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Ristorante Riina a Parigi, l'altolà del sindaco di Corleone'

09 gennaio 2019 | 18.07
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Foto dalla pagina Fb del ristorante di Lucia Riina
Foto dalla pagina Fb del ristorante di Lucia Riina

Una diffida a usare lo stemma di Corleone. A predisporla in queste ore è l'Amministrazione comunale del grosso centro del Palermitano dopo la notizia dell'apertura a Parigi del ristorante di Lucia Riina, ultimogenita del capo dei capi. In Rue Daru il locale dalla facciata in legno, con grandi vetrate e lo stemma di Corleone nell'insegna, un leone rampante che stringe un cuore, propone piatti tipici della cucina italiana e siciliana. "In base allo Statuto e al regolamento comunale - spiega all'Adnkronos il sindaco Nicolò Nicolosi - lo stemma della città può essere usato esclusivamente per finalità istituzionale e solo dopo l'autorizzazione da parte delle Autorità comunali che, ovviamente, in questo caso non c'è stata".

Per il neo primo cittadino, eletto lo scorso novembre dopo due anni di commissariamento del Comune sciolto per mafia, "associare il nome di Corleone alla famiglia del capo dei capi è devastante". Ecco perché Nicolosi ha firmato una lettera, approvata dall'intera Giunta e dai capigruppo di maggioranza e opposizione al Consiglio comunale, e indirizzata al premier Giuseppe Conte, al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, al capo del Viminale Matteo Salvini e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giancarlo Giorgetti. "Chiediamo al Governo - spiega il sindaco - di aiutarci a neutralizzare questa iniziativa, sostenendoci nella nostra azione davanti alle autorità francesi per impedire che nell'insegna di un ristorante possa esserci la commistione tra il nome di Corleone e la famiglia Riina". Per Nicolosi, infatti, quello veicolato da Lucia Riina è "un messaggio pericoloso: pare che la famiglia del padrino corleonese voglia dire che Corleone è ancora 'Cosa loro', invece la città da anni lotta per affrancarsi da questo marchio infame che l'ha devastata".

"Nel farmi interprete dei sentimenti della stragrande maggioranza dei corleonesi - si legge nella lettera - le chiedo di intervenire per via diplomatica e di mettermi nelle condizioni di contattare le autorità parigine attraverso l'ambasciata italiana a Parigi perché possa essere impedito che il nome di Corleone venga ancora una volta accostato a storie di mafia". Nella missiva il sindaco ricorda come in tutto il mondo ci siano locali con il nome di Corleone aperti da corleonesi espatriati, ma "nessuno aveva mostrato tanta sfrontatezza e arroganza come la figlia dello stragista Riina da proporre in accoppiata Corleone e Riina come se il Comune fosse 'Cosa loro'. Per fortuna non è più così e non sarà più così nel futuro, perché è nato e si sta affermando ogni giorno di più un contesto sociale, politico e religioso proiettato con forza e coraggio a costruire la Corleone della legalità, della cultura e del lavoro". Da qui la richiesta al premier Conte di "raccogliere questa nostra richiesta, dimostrando che lo Stato sostiene in tutte le forme il desiderio dei corleonesi e dei siciliani di affrancarsi dalla mafia per vivere in una società libera e progredita".

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