque due presenze in consiglio: saranno gli unici azionisti ad averne due e questo conferma che il loro investimento è strategico e di lungo periodo".

In ogni caso, la settimana prossima potrebbe vedere delle novità anche sul fronte dell'integrazione programmata tra Santander Asset Management e Pioneer, il polo di gestione del gruppo bancario italiano: "Sono positivo e ottimista - afferma Ghizzoni - non siamo ancora lì (alla firma dei contratti, ndr), ma ci stiamo avvicinando e spero a breve che ci sia qualche comunicazione positiva".

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