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Carnevale: gli artigiani, frappe industriali conquistano quote mercato

27 gennaio 2015 | 13.50
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Minichiello (Api): "La gente non compra al limite preferisce acquistare prodotti 'fatti in serie'".

Carnevale: gli artigiani, frappe industriali conquistano quote mercato

"Altro che guadagni carnevaleschi, le frappe artigianali anche quest'anno vengono scalzate da quelle industriali. La verità è che il prodotto artigianale, in generale, sta perdendo quote di mercato ed è sempre di più sostituito da quelli industriali". Così Basilio Minichiello, presidente dell'Associazione italiana panettieri panificatori pasticcieri e artigiani (Api), con Labitalia, fa il punto dell'andamento del settore. "Siamo a Carnevale -ammette- però il profumo artigianale delle frappe non è ancora entrato nelle case degli italiani".

"Eppure, non sono pochi -fa notare- gli operatori che hanno deciso di metterlo sui banchi addirittura a ridosso del Capodanno. Tutto inutile: la gente non compra; al limite, se lo fa, preferisce dirottare le proprie scelte verso i prodotti industriali che magari costano meno".

"Gli artigiani -spiega- ne hanno così anticipato, rispetto agli altri anni, la produzione per crearsi un'ulteriore alternativa al magro reddito di questi mesi. Il Carnevale, in genere, è un periodo in cui oltre alle maschere le persone acquistano prodotti dolciari, dalle castagnole appunto alle frappe".

"Quest'anno -sottolinea il presidente Minichiello- temo che le vendite andranno male, come è successo a Natale. Del resto, è dal luglio 2007 che siamo in crisi, anno in cui hanno liberalizzato le licenze di panificazione. In questo modo, nel mercato sono entrati diversi operatori, o meglio competitor industriali, togliendo così margini di guadagno ai piccoli artigiani".

"L'artigianato -avverte il numero uno dell'Api- rispetta le tradizioni tipicamente locali. Quando parliamo di frappe, infatti, ci riferiamo alle bugie genovesi, agli struffoli toscani, ai fiocchetti di Rimini, ai grostoli di Trento o ai rosoni emiliani".

"Ogni frappa rispetta -osserva- il luogo da dove proviene e ne riproduce, a livello artigianale, il sapore. Un sapore che non merita di essere cancellato dai prodotti industriali".

Un altro aspetto da non sottovalutare, secondo Basilio Minichiello, è che "gli addetti sono sempre più stranieri, per la continua mancanza di giovani leve, con la conseguenza che la classe produttiva sta invecchiando".

"Grazie al progetto 'Garanzia Giovani' -dice- in diverse regioni siamo però riusciti a collocare i ragazzi nel settore della pasticceria. Stiamo parlando di tirocini finanziati dalle Regioni, uno strumento che però risulta ancora complesso e, quindi, in grado di coinvolgere poche unità di ragazzi".

"Un vero peccato, perché -rimarca- il settore è in grado di assorbire le giovani generazioni e, per questo, come associazione, promuoviamo corsi di formazione di pasticceria e panetteria. Imparare a rispettare le ricette originali delle frappe, ad esempio, può costituire un valido incentivo ad acquistare il prodotto artigianale, a scapito di quello che esce dalla catena di montaggio".

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