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Coniugi uccisi in pizzeria a Brescia, i killer hanno confessato

17 agosto 2015 | 08.15
LETTURA: 4 minuti

La squadra mobile ha arrestato un indiano e un pakistano

Uno dei killer della coppia entra nel locale delle vittime (foto Polizia di Stato)
Uno dei killer della coppia entra nel locale delle vittime (foto Polizia di Stato)

Hanno confessato i due uomini, un indiano e un pakistano, arrestati domenica pomeriggio dalla squadra mobile di Brescia per l'omicidio dei coniugi Seramondi, titolari di una pizzeria-pasticceria in città. I due presunti assassini sono stati individuati dagli investigatori nel bergamasco, dove risiedono, pur gestendo attività simili a quella di 'Frank' a Brescia. E sarebbero proprio la 'rivalità' commerciale e una concorrenza sgradita il possibile movente dell'agguato.

I due sono stati interrogati a lungo dal pm titolare del caso, Valeria Bolici, e hanno reso una "piena confessione", ha detto il procuratore della Repubblica di Brescia, Tommaso Buonanno, in conferenza stampa.

Gli investigatori hanno ritrovato il fucile a canne mozze usato per l'agguato e anche il motorino "che gli autori del delitto si apprestavano a distruggere per rendere irriconoscibile il mezzo". Le indagini proseguiranno "per approfondire tutti gli altri aspetti".

L'autore materiale del duplice omicidio è l'uomo di origine pakistana, titolare di un esercizio concorrente poco distante a quello delle vittime, mentre l'indiano è stato suo complice nell'esecuzione. Secondo quanto emerso dalla conferenza stampa a Brescia, il pakistano, subito dopo i fatti, è tornato alla pizzeria e si è "lamentato" con la stampa arrivata sul luogo del delitto dicendo che lì "c'era degrado e mancava la polizia". A carico di entrambi il reato di omicidio premeditato.

Per arrivare ai due killer è stata necessaria l'acquisizione di tabulati telefonici, la comparazione di impronte digitali e numerosi appostamenti sul territorio. Di questo omicidio, tuttavia, si è conclusa "la prima fase", ha sottolineato Buonanno.

"Non mi accontento minimamente dei moventi indicati, saranno vagliati, ma direi che la fase più difficile sarà quella di approfondire questa area buia che continua a persistere nonostante l'innegabile successo delle investigazioni qui portate avanti", ha aggiunto Pier Luigi Dall'Osso, procuratore generale della Repubblica a Brescia. Piccoli gruppi criminali, insomma, che "stanno mutuando comportamenti da consorterie di stampo mafioso", ha precisato, un dato "che noi vogliamo sviluppare".

La domanda che si pone il procuratore è: "Possono rapporti di concorrenza in esercizi pubblici, di rivalità commerciale, essere correlati a un'esecuzione premeditata e preceduta da un tentato omicidio?".

Gli assassini, subito dopo il fatto, nella via di fuga si sono disfatti di tutto, dalle scarpe al fodero del fucile. I vestiti, in particolare, sono stati gettati in un cassonetto, i caschi distrutti e buttati in un fiumiciattolo.

Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, ha ringraziato, insieme a tutta l'amministrazione comunale, il questore, le forze dell'ordine e l'autorità giudiziaria per aver risolto "in tempi brevi" il caso del "terribile duplice omicidio" dei coniugi Seramondi.

Intanto, entra nel vivo la polemica politica sui due arrestati. "Presi i presunti assassini dei coniugi di Brescia. Sono due asiatici. A casa loro li avrebbero messi al muro", ha scritto su Twitter Roberto Maroni, mentre il senatore Maurizio Gasparri ha twittato: "Due asiatici? No comment..".

"Hanno ragione i magistrati inquirenti e gli uomini delle forze dell'ordine a chiedere rinforzi per contrastare la criminalità - ha commentato l'assessore regionale lombardo Viviana Beccalossi - Ha ragione il presidente Maroni, che ieri provocatoriamente si chiedeva cosa accadrebbe ai due assassini di Brescia nei loro Paesi d'origine. Ma, soprattutto, hanno ragione i cittadini a chiedere certezza della pena. Questi due criminali devono marcire per il resto della loro vita in carcere".

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