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Ambiente: Calabria maglia nera per cementificazione delle coste/Focus

Ecomostro a Falerna
Ecomostro a Falerna
19 agosto 2015 | 15.59
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Con il 65% dei suoi paesaggi costieri per sempre stravolti dal cemento, il record negativo tra le regioni d'Italia spetta alla Calabria. E' quanto emerge dal rapporto di Legambiente 'Salviamo le coste italiane'.

Nella punta dello Stivale infatti i dati raccolti da Legambiente sono impressionanti: su un totale di 798 chilometri di meravigliosi paesaggi, meno di un quarto sono rimasti intatti. Ben 523 chilometri sono stati trasformati (in peggio) da interventi edilizi, anche illegali. E in poco più di 20 anni (1988-2011) 11 km di costa sono stati consumati per realizzare seconde case e centri turistici. La più tartassata è stata la costa tirrenica dove gli edifici hanno cancellato importanti aree agricole, intaccato paesaggi montuosi di rara bellezza, avvicinato i centri esistenti, densificato e cementificato in maniera irresponsabile un patrimonio naturale inestimabile.

Seconde a pari merito Abruzzo, Lazio e Liguria. Terzo il Veneto

Sul poco onorevole podio si piazzano poi seconde a pari merito Abruzzo, Lazio e Liguria. In queste tre regioni il 63% del territorio affacciato sul mare ha cambiato volto a causa degli interventi umani. L'Abruzzo rappresenta dal punto di vista del consumo di suolo un caso emblematico, perché negli ultimi decenni è stata creata una vera e propria barriera tra il mare e l’entroterra con decine di appartamenti (invenduti) e palazzi realizzati praticamente sulla spiaggia, come nei casi di Montesilvano, Silvi, Francavilla al Mare, Torino di Sangro e Vasto.

Nel Lazio spiccano le criticità di tratti come il Lido di Ostia, le spiagge di Fiumicino, Santa Marinella e Scaglia, in cui non solo si è consumato suolo a scopo residenziale quasi esclusivamente per seconde case e servizi correlati, ma è stata occupata la spiaggia con attrezzature turistiche imponenti. Non meno grave la situazione della Liguria, dove su un totale di 345 km di costa ne sono scomparsi 218. Negli ultimi vent'anni sono stati sfregiati 4mila metri di paesaggi costieri naturali in gran parte a favore di nuove seconde case, ville e palazzi, per l’espansione di alcuni agglomerati che si susseguono lungo la costa e per attività turistiche e portuali.

Al terzo posto della classifica del disonore, il Veneto col 36% di coste mangiate dal cemento. Qui la cementificazione da dove però un peso rilevante nel limitare l’espansione del cemento lo ha avuto la morfologia costiera, con la laguna veneta e il delta del Po.

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