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Moglie a pranzo dalla sorella, il sindaco di Lucera si scusa

07 aprile 2020 | 13.28
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Antonio Tutolo: "Trascuro la famiglia. Colpa mia, chiedo scusa anche a loro"

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"Mia moglie ad ora di pranzo si è messa in macchina ed è andata a pranzo dalla sorella. Ha sbagliato e me ne sono fatto carico io chiedendo scusa a tutti. Anche a mia moglie e mio figlio. A loro le dovevo perché per anni li ho trascurati per quello che facevo". Un lungo sfogo su Facebook per chiedere scusa a cittadini e familiari per un errore commesso dalla consorte. Questo quanto fatto da Antonio Tutolo, sindaco di Lucera finito nella bufera per la violazione delle norme restrittive.

"Ho chiesto scusa pubblicamente perché sentivo di doverlo fare. Ma per una corretta rappresentazione - puntualizza il sindaco dopo le polemiche - voglio ricordare a tutti che il sottoscritto era in comune a digiunare. Non ero a nessun pranzo". Tutolo sottolinea di essere stato al "terzo giorno che digiunavo e non dormivo a casa. Ero stanco, stressato, preoccupato, forse anche poco lucido. Questo rappresento giusto per correttezza di informazione. Quotidianamente per dare il meglio, in questo periodo ancor di più, incontro decine, centinaia di persone mettendo a rischio la mia incolumità. Volontari, donatori, gente comune disperata. Non mi sottraggo - scrive ancora -, non sono un imbecille, ho paura anche io ma non posso permettermi di eclissarmi".

E così, continua il primo cittadino, "ho lasciato a casa moglie e figlio perché ho ravvisato che la mia comunità aveva bisogno, a mio avviso, di un impegno straordinario". E ancora: "Ho lasciato la mia famiglia per difendere al meglio i miei cittadini, l'ho fatto tante volte in questi anni. Forse troppe volte! Probabilmente ho mancato al dovere di essere, anche, vicino alla mia famiglia in questo momento ognuno di noi vive con angoscia. Non ho mancato di certo al mio dovere di essere vicino alla mia Comunità". Tutolo non vuole "applausi, medaglie, né privilegi. Io vivo di rinunce per la mia gente. La mia famiglia - aggiunge -, A CAUSA MIA, vive non di benefici dal punto di vista affettivo, ma di rinunce. Dico questo non perché voglio deroghe o permessi speciali ma per ricordare chi sono io e cosa faccio ogni sacrosanto giorno che mi alzo".

Poi la conclusione: "Se qualcuno ritiene di poter accettare le mie scuse ne sono felice, continuerò a lavorare a mille per difenderli. Se invece mi si vuol crocifiggere sono qui. Non biasimo nessuno".

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