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Israele, Ovadia: "Attacco Hamas è risultato oppressione palestinesi"

18 novembre 2023 | 18.54
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Lo scrittore ebreo: "Anche se ammazzare civili indifesi non è mai giustificabile"

Moni Ovadia (Fotogramma)
Moni Ovadia (Fotogramma)

"L'antisemitismo è una latenza cretina, che esiste, ma diventa un problema vero, quando ottiene spazio politico. Oggi non è così". Lo dice all'Adnkronos lo scrittore ebreo Moni Ovadia, che questo pomeriggio a Milano ha partecipato alla manifestazione organizzata da Democrazia sovrana e popolare 'Ora la Pace - Palestina Libera'.

"Per me che sono ebreo - dice Ovadia - è stata fatta una cosa terrificante: la strumentalizzazione dell'Olocausto per giustificare l'oppressione del popolo palestinese. Questi miserabili hanno scaricato sul popolo palestinese lo sterminio di 6 milioni di ebrei, rom, sinti e gli altri. Uno sterminio che è avvenuto in Europa, non nei Paesi arabi. Se senti il peso di quella responsabilità e decidi di scaricarlo sui palestinesi, dicendo che 'tanto sono un popolo di serie c', allora sei un colonialista schifoso, un verme. Io lo trovo ripugnante".

Pur essendo l'attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele "una cosa terrificante ed efferata", secondo lo scrittore non va però paragonato all'Olocausto, dal momento che - anche se "ammazzare civili indifesi non è mai giustificabile" - si è trattato del "risultato di un'oppressione ultra-cinquantennale". E se "le violenze terribili di Hamas noi le abbiamo viste, quelle perpetrate sul popolo palestinese nei nostri telegiornali non si vedono mai, perché noi facciamo due pesi e due misure".

In Occidente, però, dal 7 ottobre si assiste a un ritorno dell'antisemitismo. "Queste manifestazioni vanno monitorate ed eventualmente sanzionate, ma stiamo attenti a chi le strumentalizza per tornare a sminuire ciò che il popolo palestinese subisce", avverte Moni Ovadia, invitando a distinguere tra "quattro stelle di David su dei muri e l'antisemitismo che diventa veramente pericoloso e può provocare catastrofi", cioè quello che "ottiene spazio pubblico e diventa programma di governo, com'è stato nella Germania nazista. Oggi non parliamo di questo".

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