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Lavoro minorile in Italia, Unicef: "74 morti per infortuni in 5 anni"

12 giugno 2023 | 10.07
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I dati nel rapporto presentato in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

Tra il 2017 e il 2021 sono stati sette gli infortuni con esito mortale per i minorenni sotto i 14 anni e 67 per la fascia di età 15-19 anni. Sebbene il numero di denunce di infortunio sia stato maggiore nella fascia di età sotto i 14 anni, gli infortuni con esito mortale sono fortemente sbilanciati verso la fascia di età 15-19 anni. E' quanto emerge dal Primo rapporto statistico 'Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro' presentato da Unicef Italia in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile.

Il rapporto esamina i dati sul lavoro minorile e gli infortuni da lavoro in Italia nel quinquennio 2017-2021, distribuiti per età, regione e genere ed è stato realizzato sulla base di dati elaborati a partire da report e database presenti su portali nazionali dell’Inail e dell’Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (Inps).

La Regione Veneto rappresenta la prima Regione per infortuni con esito mortale. Abruzzo, Basilicata, Sardegna, la Provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta non registrano nessun infortunio con esito mortale nel quinquennio preso in esame.

Nel 2022 sono 69.601 i lavoratori minorenni 15-17 anni, in aumento rispetto ai 51.845 del 2021 e ai 35.505 del 2020; la posizione di “dipendente” raccoglie la maggiore percentuale di lavoratori, seguita da “operai agricoli” e “voucher”; se invece osserviamo la fascia di età entro i 19 anni nel 2021 i lavoratori erano 310.258, in aumento rispetto ai 243.856 del 2020.

Nel periodo compreso tra il 2017 e il 2021 le denunce di infortunio di minorenni sotto i 19 anni presentate all’Inail a livello nazionale ammontano a 352.140 di cui: 223.262 per i minorenni fino a 14 anni (erano 31.857 nel 2021 e 18.534 nel 2020) e 128.878 nella fascia di età 15-19 anni (erano 18.923 nel 2021 e 11.707 nel 2020).

Le cinque regioni con il maggior numero di ragazzi fino a 19 anni occupati complessivamente nell’arco del quinquennio 2017-2021 preso in esame sono rispettivamente: Lombardia (240.252), Veneto (155.987), Emilia Romagna (134.694), Lazio (119.256) e Puglia (108.867).

Dei 310.287 minorenni fino a 19 anni coinvolti nel lavoro nel 2021, 193.138 sono maschi e 117.149 sono femmine - in aumento rispetto ai 154.194 maschi e le 89.674 femmine nel 2020. Il maggiore impiego di lavoratori di sesso maschile entro i 19 anni rispetto a lavoratrici di sesso femminile mostra la tendenza delle donne a essere più istruite degli uomini.

Le regioni con le percentuali più elevate di denunce totali di infortunio nel quinquennio (2017-2021) dei lavoratori sotto i 19 anni sono: Lombardia (76.942), Emilia Romagna (40.000), Veneto (39.810) e Piemonte (31.997) che da sole ricoprono più del 50% delle denunce di infortunio nazionali.

MATTARELLA

"Il futuro dell’umanità è legato alla capacità di proteggere i bambini. La protezione sociale di cui dovrebbero godere - diritto alla salute e all'istruzione - indipendentemente dal luogo in cui si è nati, è ben lungi dall’essere una realtà. In tutto il mondo, a milioni di bambini viene negato l’avvenire. Inseriti nei processi produttivi dell’economia globalizzata, prime vittime delle guerre e dei disastri naturali, viene loro sottratta l’infanzia e vengono costretti a lavorare in tenera età. Schiavi invisibili - come denuncia l’Organizzazione Internazionale del Lavoro - di una spirale inammissibile di violenza e abusi". Lo dichiara il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

"Anche in Italia i numeri sul lavoro minorile fanno riflettere - continua il capo dello Stato - sono espressione del disagio sociale presente in troppe aree del Paese e trovano connessione anche con manifestazioni della criminalità organizzata. È necessaria una presa di coscienza della pericolosità dell’ingresso in età precoce nel mondo del lavoro di bambini e ragazzi che, senza alcuna tutela, vedono compromettere irrimediabilmente il proprio futuro e del danno che questo reca all’intera società. È una responsabilità per fronteggiare la quale sono necessari l’impegno dei governi, delle imprese, della società civile e l’adozione, a livello internazionale, di comportamenti eticamente condivisi anche da parte dei consumatori. La realizzazione delle ambizioni delle bambine e dei bambini deve essere una delle preoccupazioni primarie".

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