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Jobs Act: consulenti lavoro, riforma contratti 'tagliando' legge Biagi

22 aprile 2015 | 14.24
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Audizione al Senato e alla Camera con le osservazioni della categoria sulla bozza di decreto legislativo in attuazione della delega sul Jobs Act.

Jobs Act: consulenti lavoro, riforma contratti 'tagliando' legge Biagi

"Un tagliando per la legge Biagi. Così può essere sintetizzato il contenuto della riforma delle tipologie contrattuali, con l'aggiunta del contratto a tempo determinato e la novità della riforma dell'articolo 2103 del Codice civile sulla variazione delle mansioni". A dirlo il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro oggi, durante l’audizione al Senato sulla bozza di decreto legislativo sulle tipologie contrattuali e la riconciliazione dei tempi di lavoro, in attuazione della delega sul Jobs Act.

Dall'analisi dei consulenti del lavoro "emerge una sostanziale tenuta dello schema previsto nella predetta legge Biagi". "Viene abrogato, infatti, solo il contratto ripartito, mentre tutte le altre tipologie contrattuali - si spiega - vengono confermate. Nessuna clamorosa novità, pertanto, si registra dalla lettura del testo, ma solo una riscrittura dei testi con alcune modifiche e aggiustamenti che non comportano stravolgimenti particolari".

"Nel contratto part-time -spiega- risulta interessante la possibilità ora concessa alle parti di inserire le clausole flessibili e il lavoro supplementare, in assenza di regolamentazione contrattuale. Sparisce poi la norma che permetteva alla stessa contrattazione di porre clausole sulla modalità di determinazione delle prestazioni (esempio limiti orario settimanale)".

"Nel contratto intermittente -continua il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro- manca il regime transitorio, per cui c'è il rischio che, dalla data di entrata in vigore della nuova legge, il decreto ministeriale che attualmente contiene le casistiche che permettono l'attivazione di questa particolare tipologia contrattuale non sia più operativo".

"Sul contratto a termine -avverte- si è persa l'occasione per eliminare o elevare la percentuale del 20%, come limite massimo di contratti a termine stipulabili. Con la dichiarata intenzione di rendere il contratto a tempo indeterminato la forma più vantaggiosa, non ha più senso tenere imbrigliato il contratto a tempo determinato e rendere la vita impossibile a quelle attività genuinamente ancorate alle commesse a termine".

"Flessibilità in entrata e flessibilità in uscita con le tutele crescenti -precisa- sono adesso, quindi, pienamente confermati. Manca a questo punto il terzo pezzo, quello delle politiche attive che ad oggi risulta solo abbozzato sulla carta".

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