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Lavoro: Poletti, regole non lo creano ma rendono scelta più facile

25 giugno 2015 | 17.33
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Video messaggio del ministro al 'Festival del lavoro'

Lavoro: Poletti, regole non lo creano ma rendono scelta più facile

"Non sono le regole che creano lavoro, ma sono un elemento di contesto essenziale per promuovere e rendere più facile la scelta, ad esempio da parte delle imprese che hanno bisogno di avere maggiore certezza". A dirlo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un video messaggio, inviato al 'Festival del lavoro', organizzato dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, in corso a Palermo fino a sabato 27 giugno.

"E’ questo è uno dei tratti del lavoro -spiega- che abbiamo svolto in questi mesi: cercare di fare in modo che la produzione normativa metta in campo tutti i soggetti (il lavoratore, l’impresa e chi opera come voi in questo contesto) di fronte a un quadro di certezze, definito nel migliore dei modi possibili. Non possono essere evitate in assoluto interpretazioni o diverse valutazioni di merito rispetto alle norme, ma un conto è avere un potenziale di contenzioso molto alto, un conto è avere una definizione normativa più certa e avere davanti gli strumenti di conciliazione che evitino il ricorso quasi obbligato alla magistratura per dirimere i problemi che abbiamo davanti".

"Oggi siamo di fronte -fa notare- a un quadro nuovo; naturalmente siamo consapevoli che essere intervenuti in maniera così consistente su tutta la materia del diritto del lavoro può proporci nel tempo la possibilità di riconsiderare alcune scelte e tornare su alcuni argomenti, ma credo che questa scelta possa essere considerata fondamentalmente in termini definiti a partire da un obiettivo, quello di portare la regolazione del lavoro del nostro paese in linea con la regolazione e la gestione europea".

"L’Italia, da questo punto di vista, aveva delle diversità molto forti, non solo -continua- sul tema della tipologia contrattuale, ma se pensiamo al tema degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive ci rendiamo conto di come questa realtà italiana non abbia colto tutte le opportunità che l’evoluzione delle normativa ha realizzato nella dimensione europea".

"Questo è stato -chiarisce il ministro- il nostro punto di riferimento, sapendo che la nostra economia compete nella dimensione globale e si misura con la scelta che gli investitori devono fare tra paesi. Quindi, portare l’Italia in una dimensione di potenziale capacità competitiva nei confronti di altre aree europee per gli investimenti degli imprenditori da un lato e dall’altro cercando di definire in maniera chiara l’altro problema del nostro Paese, cioè mettere gli investitori nella condizione di prevedere con un sufficiente grado di approssimazione quale sarà l’effetto delle proprie scelte, in quale contesto la propria scelta di investimento andrà a posizionarsi".

"Oggi credo -continua- possiamo definirci soddisfatti del lavoro fatto: in effetti, in pochi mesi è stata approvata la legge delega, prima ancora il decreto sui contratti a tempo determinato e nell’arco di sei mesi abbiamo visto approvati 4 decreti su 8 di attuazione della delega e altri 4 sono al Parlamento. In 6 mesi abbiamo dato attuazione completa alla delega che il Parlamento ci aveva affidato. Io considero che anche questo sia un elemento di grande positività perché dimostra che anche nel nostro Paese si possono fare le cose. E’ una legislazione delicata, va affrontata con molta attenzione e cura, ma questo non ci ha impedito di farlo in 6 mesi. Quindi da questo punto di vista bisogna essere soddisfatti per questo esito".

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